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giovedì, 28 Marzo 2024

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I Cassitto nel meridione d’Italia

Dionisio Cassitto nato a Bonito (AV) il 27 Agosto 1876, unico figlio maschio di Federico, compi’ gli studi classici a Benevento e quelli universitari a Napoli, infine si ritirò a consumare gli ultimi anni della propria vita a San Bartolomeo in Galdo, paese della madre Carmela figlia dei baroni Martini ove: “ di temperamento nobilmente dignitoso, condusse una signorile vita (…) ma dopo alcuni anni di vedovanza della tanto buona e adorata compagna (morta nel 1929), nel 1945 è deceduto in Napoli ove si era recato per curarsi del male che l’aveva colpito”. Egli aveva preso in moglie Antonietta Lembo  della nobile omonima famiglia di Baselice. Dionisio non ebbe prole, e con lui perciò si estinse, a San Bartolomeo in Galdo, la linea diretta maschile del casato dei Cassitto.

Ma andiamo per gradi. La storia documentata dei Cassitto in Italia inizia da un atto redatto dal notaio Valerio Mandina di Ravello, datato 7 agosto 1580, che contiene la dettagliata accettazione da parte delle famiglie componenti il Patriziato della città di Ravello  del magnifico Orazio Cassitto nel sodalizio araldico. Nell’atto si leggono le motivazioni dell’inserimento del Cassitto nel consesso della nobiltà ravellese: “della città di Napoli, et suoi figli legittimi et naturali et suoi legittimi discendenti in perpetuo, stante che esso Magnifico sig. Orazio ne è meritevole, per le sue buone qualità et meriti et anco perché discendente et nipote del fu Federico Cassitto dicto de Ottenburgo che fu milite et familiare della fu serenissima Beatrice d’Aragona, siccome con pubbliche carte et scripture oggi have dimostrato”.

*Ravello fu fondata nel V secolo come luogo di rifugio dalle scorrerie dei barbari che segnarono la caduta dell’Impero romano d’Occidente, ma per leggenda vi immigrarono dei patrizi amalfitani in seguito a uno scontro tra più fazioni della classe alta amalfitana, che sfociò quasi in una guerra civile. Nel 1137, dovette soccombere agli attacchi portati dai Pisani ad Amalfi, fu saccheggiata e distrutta. A seguito delle devastazioni iniziò il suo declino economico e demografico: a partire dal XIV secolo molti dei suoi abitanti si trasferirono a Napoli e dintorni anche se nel 1400 i patrizi ravellesi erano ancora molto attivi.

 Dunque si evince l’appartenenza di Federico – col rango di milite e familiare –  alla corte di Beatriced’Aragona che, figlia del re di Napoli Ferrante e divenuta regina d’Ungheria, per aver sposato Mattia Corvino, rimasta vedova, cercò invano di mantenere il trono fin quando, fallito il tentativo, nel 1501 ritornò a Napoli seguita tra gli altri anche dal Cassitto che restò fra i suoi cortigiani finchè ella mori nel 1508. La dicitura “dicto de Octenburgo” che accompagnava il nome di Federico Cassitto fa pensare a Ortenburg in Carinzia (Austria); a cinque chilometri di distanza dalla cittadina di Spittal, su di una rupe immersa nel verde dei boschi, è possibile rinvenire oggi solo le rovine della fortezza originale degli Ortenburg. La data probabile di fondazione del primo fortilizio risale al 1023. I conti di Ortenburg per varie vicissitudini storiche si imparentarono con i conti di Cilli, baroni slavi, ed acquisirono anche il titolo di principi di Klaiger, principi imperiali di Stiria, e infine di baroni di Saanecht. Dunque i Cassitto giunsero per la prima volta in Italia, nel Regno di Napoli, nel 1501 con“Federico Kassitt”, Gentiluomo di Camera della Regina Beatrice d’Aragona, la quale dopo la morte del marito Mattia Corvino re d’Ungheria (†1490), volle fare ritorno in patria. Discendente diretta di Eugelberto Kassitt dei baroni di Saanecht (1023-1085), la famiglia non possedeva più i beni di cui era stato spogliato l’avo, conte Udalrico, assassinato nel suo castello di Stevburg il 13 maggio 1456 per ordine dell’Imperatore Federico III d’Asburgo, ma i suoi membri mantennero il titolo di “conti di Ortenburg, Stevburg e Cillej”: dopo tale avvenimento, infatti, sempre per decreto dell’Imperatore, furono confiscati tutti i beni della famiglia e mozzate le teste delle tre aquile, una per ogni contea, del loro stemma araldico (foto stemma araldico in cui le tre aquile con le teste mozzate rappresentano le contee confiscate di Saanecht, Cilli e Ortenburg).Stemma araldico dei Cassitto 

