vi scrivo perché sono certo che il vostro impegno politico per la nostra valle del Fortore non terminerà il 14 aprile.
Nello spirito del confronto, che anima molti di voi, mi permetto di evidenziare alcuni punti che, assieme agli amici di Baselice e Castelvetere (e volendo anche Foiano di Valfortore), possono aiutare noi cittadini nel quotidiano vivere.
C’è poco da inventare, ma con una forte sensibilità e un’attenta analisi si possono mutuare esperimenti e successi di altri comuni a noi vicini per storia, dimensione e territorio.
Mi riferisco ad esempio alla possibilità di accorpare su scala sovracomunale almeno i servizi che coinvolgono più direttamente il cittadino e le attività produttive; in particolare, i servizi di polizia municipale, gli uffici tecnici e quello dei tributi.
Avere un unico corpo di vigili urbani permette una migliore dislocazione delle risorse e la possibilità di ottenere un reale controllo del territorio. Questa esperienza è già stata fatta in provincia di Benevento dai comuni dei “tre santi” e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Un unico ufficio tecnico sovracomunale, inoltre, garantisce una maggiore efficienza e l’eliminazione di molti sprechi, soprattutto in consulenze esterne volte a risolvere problemi di carattere ordinario.
Oggi, invece, si pretende che l’impiegato, geometra o architetto di turno (spesso lasciato solo a gestire le questioni tecniche comunali), debba occuparsi in un comune di 1.000-2.000 abitanti di tutto ciò che riguarda l’edilizia: norme, approvazioni, progetti, ecc.
Un unico ufficio tecnico sovracomunale, che potrebbe contare sulle attuali 10 professionalità sparse sul territorio, può fornire un servizio tarato sulle esigenze normative e di sviluppo del territorio.
Dieci professionalità non sono poche, ma se come oggi quasi la metà fa le stesse cose in parallelo nei vari comuni è come non averle, difatti spesso ci si rivolge a consulenti e tecnici esterni che si occupano inevitabilmente dell’ordinario.
I tecnici esterni, in questo modo, potranno impegnarsi su attività straordinarie, operando una ricerca dei fondi strutturali esterni alle martoriate casse comunali. Il beneficio sarebbe doppio.
Un terzo servizio “accorpabile” è quello della riscossione dei tributi. Pagare meno pagando tutti. È difficile aggiungere altro.
E in un secondo momento, raggiunti i risultati ricercati, possono essere combinati anche altri tipi di servizio: trasporto, gestione edifici scolastici, etc…
Questa nuova filosofia di valorizzazione del territorio sarà il seme per creare una vera rete con i comuni della valle del Fortore, da troppo tempo separati in casa.
Assieme si conta di più e dai tagli agli sprechi si può investire, ad esempio, sulla creazione di una rete wireless, per non restare ancora fuori dalle autostrade dell’informatica e permettere lo sviluppo di aziende che possono crescere, nonostante “partano” da territori poveri come i nostri e con poche infrastrutture.
Ricordo che il comune più informatizzato di Europa è in provincia di Catanzaro: Soveria Mannelli e non in Germania.
Attenzione! Il legislatore in un futuro, forse, non troppo lontano cercherà di accorpare brutalmente più piccoli comuni per ridurre gli sprechi. Meno sindaci, meno assessori, più coordinamento.
Si sta già parlando da tempo di eliminare o ridurre le comunità montane, il cui territorio è al di sotto dei 600 metri sopra il livello del mare, e di sopprimere le stesse province.
Non è un caso che la meno popolosa Danimarca, che non conosce la crisi che l’Italia sta attraversando, qualche hanno fa ha unito per legge i piccoli comuni creandone di nuovi, semplicemente definendo quale doveva essere il numero minimo per farne uno: 25.000 abitanti.
Forse è il caso di anticipare i tempi oggi, dato che le attuali leggi permettono di ricevere, in caso di unione di più comuni, finanziamenti, anziché aspettare leggi che come per la Danimarca uniscono in cambio di nulla.
Ma l’unione di più comuni parte anche dalla valorizzazione delle peculiarità del territorio.
È chiaro che tutto questo serve a poco se non si opera verso una forte caratterizzazione del territorio. E di paesi che si distinguono tra la massa ce ne sono diversi, anche vicinissimo a noi.
