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venerdì, 29 Marzo 2024

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Il centro storico è in rovina, il resto è periferia.

I centri storici delle città italiane e soprattutto dei paesini stanno scomparendo. Con rare eccezioni la situazione è ad un punto di non ritorno. Resteranno foto per ricordarci come eravamo.

Franco Arminio, il noto poeta e paesologo, in un suo libro scrive: “Il centro storico è in rovina, il resto è periferia. Solita storia di una comunità in fuga dal suo passato”.

La lenta morte del nostro centro storico parte da lontano, da scelte suicide pre e post sisma del 1980.

Tralasciando le cause, abbiamo sotto gli occhi gli effetti.

C’è una scuola di pensiero che parla di “tutela attiva” dei centri storici. Due parole che ne nascondono una: “demolizioni”. Dove crollano i tetti, le ruspe rimuovono i detriti e si costruiscono piazzette e parcheggi.

Ma non tuteli in questo modo i centri storici, perché come diceva Antonio Cederna: “l’unicità dei centri storici italiani consiste nel complesso contesto stradale ed edilizio, nell’articolazione organica di strade, case, piazze, giardini, nella successione compatta di stili e gusti diversi, nella continuità dell’architettura minore, che di ogni nucleo antico di città costituisce il tono, il tessuto necessario, l’elemento connettivo, in una parola l’ambiente vitale”.

Il centro storico di San Bartolomeo sta crollando. Sta perdendo la propria unicità. Bisogna decidere cosa si vuole farne. Se propugnare una “tutela attiva” o provare a salvarlo.

Abbiamo preso tre foto da google maps, riproducono tre centri storici: il nostro, quello di Foiano Valfortore e quello di Biccari.

Non abbiamo scelto Foiano e Biccari perché sono i paesi più vicini a noi amministrati meglio, ma li abbiamo scelti per far vedere ciò che potremo essere fra qualche anno se andremo in una direzione o nell’altra.

La prima foto mostra il centro storico di San Bartolomeo. I cerchietti rossi evidenziano i tetti crollati, sono dieci, ma la foto è vecchia di qualche anno, probabilmente sono molti di più.

Immaginate al posto di quei cerchietti, delle piazzette, dei parcheggi. A noi dà l’impressione di una dentatura disastrata di una persona anziana, ove mancano 3 molari, 2 canini e 4 incisivi.

È una scelta che noi non condividiamo, ma che ci può stare, il centro storico perderà la sua unicità, la sua coesione, la sua complessità. Non sarà più il centro storico che ha contraddistinto San Bartolomeo negli ultimi sette secoli. E poi ci chiediamo, quando crolleranno altre case, allargheremo i parcheggi, le piazzette, fino a quando diventerà un unico spiazzo?

Se la strada che percorreremo è questa il risultato sarà quello di Foiano Valfortore, dove il centro storico è ormai solo un ricordo, raso al suolo quasi del tutto. Un paese che ha perso quasi completamente la sua storia architettonica, che benché minima, non importantissima come tutte quelle dei piccoli borghi, era pur sempre la sua storia.

Oppure, se non è già tardi, possiamo andare nella direzione opposta, provare a salvare il centro storico, essere più simili a Biccari che a Foiano. Curare la propria storia architettonica è un volersi bene, aiuta a resistere a questa bufera demografica e sociale che sembra non aver fine.

Sta a noi scegliere la strada da percorrere. Lasciar crollare il centro storico e un po’ della nostra anima o provare a resistere prendendocene cura.

Centro storico di San Bartolomeo in Galdo
Centro storico di Foiano di Valfortore
Centro storico di Biccari

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