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San Bartolomeo in Galdo nel 1829

TOPOGRAFIA DI S. BARTOLOMEO * * *

Una breve descrizione anonima del centro fortorino

di Augusto Colucci

*** Topografia di S. Bartolomeo . E’ questo il titolo con cui un Anonimo e ste nsore da inizio ad una sintetica descrizione del più importante centro fortorino, datata S. Bartolomeo in Galdo 9 Febbraio 1829. Il testo, manoscritto, è contenuto in due grandi fogli, con tre pagine occupate quasi totalmente dal testo e con la quarta, che funge da dorso, recante una più completa annotazione del titolo ste sso: Topografìa di S. Bartolomeo / Sua orìgine, e Descrizione geografica ( geografica poi cancellata con tratto di penna).

Ne possiedo una fotocopia appartenuta a P. Antonio Agostinelli OFM, recentemente scomparso (S. Bartolomeo in Galdo, 25 ottobre 1926 – 4 maggio 2005). Da essa avevo già operato la seguente trascrizione. Poi per la verità, consultando per una verifica le opere più recenti e ampie su S. Bartolomeo (1), mi accorgevo che di questo documento non vi era in esse traccia. In compenso ritrovavo, nel Del Re, una mia annotazione rinviante ad un articolo apparso sul periodico mensile fortorino «Voci di Casa Nostra» (Aprile 1963, n.4, p. 3) dal titolo «Manoscritto del 9 febbraio 1829 – Topografìa di S. Bartolomeo in Galdo». Alla rapida lettura di quest’ultimo, mi rendevo conto che si trattava dello ste sso testo. E soprassedevo pertanto alla sua pubblicazione.

Ma da un successivo e più accurato confronto tra il manoscritto e le due trascrizioni, potevo rilevare che il testo già pubblicato non solo è ripulito e ammodernato, ma, soprattutto, manca di alcuni passi – a volte particolarmente interessanti – e presenta qualche lettura dubbia o errata. Il che mi ha fatto decidere per questa (ri)pubblicazione integrale del testo, accompagnato da una piccola nota di conferma in cui si riporta un altro breve documento pubblicato molti anni dopo da Alfredo Del Re. Piccoli tasselli integrativi per la conoscenza storica della cittadina.

In corsivo sono segnalati i passi del manoscritto ripristinati e alcune delle parole lette diversamente. (Augusto Colucci)

«Sambartolomeo in Galdo Comune, che attualmente contiene 6…. abitanti appartiene alla Provincia di Capitanata, alla distanza di 18 miglia da Lucera. Giace sull’Appennino, e propriamente nel dorso di un’amena collina, che quasi in forma di Penisola partendo dal Nord=est sfila verso il sud-ovest a poca distanza dalla sorgente del Fortore, che lambisce la falda meridionale, ed occidentale del detto Colle. L’aria vi è temperata, ma umida, perché il suolo abbonda di strati alluminosi e le vie pubbliche sono tenute assai sporche. Fin da un’epoca rimotissima i Monaci Benedettini edificarono nel descritto sito una Chiesa sotto il Titolo di S. Bartolomeo Apostolo, ed in pregresso questo recinto vi venne un Ca ste llo abitato da popoli Provenzali; ed oggi ancora esi ste in un angolo del paese una strada volgarmente detta Provenzana. Gli abitanti all’incontro conservano tuttavia qualche vocabolo corrotto dal Francese: come rua , cioè una strada, quadrelletto , cioè un piatto cupo; sansot , pozzo senz’acqua, ecc. (2)

Si rileva da’ Reali diplomi che nel 1327 i Benedettini, che dimoravano nel moni ste ro di S. Maria a Mazzocca alla distanza di sei miglia da S. Bartolomeo, e di cui si osservano i ruderi nel Tenimento di Foiano, ottennero dal Re Roberto di riedificare il diruto Ca ste llo di S. Bartolomeo in Galdo, che essi possedevano in unione di altri tre Ca ste lli limitrofi, cioè S. Maria in Ca ste l Magno, S. Maria di Ripa, e S. Angelo in Vico. Essendosi incominciato a popolare il detto Ca ste llo nel 1330 fu aggregato alla Diocesi di Vulturara, e Monte Corvino (3). In progresso fu dichiarata una commenda, che fu sempre conferita ai Cardinali . Finalmente nell’anno 1498 i pochi abitanti de’ suddetti tre Ca ste lli si riunirono in S. Bartolomeo in Galdo, formando un solo agrario, come si rileva da una convenzione fatta tra il Vescovo Giacomo di Vulturara, e Monte Corvino, e l’Abbate Commendatario Alfonso Carafa, confermata dal Pontefice Clemente Settimo al primo Settembre 1525 .

Vi è una Chiesa Arcipretale servita da 17 Canonici, e quattro Dignità, che rappresentano i quattro Parrochi degli antichi Ca ste lli, e sono di Regio Patronato. Vi esistono in oltre altre cinque chiesette sotto il Titolo dell’Immacolata Concezione, della SS.Annunziata, di Sant’Antonio di Padova, S. Giacomo, e S. Maria del Carmine. Oltre tre Cappelle Rurali, L’Incoronata, S. Lucia, e S. Maria ad Nives. Vi sono sette stabilimenti Pubblici, cioè il Rosario, il Sacramento, L’Annunziata, La Concezione, S. Bartolomeo, Beato Giovanni, e S. Maria ad Nives.