Parlo di elementi di caratterizzazione che permettano di identificare il nostro territorio in Italia e all’estero. Essi possono derivare dall’agricoltura e dall’artigianato. Non è un caso che San Marco dei Cavoti sia riconosciuto come il paese dei torroni e Roseto Valfortore come il paese del miele e del tartufo.
Noi non abbiamo nulla da evidenziare o da rivalutare?
Eppure a Roma qualche anziano signore ricorda ancora i nostri particolari fagioli; torroni ne produciamo anche noi, abbiamo panificatori che vendono anche nel basso Lazio e in futuro la apicoltura sarà sempre più in crescita. Dove c’è inquinamento le api muoiono e il nostro miele sarà sempre più ricercato. Abbiamo vino, olio, ortaggi particolari, pasta caratteristica. E tutte queste cose sono apprezzate da molti e portano ricchezza.
Ma come iniziare a valorizzare queste peculiarità? E quale è il contributo che devono dare i politici?
Spendendo meno soldi per il cantante d’agosto di turno e dirottando quei soldi per la creazione di una sagra/spettacolo su più giorni, con percorsi e temi definiti, come fanno già da tempo i comuni di Lanciano o di Brisighella. Nella nostra parte di Italia non c’è nulla di simile.
In Francia, in territori desolati, hanno attivato il turismo con musei monotematici sui prodotti locali: prugne, mele, miele, fegato d’oca, etc… 4 euro per visitarli e mezz’ora di fila per comperare marmellate o vasetti di delicatesse.
A Roseto Valfortore, inoltre, la ristrutturazione di un antico molino ha portato il primo anno ben 800 prenotazioni da parte delle scuole pugliesi.
La valorizzazione del territorio passa anche attraverso campagne pubblicitarie (fatte caso mai con semplici manifesti) mirate a pubblicizzare le nostre specialità nelle vicine città di Foggia, Lucera, Campobasso, Benevento, ecc… Con gli stessi soldi stanziati per finanziare poco utili manifestazioni sportive ci si può aspettare, da uno specifico marketing operativo del territorio, una maggiore ricaduta economica.
Non è pensabile che Alberona (bravi loro) sia all’interno di circuiti italiani di bed & breakfast e noi stiamo a guardare.
Abbiamo le carte in regola, anche se ora un po’ spaiate, per aspirare ad ottenere riconoscimenti nazionali come la bandiera arancione, che possono permetterci una visibilità che altrimenti non riusciamo ad avere.
Per fare ciò dobbiamo avere chiari gli obiettivi e dobbiamo darci da fare tutti quanti assieme.
Mi riferisco ad esempio alla possibilità di accorpare su scala sovracomunale almeno i servizi che coinvolgono più direttamente il cittadino e le attività produttive; in particolare, i servizi di polizia municipale, gli uffici tecnici e quello dei tributi.
Avere un unico corpo di vigili urbani permette una migliore dislocazione delle risorse e la possibilità di ottenere un reale controllo del territorio. Questa esperienza è già stata fatta in provincia di Benevento dai comuni dei “tre santi” e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Un unico ufficio tecnico sovracomunale, inoltre, garantisce una maggiore efficienza e l’eliminazione di molti sprechi, soprattutto in consulenze esterne volte a risolvere problemi di carattere ordinario.
Oggi, invece, si pretende che l’impiegato, geometra o architetto di turno (spesso lasciato solo a gestire le questioni tecniche comunali), debba occuparsi in un comune di 1.000-2.000 abitanti di tutto ciò che riguarda l’edilizia: norme, approvazioni, progetti, ecc.
Un unico ufficio tecnico sovracomunale, che potrebbe contare sulle attuali 10 professionalità sparse sul territorio, può fornire un servizio tarato sulle esigenze normative e di sviluppo del territorio.
Dieci professionalità non sono poche, ma se come oggi quasi la metà fa le stesse cose in parallelo nei vari comuni è come non averle, difatti spesso ci si rivolge a consulenti e tecnici esterni che si occupano inevitabilmente dell’ordinario.
I tecnici esterni, in questo modo, potranno impegnarsi su attività straordinarie, operando una ricerca dei fondi strutturali esterni alle martoriate casse comunali. Il beneficio sarebbe doppio.
Un terzo servizio “accorpabile” è quello della riscossione dei tributi. Pagare meno pagando tutti. È difficile aggiungere altro.
E in un secondo momento, raggiunti i risultati ricercati, possono essere combinati anche altri tipi di servizio: trasporto, gestione edifici scolastici, etc…
Questa nuova filosofia di valorizzazione del territorio sarà il seme per creare una vera rete con i comuni della valle del Fortore, da troppo tempo separati in casa.