Descrizione stemma dei Cassitto. Dalla rivista del patriziato di Ravello: “d’azzurro mantellato d’argento a tre aquilotti decapitati dall’uno nell’altro. Lo scudo è sormontato, pe’ maschi, da elmo e corona di nobile e ornato di cercine e svolazzi d’argento e d’azzurro”

Periodo italiano dal 1580

Il “Notiziario” compilato nel XX secolo a Bonito (Avellino) da Odoardo Ciani, letterato, poeta e giurista, divenuto parente dei Cassitto in seguito alle nozze del fratello minore con Elisa Cassitto di Dionisio, consente di ricostruire gran parte della storia dei Cassitto successivamente alla loro discesa in Italia al seguito della regina Beatrice d’Aragona . Tale opera venne realizzata alla luce dei carteggi e atti prodotti nel corso dei secoli giunti a noi, conservati in casa di Dionisio Cassitto a San Bartolomeo in Galdo. Circa la discendenza di Orazio Cassitto manca ogni genere di documentazione o testimonianza atta a coprire un arco di tempo approssimativamente di un secolo, ossia dalla metà del 500 al 1650 circa, quando la famiglia era già residente in Alberona (Foggia). Appare evidente anche la presenza di un saldo legame dei Cassitto col Sovrano Militare Ordine di Malta dimostrato dalla Rivista del Patriziato in cui si legge “il sedile dei nobili di Ravello era a que’ tempi uno dei più stimati dell’ex-reame di Napoli, e pare che per trovarsi Ravello a ridosso di Amalfi, donde partirono i primi fondatori dell’Ospedale di San Giovanni in Gerusalemme, bastasse la sola ammissione a quel sedile, come titolo eminente di nobiltà, per essere ricevuto cavaliere di giustizia nel S.M. Ordine di Malta. Va ricordato inoltre chei Cassitto hanno conservato sempre nelle diverse generazioni  il loro grado di nobiltà cosi come si attesta negli atti del Patriziato di Ravello  ove del casato si parla come “famiglia patrizia ravellese di origine straniera  il cui capostipite fu Federico (XVI sec.) detto di Ottemburgo, milite e familiare della regina di Ungheria Beatrice d’Aragona, il cui nipote Orazio fu aggregato al Sedile di Ravello (7 agosto 1580); dopo lo scioglimento dei sedili nobili (1800) furono ascritti nel Libro d’Oro di Ravello”.

Facciata e ingresso di Palazzo Cassitto al civico °78 di via Leonardo Bianchi, San Bartolomeo in Galdo. Alla morte senza eredi dell’ultimo Cassitto (1945) il palazzo venne acquisito dalla famiglia Cilento che ne è tuttora proprietaria I Cassitto continueranno a fregiarsi per tutto il XIX secolo del titolo di conti di Ortenburg, cosi’come evidente in molti atti anagrafici dei comuni dove avranno residenza e dove risulterà l’attribuzione del medesimo titolo comitale, talvolta con la dicitura “dei conti di Ravello”. Nel novecento, infine il titolo di Patrizi di Ravello verrà ancora riconosciuto fino al provvedimento ministeriale del 2.XII.1923.

Pure essendo da sempre associati a Ravello, mancano notizie sull’effettiva presenza dei Cassitto in questo comune, cosi come non vi sono documenti idonei a fornire precise indicazioni sui luoghi ove essi ebbero dimora dopo l’arrivo in Italia, rendendo solo possibile asserire che certamente la famiglia rimase tra il Principato di Salerno e la città di Napoli da dove poi passò a risiedere in Capitanata, dapprima ad Alberona e poi a Lucera. Nei due centri pugliesi crebbe e si consolidò il già grande prestigio del casato, non solo in ambito sociale, ma anche economico, politico e culturale, finchè sin dal Settecento avvenne la divisione dei vari rami familiari radicatisi in altre località in quanto mentre gli interessi di alcuni iniziarono progressivamente a convergere su Bonito, in Irpinia, alla fine del secolo altri scelsero invece di trasferirsi definitivamente a Napoli.   Per contingenze diverse sia personali che professionali, si ebbe quindi che già all’inizio dell’Ottocento il casato si diramò in tre distinte discendenze, ognuna delle quali rafforzò i propri legami con il rispettivo luogo di residenza. Dunque è certo che i Cassitto fissarono la propria residenza  ad Alberona, centro agricolo nel Subappennino Dauno, poco distante da Lucera, dove probabilmente acquisirono vasti appezzamenti di terreno che diedero il nome poi alla contrada Cassitto, posizionata nei pressi del Tratturo regio Lucera-Castel di Sangro. Un documento del 1574 attesterebbe la presenza dei Cassitto ad Alberona almeno dall’inizio del 1500, ovvero pochi decenni dopo il loro arrivo in Italia. Primo capostipite documentato del ramo pugliese fu Salvatore Casitto, presumibilmente fratello di Dionisio cavaliere di giustizia del S.M. Ordine di Malta dal 1670, il quale visse tra il XVI ed il XVII secolo ed ebbe due figli di cui uno, Giovanni sposò Brigitta Petruccelli dalla cui unione nacquero Filippo Cassitto, eletto primo giudice di pace di Alberona  nel 1807, mentre il germano Orazio Cassitto,fu dottore in legge. Orazio Cassitto divenne anche sindaco di Alberona oltre che deputato della strada Egnazia.

