Anno 1853 (San Bartolomeo in Galdo, 7500 ab)
E’ in fase di ultimazione la navata laterale destra della Chiesa Madre; i lavori sono iniziati nel 1851 su disposizione del vescovo di Lucera D. Giuseppe Jannuzzi, che aveva ceduto tre stanze dell’attiguo palazzo episcopale, soggiorno di tutti i vescovi della ormai soppressa Diocesi di Volturara e Montecorvino a partire dal 1330.Ma soffermiamoci sull’ Episcopio o Palazzo Vescovile: esso viene edificato, ricco di 26 stanze, ad opera di Monsignor Simeone Majolo (1571-1596), vescovo di Volturara, il quale stabili’ pure il Seminario in San Bartolomeo in Galdo, all’epoca in provincia di Capitanata. Non è chiara la data precisa della fondazione di questo edificio.
Essa si può rilevare solo da una iscrizione che tuttora si scorge sulla porta d’ingresso del palazzo, restaurato nel 1714 per munificenza di Papa Clemente XI, a cura del cardinale Orsini (nota in latino con traduzione*).
A causa della mancanza nella pressochè distrutta Città di Volturara, a sei miglia di distanza da San Bartolomeo, di una Casa per l’Episcopio e di altri mezzi di sussistenza, i Vescovi della Diocesi di Volturara scelsero per loro residenza, fin dal secolo XIII, il Comune di Sanbartolomeo all’epoca Regia Città Allodiale (Ricorso ragionato, 1832). Per “allodiale” si intende un possedimento fondiario regale libero di obblighi feudatari. Il Cirielli nella sua monografia del 1853 riporta quanto segue: “San Bartolomeo fu esente dal dominio di feudatarii secolarii”. […]
* Ecco la iscrizione: Sanctae Vulturariensis Ecclesiae novam hanc Episcopalem Donum, Novus, inhabitarus ingrederis Pontifex. Tuorum Absentia Praedecessorum qua dirutam, quaque deciduam Clementis Papae XI Munificentia, Fratris Vincentits Mariae Ordinis Praedicotorum Episcopi Tuscolani S.R.E. Cardinalis Ursini Sanctae Benecentanae Ecclesiae Archiepiscopi Metropolitae, Sede hac Episcopali Vacante, Visitatoris Apostolici sollicitudo suffusi, erexit, concinnacit anno MDCCXIV. Iterum ut ruat derelictione ne facito, ut stet Aeternum. Uteri, inhabitatione conserva.
«Tu Sacerdote novello, entri per abitare questa nuova Casa Epistole della Santa Chiesa Volturarese, crollata per incuria dei suoi predecessori, risorta dalle rovine per la munificenza di Papa Clemente XI e del Cardinale Fr. Vincenzo Maria Orsini Arcivescovo Metropolita della Santa Chiesa beneventana. Quando questa sede episcopale era vacante, la sollecitudine del visitatore Apostolico la sostenne, la eresse e la completò nell’anno 1714. Non far sì che crolli di nuovo per incuria. Fa’ sì che resti per sempre. Conservala nell’interno come dimora» (Vincenzo Del Re).
IL VESCOVO DI VOLTURARA NEL 2014
All’interno della Diocesi di Volturara (1037-1818) la Chiesa Madre di San Bartolomeo in Galdo era concattedra, ovvero aveva stessa dignità e stessi privilegi della Cattedrale di Volturara, ma precedenza minore. La bolla De Utiliori emanata nel 1818 da Papa Pio VII decreta la soppressione della “Diocesis Vulturariensis” e l’aggregazione del suo territorio alla Diocesi di Lucera. Anche San Bartolomeo in Galdo passa alla diocesi di Lucera per rimanervi fino al 1983. Oggi “Vulturaria” (cosi come riportata nell’Annuario Pontificio 1933) sopravvive come sede vescovile titolare a partire dal 1968; l’attuale vescovo titolare di Volturara, dal febbraio 2014, è Waldo Rubén Barrionuevo Ramírez, boliviano, redentorista, vescovo ausiliare del vicario apostolico di Reyes. La sede titolare nel diritto canonico si definisce come una diocesi della Chiesa cattolica a cui non corrisponde una sede residenziale del vescovo, cioè nel nostro caso, il vescovo titolare non si occupa del governo pastorale del territorio appartenente all’antica Diocesi di Volturara. Le sedi titolari sono in prevalenza delle sedi che in precedenza erano sedi residenziali, ma che per varie ragioni non lo sono più, è questo il caso di Volturara. Quando si verifica la soppressione di una diocesi residenziale può avvenire che il titolo sia inserito nell’annuario pontificio, con la possibilità che quei prelati il cui ruolo richieda l’ordinazione episcopale e che non siano alla guida pastorale di diocesi residenziali (come i vescovi ausiliari di diocesi residenziali, o prelati con incarichi amministrativi o diplomatici per la Santa Sede) abbiano il titolo della sede vescovile estinta; infatti, per il diritto canonico, ogni vescovo deve avere assegnato il titolo di una distinta sede episcopale.