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venerdì, 29 Marzo 2024

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Storia della Fortorina da Cavour a Montesano.

All’indomani del plebiscito farsa del 1860 il futuro primo Presidente del Consiglio dell’Italia unita, Camillo Benso conte di Cavour, conscio dell’importanza delle strade anche e soprattutto quelle ferrate per lo “sviluppo economico, culturale e morale dell’Italia”, in un impeto d’ottimismo promise strade per tutti, una grandissima rete ferroviaria e stradale che avrebbe realmente unito la penisola.

Pochi mesi dopo l’Unità anche nella neonata provincia di Benevento si iniziò a parlare della strada della Valfortore.

Dovettero passare 7 anni affinché si iniziasse ad intravedere qualcosa.

Nel bilancio preventivo delle entrate e delle spese per l’esercizio dell’anno 1867 della Provincia di Benevento si previde l’assunzione di un mutuo di lire 1500000 da contrarsi con la Cassa Depositi e Prestiti per la strada Valfortore in tre rate da lire 500000.

Giubilo dei notabili locali. Il nuovo Re mostrava la sua faccia benevola.

In realtà si sarebbe dimostrata la prima burla delle tante che il popolo della Valfortore ha ricevuto in 162 anni.

Dal 1867 al 1969, per ricostruire i passi compiuti dalla strada Valfortore ci vorrebbe un frequentatore assiduo di archivi, noi non possiamo e pertanto riprendiamo la storia della strada della Valfortore dal 1969 usufruendo degli articoli del direttore didattico Alfredo Del Re, edito dalla Grafica Spallone.

Tutto ciò che leggerete fino all’anno 2001 proviene dalla fonte preziosissima del Del Re, dal 2001 in poi ci è venuta in aiuto la Rete.

La strada provinciale della Valfortore, fu statalizzata nel secondo dopoguerra. Appena l’ANAS ne entrò in possesso cominciò lavori di allargamento della carreggiata, di messa in sicurezza dei tratti franosi, provvide alla segnaletica sia verticale che orizzontale, la bitumò quasi per l’intero percorso, alla gente della Valfortore non pareva vero, avrebbero avuto una strada bitumata e larga anche loro.

Dal dopoguerra fino al 1969 furono gli i primi e anche gli ultimi lavori che l’ANAS fece sulla strada della Valfortore.

Dunque, nell’anno 1969 la San Bartolomeo – Benevento aveva ancora alcuni tratti non bitumati, con buona pace di Cavour e dei notabili sanbartolomeani e della Valfortore del 1860.

Nell’inverno del 1969 la strada della Valfortore a detta del Del Re, aveva crateri lunari sul proprio fondo, frane che la occludevano per tre quarti, il bitume saltato in moltissimi punti.

Il direttore nell’articolo del 9 marzo rivolge un appello all’ANAS chiedendo il ripristino di un minimo di sicurezza, per non costringere i poveri cittadini della Valfortore a continuare a percorrere una “strada che della strada ha solo le parvenze”.

La strada della Valfortore continuava a scomparire e l’ANAS a non intervenire, ma nell’agosto del 1970 fu inaugurata la variante di San Bartolomeo in Galdo. Un grazie dovrebbe andare a Fiorentino Sullo allorché nelle vesti di Ministro dei Lavori Pubblici, venne a San Bartolomeo e promise la variante al centro abitato. Clamorosamente una delle poche promesse mantenute. Infatti a Sullo preferimmo De Mita e soci.

Il 6 gennaio 1970 la percorribilità della strada della Valfortore era inesistente. La carreggiata era piena di profonde buche, le frane riducevano il transito in molti tratti e in molti punti era invasa dall’acqua. A nulla servirono le raccolte firme della gente della Valfortore, a nulla servirono gli appelli ai dirigenti dell’ANAS ed ai politici.

Il Del Re scriveva che la strada odierna non è certo diversa rispetto alla mulattiera di 50 anni fa e termina il suo articolo scrivendo: “La gente della Valfortore è stanca di attendere”.

Il 19 giugno del 1970 qualcosa sembrò muoversi, vennero stanziati 400 milioni di lire per i lavori di manutenzione della strada. Nel 1970 a San Bartolomeo si votò per le elezioni comunali, tutti i politici di tutti i partiti venuti in paese a dar manforte ai notabili locali promisero una strada a scorrimento veloce che ci avrebbe finalmente unito al capoluogo di provincia, il Del Re non osava sperare tanto, chiedeva solamente che si spendessero i 400 milioni per la manutenzione.

