In una nota inviata agli organi di stampa il dott. Ruggiero (PD) sindaco di Foiano Valfortore e consigliere provinciale scrive:
Il tema delle rinnovabili in Regione Campania sta diventando alquanto controverso. Assenza di una normativa chiara e che non siano in contrasto con il quadro legislativo nazionale, iter autorizzativi estremamente lunghi e governi locali troppo influenzati dall’umore di tanti micro comitati, rischiano di compromettere il lungo, ma inesorabile, cammino verso la sostenibilità energetica e con essa l’indipendenza dalle convenzionali fonti fossili. Negli ultimi dieci anni in Regione Campania abbiamo assistito a ben due moratorie, entrambe considerate incostituzionali, e che hanno solo raggiunto l’obiettivo di rallentare un processo che inesorabilmente dovrà andare avanti, persino accelerando. L’assenza di norme semplificative, e non ostative, degli iter, ha prodotto non solo il risultato di rallentare, spesso addirittura fermando, lo sviluppo di questo settore quanto ha contribuito a lasciare sulle colline sannite ed irpine centinaia di istallazioni il cui know how appartiene ad oltre trent’anni fa. Scenari senza senso in un mondo caratterizzato dal riscaldamento globale e dove ogni ente cerca di ricavarsi un ruolo determinante per far sentire il proprio peso.
Ed ecco che incontriamo Province, Enti Parco, Comunità Montana, che senza alcuna specifica competenza sfornano pareri quasi sempre negativi come se stessimo trattando la realizzazione di centrali nucleari, attraverso documenti che spesso non hanno alcuna legittimità giuridica e persino alcun senso logico. In questo scenario assurdo incontriamo Sindaci che preferiscono la strada del silenzio per mantenere un precario equilibrio fra chi è arrabbiato e chi beneficerà, ad esempio, di ottimi canoni ventennali per le occupazioni concesse, oppure Sindaci che utilizzeranno la questione delle rinnovabili quale veicolo elettorale in funzione dell’umore delle proprie comunità.
Eppure abbiamo tutti votato contro il nucleare in Italia, comprendiamo che non è possibile continuare con lo sfruttamento delle forme fossili dei combustibili quali gas, petrolio e carbone, ma con tanta difficoltà, ed un pizzico di ipocrisia, constatiamo che il percorso delle energie ricavate dal sole, dal vento e dall’acqua continua con sempre maggiori difficoltà. Eppure una piccola parte del territorio sannita rappresentato dai Comuni di Foiano di Val Fortore, San Marco dei Cavoti, Molinara, San Giorgio la Molara, Ginestra degli Schiavoni, Castelfranco in Miscano e Montefalcone di Val Fortore, anche se attraverso un lungo percorso, spesso caratterizzato da un acceso dibattito, ha saputo trasformare il settore in un elemento importante per le proprie comunità. Circa duecento assunti in una delle zone dove lo spopolamento galoppa, il Fortore è diventato sede di importanti aziende di livello nazionale ed internazionale, come EDf, Erg ed IVPC, quest’ultima proprietà del patron del Benevento Calcio e persino rappresentante della locale Confindustria. I Comuni hanno mantenuto una dignità istituzionale grazie alle royalties ricevute dagli operatori, che in mancanza avrebbero ridotto i Sindaci a meri notai della vita locale pubblica.
In una zona che non conosce alcun insediamento industriale, l’eolico ha rappresentato l’unica via perché potessero ancora esistere le Amministrazioni comunali che in molti comuni montani, specie nei più piccoli, stentano persino a trovare candidati alla carica di primo cittadino. L’ipocrisia della vicenda spesso la si osserva in quelle amministrazioni che pur ricevendo benefici economici evidenti coltivano un’avversità che spesso è giustificata unicamente da becere vicende locali. L’eolico per il Fortore ha rappresentato anche la continua manutenzione della viabilità rurale ed interpoderale, che in assenza di finanziamenti regionali sulle ultime programmazioni europee sarebbe letteralmente deflagrata nel più totale silenzio uscendo dall’agenda della politica regionale. Gli stessi canoni concessi ai locali agricoltori hanno contribuito a risollevare un settore che è incapace di produzioni agricole di particolare qualità ed di insignificanti quantità, ma che pur viene vista, a torto, come una potenzialità mai sfruttata per quel rilancio che non è mai avvenuto nonostante i milioni di euro in aiuti economici sulle passate programmazioni comunitarie. Perchè coltivare in montagna, su terreni argillosi e franosi, con milletrecento ore di insolazione, con scenari caratterizzati da venti e piovosità, è veramente molto difficile e certamente l’eolico non ha mai creato un danno a tutto questo. Il Fortore in questi vent’anni ha saputo generare un piccolo microcosmo economico, che certamente poteva essere migliore, come tutto nella vita, ma comunque non ha prodotto devastazioni o frenato alternative forme di sviluppo, come tanti vogliono far credere, se non quelle aspettative assistenziali tanto di moda nei decenni precedenti, e che vedevano, ad esempio, nella forestazione la massima aspirazione lavorativa di un giovane.
Nel frattempo lo Stato ha messo in campo enormi investimenti nell’ammodernamento delle reti elettriche, anch’esso spesso rallentato, perché nella follia delle norme concorrenti fra lo Stato e le Regioni, gli iter autorizzativi vengono delegati alle seconde incappando quindi nelle stesse problematiche che incontrano le infrastrutture preposte alla produzione di energia da fonte rinnovabile. Vere e proprie nuove autostrade dell’energia che si inseriscono nei grandi corridoi europei e che oggi sono capaci di gestirle l’imprevedibilità delle fonti rinnovabili, queste ancora governate dal pianeta e disponibili con l’intermittenza delle stagioni o del ciclo giorno/notte. Investimenti inutili se collegati con la palude burocratica della Regione Campania e di quella marea di enti, con o senza competenza, che bisogna sconfiggere per cercare di andare un passo in avanti contro l’inevitabile riscaldamento globale che una vecchia ed ipocrita mentalità ambientalista sta producendo. Il Fortore ha certamente bisogno di altro, ma ormai deve prendere coscienza di avere un enorme potenziale energetico da gestire nei prossimi anni, dando a questa terra quella dignità che spesso dimentica di avere abbandonandosi persino a delegare chiunque alla ricerca di soluzioni come spesso capita negli accorati appelli del mondo ecclesiastico impegnato nella rinascita delle aree interne.