Assieme si conta di più e dai tagli agli sprechi si può investire, ad esempio, sulla creazione di una rete wireless, per non restare ancora fuori dalle autostrade dell’informatica e permettere lo sviluppo di aziende che possono crescere, nonostante “partano” da territori poveri come i nostri e con poche infrastrutture.
Ricordo che il comune più informatizzato di Europa è in provincia di Catanzaro: Soveria Mannelli e non in Germania.
Attenzione! Il legislatore in un futuro, forse, non troppo lontano cercherà di accorpare brutalmente più piccoli comuni per ridurre gli sprechi. Meno sindaci, meno assessori, più coordinamento.
Si sta già parlando da tempo di eliminare o ridurre le comunità montane, il cui territorio è al di sotto dei 600 metri sopra il livello del mare, e di sopprimere le stesse province.
Non è un caso che la meno popolosa Danimarca, che non conosce la crisi che l’Italia sta attraversando, qualche hanno fa ha unito per legge i piccoli comuni creandone di nuovi, semplicemente definendo quale doveva essere il numero minimo per farne uno: 25.000 abitanti.
Forse è il caso di anticipare i tempi oggi, dato che le attuali leggi permettono di ricevere, in caso di unione di più comuni, finanziamenti, anziché aspettare leggi che come per la Danimarca uniscono in cambio di nulla.
Ma l’unione di più comuni parte anche dalla valorizzazione delle peculiarità del territorio.
È chiaro che tutto questo serve a poco se non si opera verso una forte caratterizzazione del territorio. E di paesi che si distinguono tra la massa ce ne sono diversi, anche vicinissimo a noi.
Parlo di elementi di caratterizzazione che permettano di identificare il nostro territorio in Italia e all’estero. Essi possono derivare dall’agricoltura e dall’artigianato. Non è un caso che San Marco dei Cavoti sia riconosciuto come il paese dei torroni e Roseto Valfortore come il paese del miele e del tartufo.
Noi non abbiamo nulla da evidenziare o da rivalutare?
Eppure a Roma qualche anziano signore ricorda ancora i nostri particolari fagioli; torroni ne produciamo anche noi, abbiamo panificatori che vendono anche nel basso Lazio e in futuro la apicoltura sarà sempre più in crescita. Dove c’è inquinamento le api muoiono e il nostro miele sarà sempre più ricercato. Abbiamo vino, olio, ortaggi particolari, pasta caratteristica. E tutte queste cose sono apprezzate da molti e portano ricchezza.
Ma come iniziare a valorizzare queste peculiarità? E quale è il contributo che devono dare i politici?
Spendendo meno soldi per il cantante d’agosto di turno e dirottando quei soldi per la creazione di una sagra/spettacolo su più giorni, con percorsi e temi definiti, come fanno già da tempo i comuni di Lanciano o di Brisighella. Nella nostra parte di Italia non c’è nulla di simile.
In Francia, in territori desolati, hanno attivato il turismo con musei monotematici sui prodotti locali: prugne, mele, miele, fegato d’oca, etc… 4 euro per visitarli e mezz’ora di fila per comperare marmellate o vasetti di delicatesse.
A Roseto Valfortore, inoltre, la ristrutturazione di un antico molino ha portato il primo anno ben 800 prenotazioni da parte delle scuole pugliesi.
La valorizzazione del territorio passa anche attraverso campagne pubblicitarie (fatte caso mai con semplici manifesti) mirate a pubblicizzare le nostre specialità nelle vicine città di Foggia, Lucera, Campobasso, Benevento, ecc… Con gli stessi soldi stanziati per finanziare poco utili manifestazioni sportive ci si può aspettare, da uno specifico marketing operativo del territorio, una maggiore ricaduta economica.
Non è pensabile che Alberona (bravi loro) sia all’interno di circuiti italiani di bed & breakfast e noi stiamo a guardare.
Abbiamo le carte in regola, anche se ora un po’ spaiate, per aspirare ad ottenere riconoscimenti nazionali come la bandiera arancione, che possono permetterci una visibilità che altrimenti non riusciamo ad avere.
Per fare ciò dobbiamo avere chiari gli obiettivi e dobbiamo darci da fare tutti quanti assieme.
In bocca al lupo e buon lavoro.
Guerino Giuseppe Groppoli