La gente della Valfortore era stanca e rumoreggiava, così il 27 dicembre del 1970 la politica salì in blocco nella Valfortore per rasserenare gli animi. Venne organizzato un incontro pubblico a cui parteciparono i senatori Ricci e Gomez d’Ayala, i deputati Papa, Guarra, Marino, Cirillo, il consigliere regionale Melone, i consiglieri provinciali Pedicini, Colatruglio, Del Grosso, Sebastiano, furono tutti concordi nel promettere interessamento per la strada e migliorarne le condizioni.

La gente della Valfortore si mostrò finalmente soddisfatta e ringraziò i politici per l’interessamento.

Il 7 aprile 1971, a quasi quattro mesi dall’incontro, nessuno aveva smosso una foglia, la strada continuava ad essere disastrata. L’ANAS non aveva speso un centesimo dei famosi 400 milioni e la strada da mulattiera era stata declassificata a pista di ciclocross.

Il 14 giugno 1971 finalmente l’ANAS iniziò i lavori di ripristino della strada, il tratto interessato dai lavori purtroppo era anche quello messo meglio, era il tratto che parte da Benevento ed arriva a San Marco.

Il 2 marzo 1972 il tratto che va da San Bartolomeo a San Marco dei Cavoti era quasi impercorribile. Il Del Re in un momento di scoramento scrisse: “Davvero non sappiamo più a chi debbano raccomandarsi gli automobilisti”.

Il 18 maggio 1972 si rilevò che la strada della Valfortore era impraticabile, l’ANAS aveva ormai dimenticato il tratto di strada che va da San Marco dei Cavoti a San Bartolomeo in Galdo.

Il 23 marzo 1973 l’Amministrazione comunale di San Bartolomeo inviò un telegramma di “SOS” all’On. Tanassi Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e lo pregò di intercedere presso l’ANAS per apportare migliorie alla strada.

Il 7 gennaio 1974 iniziò con una “bomba” che scuotè la popolazione dalla rassegnazione. Era pur vero che nessuno aveva tolto un centimetro cubo di terriccio dalla strada della Valfortore, ma adesso si rilanciava. Per raggiungere la Campobasso – Foggia bisognava percorrere un tratto fangoso di appulo – fortorina piena di curva, 15 km esattamente, l’On. Scarlato Sottosegretario ai Lavori Pubblici e il capo compartimento dell’ANAS di Bari promisero una strada di soli 5 km che avrebbe congiunto San Bartolomeo direttamente con la galleria “Passo del lupo”, previsti anche i fondi di lire 500 milioni.

Ringraziamenti e giubilo da parte della popolazione. Inutile dire, che, a distanza di 48 anni, stiamo ancora aspettando questi 5 chilometri.

Il 19 giugno 1975 ancora nulla si era mosso, il titolo del Del Re era forte, ma rendeva l’idea: “Valfortore: strade gruviera. L’automobilista rischia la pelle”.

Il 7 febbraio 1977 l’ANAS promette nuovi interventi per la strada della Valfortore, ma le promesse restarono solo promesse.

Nel settembre 1977 altro telegramma scritto dall’Amministrazione comunale, questa volta era indirizzato al Ministero della Cassa per il Mezzogiorno. Il Ministro rassicurò la popolazione rispondendo: “La Fortorina è già prevista nei programmi della Cassa del Mezzogiorno”.

Inutile aggiungere che la Cassa per il Mezzogiorno non c’è più da 38 anni, la Fortorina non c’è mai stata.

Il Del Re scoraggiato ulteriormente scriveva: “Prostrazione di tipo coloniale. Le strade fortorine fanno pena”.

Il 28 maggio 1978 la strada della Valfortore era chiusa al traffico nel tratto che va da San Marco dei Cavoti a Foiano a causa di una frana, i lavori per la riapertura della strada dureranno quasi una settimana.

Il 15 gennaio 1979 entrò in scena un nuovo personaggio Ciriaco De Mita che promise interventi tramite la Cassa per il Mezzogiorno. La cittadinanza ringraziò sia a parole e soprattutto nelle urne. Ciriaco o chi da lui sponsorizzato, sarà sempre uno dei più votati a San Bartolomeo. Inutile dire che anche l’interessamento di De Mita non produrrà frutti.

