Agosto 1977
Matteo Pacifico, agricoltore di San Bartolomeo in Galdo è intento a raccogliere pietre nei pressi di un torrente in C.da Sant’Angelo. Si accorge di un enorme masso che sembra avere delle scalanature. Pensa che non può essere un fenomeno naturale, si avvicina e prova a tirarlo fuori. Il masso è grande, pesante, si scoprirà di oltre 10 q., corre a chiamare alcuni amici per farsi aiutare. Legano il masso con un cavo al trattore e lo tirano fuori dalla terra, lo puliscono alla meglio e ne vien fuori un enorme e maestoso leone.
Seguirono gli iter burocratici, denuncia ai carabinieri, allerta della Sovrintendenza. In un primo momento il leone è stato ritenuto di epoca romana, ma ben presto sono sorti alcuni interrogativi. Dalla storia certa, ci spostiamo nel campo delle ipotesi, aiutati anche dalle similitudini. Sappiamo che nell’odierna c.da Castelmagno vi era un insediamento romano, ove furono deportati i liguri dal console M. Bebio Tamfilo, da qui il nome di Liguri bebiani. Sono stati trovati numerosissimi reperti romani in quella zona, cippi funebri, uno conservato al Museo di Castelmagno, l’altro incastonato nella piccola e bellissima chiesetta rupestre di Santa Lucia,
monete, ossa, fibbie, resti di vasellame. Tuttavia il leone è stato ritrovato a moltissima distanza da questo insediamento. E se non fosse romano? Ci sembra l’ipotesi più probabile, il leone dovrebbe e potrebbe essere di epoca sannita. Nel museo archeologico di Isernia vi è conservato un leone quasi identico al nostro, e significativo è che quasi tutti i leoni romani della prima età repubblicana, il periodo delle guerre sannitiche, sono tutti molto simili ai leoni di fattura sannita, come ad esempio quelli dell’Aquila, terra dei Marsi federati con i sanniti.
Forse vi era un insediamento sannita in c.da Sant’Angelo, ma non vi sono conferme, oppure stavano semplicemente trasportando la statua da qualche altra parte, magari la ruota del carro si è rotta e la statua fu lasciata in quel luogo in attesa di essere ripresa in un secondo momento che non è mai arrivato. In ogni caso noi ringrazieremo per sempre Matteo Pacifico per aver ritrovato questo prezioso reperto storico, ora conservato decorosamente nel Museo di Castelmagno, ma per anni posizionato davanti al minimarket in Via Variante.