Cappella edificata nel 1761 dal Sacerdote Don Nicola Reino. Appaiono,particolarmente interessanti i festeggiamenti in onore della Madonna Incoronata per il connubio tra sacro e profano. Festa che si celebra nell’ultima domenica di aprile presso l’omonima località rurale,qui si conduce in processione la statua della Vergine,che viene vegliata con canti e preghiere nei giorni precedenti la festa i contadini tracciano dei solchi nella terra che dall’orizzonte arrivano alla chiesetta,mettendoci tutto l’impegno per far si che siano più diritti possibile,e per competizione trà i vari gruppi e per devozione e ringraziamento per il raccolto.
Durante il rito i contadini innalzavano delle altissime verghe composte di grano erba e fiori alla cui sommità veniva posta la raffigurazione del santuario ovvero una scatola che racchiude una colomba che verrà liberata alla fine del cerimoniale,rito tenuto ancora vivo per merito di molti gruppi di giovani che durante l’anno preparano le verghe rivestite di fiori di carta crespa coloratissima che portano a spalla a seguito della processione per poi innalzarli davanti alla chiesa in onore della Madonna.
La festa è caratterizzata da veglie preghiere e colazioni consumate fugacemente sull’erba circostante la chiesa o nei vari chioschi allestiti per l’occasione. Le fonti storiche della festa del grano sono di aiuto per cercare di percorrere tutte le tappe di un fenomeno che negli anni si è arricchito di nuovi significati e si è adattato a nuovi dettami religiosi. L’origine del rito consistente nell’offerta del grano alle divinità si perde nella notte dei tempi e risale ai culti legati alla vita agricola in epoca pagana e al senso di paura e insicurezza legati alla precarietà del ritorno del seme scomparso. Infatti, l’esito del raccolto dipende da forze superiori e non controllabili dall’uomo, come le avversità meteorologiche, quindi sono queste che devono essere ringraziate se il raccolto è stato abbondante e devono essere sollecitate ad essere generose anche l’anno successivo con donativi e devozione. Le prime notizie storiche sulla festa del grano in Campania risalgono ai tempi dell’Impero Romano quando, nel mese di agosto, si fermavano i lavori agricoli e si ringraziava Cerere, dea del raccolto, con offerte e danze sulle aie e si svolgevano riti propiziatori per il raccolto successivo. Successivamente, con l’avvento del Cristianesimo, venivano portati carri carichi di grano in offerta a qualche Santo a titolo di devozione e gratitudine per il raccolto. Questo rito forse nasconde l’opinabile abitudine del clero che durante l’epoca feudale costringeva i contadini a donare parte del raccolto. In questo periodo nacquero i primi tentativi di intrecciare i fili di paglia per creare decorazioni. Tutt’oggi, i ringraziamenti per il raccolto sono dedicati ai Santi e alle Madonne cui sono devoti gli abitanti dei vari comuni della Campania ancora legati alle tradizioni agricole; la Madonna del Carmine a San Marco dei Cavoti, la Madonna Incoronata a San Bartolomeo in Galdo, l’Assunta a Fontanarosa e l’Addolorata a Mirabella Eclano, paesi dove le divinità femminili dei campi sono state recuperate nella figura cristiana della Madonna.
Nella foto: Celebrazione della festività della madonna Incoronata inizio anni ’50
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