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Etichettatura dell’ortofrutta

L’applicazione del decreto legislativo relativo all’etichettatura di ortaggi e frutta a San Bartolomeo.br>
Basta un’occhiatina per gli alimentari del paese o una passeggiata al mercato domenicale per rendersi conto che l’etichettatura dei prodotti dell’orto e del frutteto è stata presa con tantissima superficialità e distrazione.
Il decreto legislativo 306/2002 è entrato in vigore, ma come al solito siamo in presenza di carenza di informazioni sia per i commercianti che per i consumatori.
Speriamo che le nuove etichette diventino una realtà nei nostri mercati e non si trasformino nell’ennesimo ‘bluff’ a danno dei consumatori. È importante conoscere quello che mangiamo e in particolare sapere da dove viene. Siamo stanchi di mangiare ‘cose a caso’, non sapendo la qualità di quello che mangiamo e non sapendo chi li ha prodotti.
Sarebbe bello poter conoscere dettagliatamente le informazioni sul prodotto che è in vendita, in modo da poterci orientare nell’acquisto e poter così mangiare cose di stagione, cose che respirano la nostra stessa aria e bevano la nostra stessa acqua.
L’obbligo dell’etichettatura consiste nell’esporre su tutti i prodotti dell’ortofrutta un’etichetta riportante la denominazione e varietà del prodotto (es.: mela, pera, radicchio, ecc.), l’origine (indicazione dello Stato d’origine; per i prodotti italiani si può indicare inoltre la zona di produzione), la categoria (extra, 1° qualità, 2° qualità).
Tale obbligo si intende assolto quando il prodotto viene venduto nell’imballaggio originale riportante sulla confezione/cassetta il luogo di produzione, la denominazione del prodotto, la categoria, la calibratura. Ove queste indicazioni mancassero dalla confezione, il dettagliante è tenuto a indicare, su apposite etichette/lavagnette, le indicazioni riportate.
Circa le sanzioni per la mancata esposizione dell’etichettatura dell’ortofrutta si fa riferimento al decreto legislativo 306/2002 e alla contemporanea entrata a regime della banca-dati degli operatori dell’ortofrutta.
Commercializzazione senza iscrizione al registro, da 260 a 1.550 euro.
Utilizzo non autorizzato di etichette di esenzione, da 1.100 a 6.200 euro.
Impedimento delle funzioni di controllo, da 1.100 a 6.200 euro.
Omissione di informazioni o comunicazioni, da 260 a 1.550 euro.
Violazione delle norme di qualità, da 550 a 15.500 euro.
Violazione delle disposizioni in materia di controlli, da 5.000 a 50.000 euro.
Quindi l’unica cosa che ci possiamo augurare è che l’ortofrutta effettivamente cominci a parlare chiaro, questo nell’interesse sia del consumatore che del produttore.

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