In uno dei suoi famosi aforismi, Ennio Flaiano definiva gli italiani, bravissimi nel correre sempre in aiuto del vincitore.
Noi sanbartolomeani non facciamo eccezione, ci piace salire sul carro di chi vince o di chi pensiamo che possa vincere.
L’Archivio di Stato di Lucera, grazie a scellerate misure di revisione della spesa è quasi chiuso, apre poche ore al mese e previa prenotazione, ma riuscire a prenotare telefonicamente è più arduo che prendere la linea nell’allora gioco dei fagioli in Pronto Raffaella, indimenticato programma della Carrà, degli inizi degli anni ’80.
L’Archivio di Stato di Foggia rischia di emulare Lucera quando andrà in pensione l’ultima direttrice, la dott.ssa Battista, indice vivente del materiale contenuto nell’archivio. Prima che ciò avvenga, noi ci siamo concessi il lusso di una prima ricerca sul Risorgimento a San Bartolomeo. Fino all’istituzione della Provincia di Benevento noi eravamo parte integrante della Capitanata pertanto la nostra storia fino al 1861 è conservata nell’archivio dauno.
L’annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte è ormai lapalissiano, non avvenne grazie ai miracoli di Garibaldi, ma fu decisa dalle grandi potenze europee, Inghilterra in primis, per spazzare via un possibile competitor sul Mediterraneo.
L’annessione necessitava di un appoggio giuridico che venne fornito dal Plebiscito del 21 ottobre 1860. Le irregolarità furono talmente eclatanti da suscitare il biasimo degli stessi inglesi, ma ormai era fatta.
Nelle grandi città nei giorni precedenti il Plebiscito furono affissi dei grandi cartelli, in cui si dichiarava nemico della Patria chi si fosse astenuto o avesse dato il voto contrario all’annessione.
A Napoli e nelle città principali del Regno, furono posizionate nelle piazze principali due urne di colore diverso, una per il SI all’annessione e l’altra per il NO, ove i votanti dovevano inserire la scheda. Capirete che la segretezza del voto era clamorosamente compromessa. I votanti si apprestavano all’urna tra ali di liberali inferociti e camorristi armati. Era molto difficile votare liberamente.
Nei paesi invece, vi era una libertà maggiore. I vincitori erano ormai i piemontesi e il sanbartolomeano l’aveva intuito. Da sempre, con una sola eccezione, noi abbiamo votato per il più forte e lo facemmo anche quel 21 ottobre 1860.
San Bartolomeo s’era sempre contraddistinta per la fedeltà alla monarchia borbonica, i moti del 1848 scivolarono sul borgo senza conseguenze. Viva O’ Re Ferdinando era il motto dei “Galantuomini” e del popolo.
Ma in quell’ottobre del 1860 il vento era cambiato e il sanbartolomeano ha l’olfatto fine.
Il suffragio universale era di là da venire, agli albori del Regno d’Italia il suffragio era ristretto, si votava per censo. Gli ammessi al voto erano i maschi superiori ai 25 anni e di elevata condizione sociale. A San Bartolomeo avevano diritto al voto circa 1300 persone, e ciò denota che l’economia del luogo era prospera e non vi era la miseria descritta dalla White Mario. Non navigavamo nell’oro, ma non morivamo di fame, ad affamarci ci avrebbero pensato qualche anno dopo, Rattazzi, Minghetti, Sella, De Pretis e Menabrea.
Il 21 ottobre 1860 era domenica, in Largo del Giglio (diventerà Piazza Garibaldi), furono posizionate due urne, i votanti potevano tranquillamente e senza particolari pressioni depositare la scheda prescelta nell’urna apposita.
A Castelfranco e Montefalcone si ebbero dei disordini ed il plebiscito fu posticipato di qualche giorno.
Nell’assolato e placido Largo del Giglio i “galantuomini” si recarono al voto, non vi furono incidenti, ma si respirava un clima di festa.
A sera ci fu lo spoglio. I votanti furono 1158, i favorevoli all’annessione furono 1156 i contrari 2.
Non biasimiamo i 1156, avevano l’olfatto fine e l’udito sviluppato, avevano sentito odore di vittoria e rumore di crollo, la vittoria dei Savoia, il crollo dei Borbone.
Non ci stupisce nemmeno il repentino cambiamento di bandiera, dal Giglio alla Croce, ma daremmo un occhio della testa per sapere chi furono i due eroi che, in modo anacronistico, votarono per il giovane re Francesco, ormai “recluso” a Gaeta.
Due persone che col loro voto salvarono la faccia del borgo, pensate che a Lucera su 3446 votanti i SI furono 3446, a Cerignola su 3622 votanti i SI furono 3622, a San Severo su 4160 votanti i SI furono 4160.
Era difficilissimo sottrarsi alla pressione anche militare dei nuovi padroni nei grandi centri, ma nei piccoli paesi ove si poté votare quasi in serenità, le sorprese non mancarono: a Poggioimperiale su 278 votanti i SI furono 72 chi votò NO furono 206, a Panni su 457 votanti i SI furono 136, i NO 321. Un riconoscimento va ai nostri vicini di Volturara su 263 votanti i SI furono 217 i NO 46.
Il mondo era cambiato, i nuovi padroni iniziarono la spogliazione. Come sempre succede quando vi sono sconvolgimenti epocali, vi fu chi ampliò le proprie fortune e chi dovette affrontare la buriana provando a salvare il salvabile.
Noi siamo riconoscenti a quei due anonimi sanbartolomeani, che già da allora seppero tenere la schiena dritta nei confronti della faccia violenta ed arrogante del potere.
Ad Maiora Ariadeno