Vi è dippiù un Convento de’ minori Riformati. Cinque Confraternite, un Ospedale, ed un monte frumentario di tomoli 500 persoccorso de’ Coloni. Vi era un Seminario stabilito da Monsignor Gentile, ed ampliato nel 17 84 colle rendite, e colle fabbriche del soppresso Mona ste ro degli Agostiniani; ma colla recente circoscrizione de’ Vescovadi si è perduto e Vescovo, e Seminario; quando chè dal 1476 sino al 1808 i Vescovi di Vulturara hanno sempre soggiornato in questo Comune.

L’Agrario ascende a tomoli trentamila 30000; de’ quali tomoli tremila, e cinquecento sono boschi nascenti in tre siti diversi, tomoli 800 sono vigneti, e finalmente 26000 tomoli sono coltivabili; sebbene qualche porzione fosse lamosa e ste rile;

Le produzioni del detto territorio sono grano, frumentone, orzo, avena, Legumi, vino di mediocre qualità, ed olio scarsissimo. Buoni sono i formaggi, e squisitissimi salami.

Niente vi ha di rimarchevole relativamente alle arti ed alle manifatture. L’architettura è mal’intesa, dacché le fabbriche presentano un’ aspetto poco plausibile . L’agricoltura manca di quelle vedute, di cui va tanto ricca sul piano delle attuali cognizioni. Se le improbe fatiche di questa popolazione molto laboriosa, ma goffa, venissero so ste nute, e dirette da’ principj più sani della coltivazione, potrebbe migliorarsi la sorte di que ste terre, e la condizione de’ suoi prodotti.

S. Bartolomeo in Galdo 9 Febbraio 18 29».

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1) Del Re Vincenzo, S. Bartolomeo in Galdo nei suoi aspetti storici geografici e folkloristìci , 2.a edizione riveduta-aggiornata-ampliata con la collaborazione di Alfredo Del Re, Tipografia Auxiliatrix, Benevento 1982.

Morrone Fiorangeto, S. Bartolomeo in Caldo – Immunità franchigie libertà statuti, Arte

Tipografica, Napoli 1994.

Morrone Fiorangelo, Mona ste ro di Sancta Maria De Gualdo Mazocca – Badia-baronia di S. Bartolomeo in Galdo , Arte Tipografica, Napoli 1998.

2) «Poco datante dal vecchio abitato, e precisamente in Via Torre, dove sono sorte nuove moderne costruzioni, tra cui due edifici scolastici per le scuole dell’obbligo, vi era un pozzo noto col nome «Sansotto». Si vuote che tate nome fosse stato dato dai Francesi, non si sa bene in quale epoca, e che risponde alle parole «sans eau» (senza acqua) forse perché allora non vi era acqua o perché nelle vicinanze di esso preesi ste va un pozzo privo di acqua». (Del Re, op. cit , p. 28, che aggiorna in tal modo la notizia già registrata da Nicola Falcone nella sua monografia su San Bartolomeo in Galdo pubblicata in Filippo Girelli, Il Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato . Napoli 1853, p, 2 :

«Poco distante dalle mura del paese avvi un pozzo a due bocche distinto col nome di Sansotto . Dicesi comunemente che tal nome fosse stato dato dai Francesi, non si sa in quale epoca, e che risponda alle parole Sans eau ; forse perché allora non vi era

effettivamente acqua, o perché vicino a tal pozzo un’altro ve n’ha che n’è interamente privo» ).

3) «Nell’anno della nostra redenzione 1330, l ‘Abate Nicola del Mona ste ro di S. Maria a Mazzocca, col consenso di tutti li suoi monaci, al tempo del Re Ruberto, sottopose alla cura vescovile la Chiesa di S. Bartotomeo, col popolo e col Clero, ad un vescovo di

Volturara, nomato Pietro, (ma non si fa menzione del cognome). Di ciò ne abbiamo notizia da un istromento fatto nella città di Volturara con l’Abate e i monaci predetti, al nomato Vescovo e ad Archidiacono e canonici di Volturara e ne fu rogato istromento per

notar Marino Di Pietro di Campobasso, nel prefato anno 1330 alli sei di 9mbre, col quale istromento ricevé la canonica giurisdizione sopra la Chiesa, sopra il clero e sopra il popolo e li furono assegnati per dote li terreni di detta Chiesa». Il testo appena letto, che conferma ed illustra la breve notizia della descrizione, è stato pubblicato da Alfredo del Re (in «San Bartolomeo, diocesi dì Volturara», Il Mattino , Ven. 10 Nov. 2000, p. 27), come testo completo dì «un documento inedito rinvenuto nell’Archivio vescovile di Lucera da don Michele Marcantonio di Roseto Valfortore, un appassionato di storia locale». Su tutta la questione dell’origine di S. Bartolomeo vedi Morrone, S. Bartolomeo cit. , 18-22; Mona ste ro di Sancta Maria cit. , 80-92.

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