 * Tale via Egnatia collegava Benevento a Troia attraversando i due poli urbani di Equotutico (probabilmente contrada Castelmagno in San Bartolomeo) e Cluvia (fonte Orazio). Essa era la strada lastricata, consolare romana più vicina a San Bartolomeo in Galdo. In una descrizione di padre Michele Marcantonio risulta che: La via Egnazia una volta raggiunta Aecae (Troia) da Foggia con  leggera ondulazione saliva fin sotto ad Alberona (pedemontana inferiore). Indi trasversalmente saliva al Crocione.  Al Crocione non superava il valico ma piegava a sinistra, ad oriente della linea montuosa ad occidente del monte Cornacchia (pedemontana superiore). Tale via fin dall’antichità era un’arteria di vitale importanza per rapidi spostamenti di eserciti ma in inverno era sovente coperta di neve e rovinata.

Figlio di Giovanni Cassitto, sindaco di Alberona, fu Salvatore il quale lasciò il paese per esercitare la professione di medico primario a Napoli, mentre Romualdo, altro figlio di Giovanni Cassitto, fu uomo di vasta e poliedrica cultura che avviò varie lodevoli iniziative in ambito archeologico. Romualdo Cassitto , fu personaggio di spicco della famiglia dei Cassitto, perché oltre ad affermarsi a Lucera ed Alberona come valente giureconsulto, si distinse come saggio amministratore dei beni familiari e ricopri mansioni di rilievo presso l’arcivescovado sipontino e nei vescovati di Volturara, Sansevero e Troia; ottenuto nel 1735 l’incarico di amministratore dei beni del Duca di Bonito, Romualdo soggiornò con frequenza maggiore in questo comune dove, grazie alla sua passione per l’archeologia, contribui’ fortemente al rinvenimento dell’antica città romana di Aeclanum. Oltre che per motivi professionali quindi la sua presenza nel paese irpino divenne sempre più assidua in virtù delle nozze con Saveria Miletti mentre sua sorella Emilia Cassitto si maritò con Gregorio anch’egli della nobile casata bonitese dei Miletti. I figli di Romualdo Cassitto scelsero di vivere in parte ad Alberona, in parte a Bonito dandovi origine alle rispettive discendenze pur conservandosi legami e proprietà in ciascuna delle due località. Mentre, per discordie legate alla divisione del patrimonio degli avi, andavano incrinandosi i rapporti con i cugini Cassitto ormai residenti a Napoli, e discendenti del defunto medico Salvatore, fratello di Romualdo.

Nei primi decenni del XIX secolo riuscirono a conservare pressochè intatti gli antichi agi soltanto i Cassitto residenti a Bonito e quelli già da qualche decennio ormai stabilmente radicati a Napoli e discendenti di Salvatore Cassitto senior, ossia il medico. Dopo i rovesci finanziari e gli strascichi politici, invece in Puglia e precisamente a Lucera, a svolgere la sua attività giuridica, restò solo Raffaele Cassitto che condusse una brillante carriera prefettizia conclusasi con la nomina a senatore del Regno. La fama e il prestigio che Raffaele Cassitto seppe conquistare con la lunga carriera culminata con la nomina  a Senatore consentirono di riaffermare ai suoi familiari l’antico ruolo di preminenza dei Cassitto in Puglia, ma essendo state nel frattempo vendute le antiche dimore di Alberona e Lucera, essi fissarono la residenza in altri comuni della regione, ossia a Vieste e Orsara di Puglia ove si trasferirono i figli di Raffaele.

Tratto dal Libro: “I Cassitto”

Antonio Vinciguerra
Antonio Vinciguerrahttps://www.docenti.unina.it/antonio.vinciguerra
Farmacologo presso Università degli Studi di Napoli Federico II. Contro il pensiero unico. Per un nuovo umanesimo delle montagne.

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