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Carmine Carlone e l’emigrazione

“Da pochi anni l’unità d’Italia faceva sentire i suoi benefici effetti sulle province meridionali, le due sorelle minori di Carmine partirono per terre assai lontane, molti nipoti intrapresero la stessa strada, i suoi numerosi figli emigrarono tutti”.
Filippantonio Carlone e Maria Giovanna Cacciacarro ebbero nove figli, sette viventi. La primogenita Lucia nata nel 1875 sposò nel 1896 Francesco Truglio.

La miseria aveva abbracciato la famiglia di Filippantonio Carlone e l’unico sbocco era l’emigrazione, anche se per i governanti italiani coloro che partivano dal Meridione per sfuggire alla fame, erano dei vili traditori della patria, tuttavia le rimesse degli emigranti che per la seconda volta hanno tolto le pezze dal culo dei savoia dopo il sacco dell’oro di Napoli del 1861, fecero comodo, ma lasciamo fuori la politica, questa è una storia d’emigrazione. Mi permetto solo di riportare la domanda che fece un emigrante meridionale in Brasile ad un ministro italiano negli ultimi anni del secolo XIX:

« Cosa intende per nazione, signor Ministro? Una massa di infelici? Piantiamo grano ma non mangiamo pane bianco. Coltiviamo la vite, ma non beviamo il vino. Alleviamo animali, ma non mangiamo carne. Ciò nonostante voi ci consigliate di non abbandonare la nostra Patria. Ma è una Patria la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro? » (Risposta di un emigrante italiano ad un ministro italiano, sec. XIX, riportata da Costantino Ianni – Homens sem paz, Civilização Brasileira, 1972, ed esposta nel Memoriale dell’immigrato di San Paolo). In questa foto, inviata dall’America da Rosina al fratello Carmine è ritratta Rosina e uno dei suoi due figli.  
Il primo a partire fu il marito della primogenita Lucia, Francesco Truglio, sposati nel 1896, padre di due figli: Antonio e Carmine Truglio. Antonio alias Tonn Scaliot era mio nonno, Francesco Scaliot era il mio bisnonno.

Francesco partì da Napoli nel 1901 con il Duca di Genova e sbarcò a Ellis Island l’8 aprile dello stesso anno. Fu sfortunato Francesco, ancor più lo furono la giovane moglie e i piccoli figli. Francesco sbarcò durante la famosa guerra tra gang del 1901- 1903. Di romantico in quella guerra tra bande, c’è solo il film di Scorsese The Gangs of New York. Un proiettile vagante lo colpì alla testa mentre si recava al lavoro. Alla giovane vedova e ai piccoli figli arrivò un fagotto con i suoi pochi averi, forse inviati dalle figlie di Madre Cabrini che, in quegli anni, alleviarono come poterono la sofferenza e le umiliazioni dei nostri emigranti.

Passarono 20 anni e partì il fratello di Carmine: Antonio Carlone, aveva ormai 43 anni, era vecchio, ma la fame lo spinse ad attraversare l’oceano. Sbarcò in America il 1 dicembre del 1920. L’anno successivo fu la volta della sorella minore di Carmine Rosina di soli 20 anni, sbarcò negli States il 25 gennaio del 1921, l’altra sorella Luisa partì insieme alla nipote, la figlia di Antonio Giovannina. Luisa, Antonio, Rosina non vedranno più né i genitori, né il fratello Carmine. La loro partenza sarà definitiva. I Carlone sapevano scrivere e tra loro si inviavano lettere e fotografie. Il cerchio si chiuderà nel 1964 quando il figlio di Rosina insieme alla moglie americana tornerà in Italia a far visita a quello zio che la mamma non ha mai dimenticato. Rosina sposò un emigrante di San Bartolomeo, in questa foto vediamo i suoi due bambini: Leonardo e Carmine.  
In questa foto sono ritratti Giovannina Carlone figlia di Antonio e nipote di Carmine, insieme con il figlioletto della zia Rosina,Carmine.  
Zia Rosina e la nipote Giovannina insieme con il figlioletto, in una foto inviata a Carmine da far vedere ai nonni: Filippantonio e Maria Giovanna. La foto è stata scattata in uno studio fotografico americano, con uno sfondo che raffigurava la spiaggia di New York.  §
Questa foto è un fotomontaggio fatto da Carmine Carlone che riprende, credo la sorella Luisa con il marito e i figli davanti la loro abitazione e vi ha inserito nello sfondo la statua della libertà, quella statua che accoglieva i nostri emigranti ed era foriera di un destino migliore. Molti italiani hanno inviato una foto con la statua sullo sfondo. In questo caso fu Carmine a farne un fotomontaggio, e forse ne inviò una copia alla sorella.  
Chiudiamo il cerchio con quest’ultima foto. Sono gli anni ’60, il nipote di Carmine, figlio della sorella Luisa torna dagli Stati Uniti insieme alla moglie. Il nipote è il signore con la camicia bianca e la cravatta sulla destra, Carmine a capotavola con il gilè, la moglie Carmela seduta di fianco e si riconoscono sulla sinistra una nuora di Carmine e Antonio il figlio, meglio conosciuto come Tonucc u Campuchiar che faceva il calzolaio sotto il Convento.

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