Il Consorzio di bonifica, l’ente che gestisce e controlla l’invaso ha allertato l’assessorato regionale e provinciale all’Ambiente, la Prefettura, l’Arpa, l’Acquedotto pugliese e la protezione civile.
"E’ la prima volta che vediamo comparire quella che ci è stato riferito essere il plancton rubescens – conferma il direttore del consorzio Michele D’Arcangelo – abbiamo quindi allertato gli organismi preposti al controllo della qualità delle acque. So che si stanno facendo numerose verifiche ».
La diga dunque è sotto controllo visto che l’alga continua ad essere presente in più punti. «C’è stato nei giorni scorsi anche un incontro tra il presidente della Provincia e il presidente dell’Acquedotto pugliese – aggiunge Pecorella – nessun meccanismo alternativo a quello del monitoraggio costante dell’acqua è stato al momento predisposto. Quindi si può stare tranquilli ». Acquedotto, Arpa, consorzio e provincia da oltre una settimana stanno lavorando gomito a gomito per evitare qualsiasi riscchio per la popolazione, informando continuamente sia la protezione civile che la prefettura. Si sta anche cercando di capire cosa abbia potuto produrre all’improvviso la presenza di questa alga, che non si era mai vista ad Occhito, che sprigiona una tossina molto nociva se l’uomo dovesse venirne in contatto.
E’ un alga, secondo uno studio dell’istituto di sanità, che si adatta facilmente ed è anche molto resistente. Per questa ragione nonostante le analisi abbiano fornito elementi rassicuranti non si abbassa la guardia e si prosegue con i controllo. Due le ipotesi che però al momento non trovano conferme ufficiali ma che si stanno verificando. L’alga rossa potrebbe essere comparsa a causa dell’aumento vertiginoso della quantità di acqua in diga. Da una condizione di emergenza idrica si è passati nel giro di un mese e mezzo con la pioggia continua agli oltre 180 mila metri cubi di questi giorni. L’altra ipotesi è legata all’allarme che era stato lanciato dal nucleo investigativo di polizia ambientale del corpo forestale di Stato sulle condizioni ambientali critiche della discarica di Serra Pastore a San Bartolomeo in Galdo dal quale fuoriusciva percolato.
«Il notevole flusso di liquidi di percolazione fuoriusciti dal corpo della discarica, stimato in una portata di 2 litri al secondo – aveva messo in evidenza il nucleo investigativo – confluisce nel vasto reticolo idrografico del fiume Fortore che alimenta la diga di Occhito, unica fonte di approvvigionamento d’acqua potabile della provincia di Foggia». Successivamente a questo allarme, nei giorni in cui per altro pioveva molto, c’era stato un sopralluogo dei tecnici del consorzio di Bonifica.
Contemporaneamente a Benevento presso la discarica di Serre si effettuò un prelievo straordinario di percolato e si avviarono le misure di bonifica e messa in sicurezza della discarica e dell’intera area. Procedure avviate dopo il 4 febbraio. Il Consorzio di bonifica ha informato tutti gli enti Campioni di liquido inviati all’Istituto superiore di sanità D’Arcangelo : «Le prime macchie rosse le abbiamo notate a dicembre, e subito ci siamo allertati»