Nel novembre del 1979 accadde un episodio tragicomico. Il Prefetto Fasano invitato a San Bartolomeo per parlare degli atavici problemi della Valfortore fu costretto a passare da Baselice poiché il tratto San Marco – Foiano era nuovamente chiuso al traffico a causa di una nuova frana. Se la strada della Valfortore era pessima, il tratto che passa da Baselice fu definito dal Prefetto: “Vergognoso”.

Nonostante le sollecitazioni del Prefetto, l’ANAS farà orecchie da mercante e al dicembre 1979 non apporterà nessuna miglioria alla strada.

Il 1980 si aprirà come s’era chiuso il 1979, il Del Re titolerà: “Strade Handicap per lo sviluppo”.

L’8 ottobre 1982 voci di corridoio riferirono di un appalto milionario che avrebbe dovuto finalmente risolvere l’annoso problema stradale della Valfortore, non ci credette nemmeno il giornalista che titolò: “Per San Bartolomeo solo speranze”.

Il 10 dicembre 1983 si tornerà a parlare di Fortorina, ma questa volta la speranza era per la non realizzazione, perché il tracciato prevedeva che dopo l’arrivo a San Marco dei Cavoti, la strada svoltasse per Colle Sannita e Riccia e si ricongiungesse alla Campobasso – Foggia, togliendo così anche la speranza alla gente della Valfortore.

Nel 1988 l’ANAS varò il progetto per il primo tratto della Fortorina, da Benevento al bivio di Pietrelcina. La gente del Fortore non fu proprio contentissima. I lavori sarebbero dovuti iniziare da San Bartolomeo.

Alla Festa dell’Amicizia del 1988 si fece il punto sulla Fortorina. Il tratto Benevento – Pietrelcina era stato appaltato, gli altri sette lotti fino a Ponte sette luci sarebbero stati progettati a breve. Per quanto riguarda il tratto Ponte sette luci – Amborchia, c’era un progetto a parte della Regione Campania già finanziato che sarebbe dovuto partire a breve.

E di nuovo applausi e ringraziamenti della sempre fiduciosa popolazione della Valfortore.

Nel 1991 arrivò l’ennesima “svolta”. Con un protocollo d’intesa tra l’ANAS e la Comunità Montana del Fortore i due enti si impegnarono a terminare la strada, l’ANAS concludendo i lavori fino a Reino, la Comunità Montana da Reino fino alla statale 17 passando per San Bartolomeo, già stanziati 260 miliardi di lire e altrettanti arriveranno dalla Comunità Europea.

E di nuovo giù ringraziamenti. Questa volta i soldi ci sono.

Nella legge finanziaria del 2000 la Camera dei Deputati approvò un ordine del giorno che impegnava il Governo tramite l’ANAS a provvedere alla progettazione e completamento della Fortorina, il Del Re scriveva: “Buona e ben accolta la notizia”.

Il 2 giugno del 2015 il Sottosegretario alle Infrastrutture l’On. Bel Basso De Caro annunciava lo stanziamento di 65 milioni di euro più altri 103 per il completamento dell’arteria fortorina.

Nel 2018 il Sottosegretario Del Basso ribadì l’impegno del Governo per le strade sannite e rincarò la dose dicendo che era ora di smetterla di piangerci addosso, come fanno sempre i meridionali, il 2018 sarà l’anno della svolta.

Appalusi e ringraziamenti verso Del Basso De Caro e i suoi rappresentanti in loco.

Ed infine arriviamo alle ultime promesse, quelle dell’ing. Montesano Commissario per la Fortorina. Egli promette uno stanziamento per il tratto Setteluci – SS 17. L’opera costerà 103 milioni di euro e prevederà 10 km di strada con 2 gallerie e cinque viadotti.

Ancora ringraziamenti ed entusiasmo.

Vorremmo credere che sia la volta buona, ma il secolo e mezzo di promesse non gioca a favore di Montesano, e ci ha resi molto scettici. Inoltre crediamo che sia meglio ringraziare dopo aver ottenuto qualcosa e non prima.

La gratitudine è un sentimento allegro, ma nella gente della Valfortore i ringraziamenti sembrano parole stantie e rassegnate.

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