Molti sono stati i suoi impegni nel togliere dalla strada ragazzi sbandati, che oggi occupano posti di riguardo come professionisti. Si è più volte fatto carico dei problemi della povera gente che non aveva di che sfamarsi, procurando loro il necessario e assicurando i figli presso strutture religiose di accoglienza. Ha ricoperto per lungo tempo il ruolo di insegnante di religione presso istituti superiori ed a capeggiato in svariate circostanze manifestazioni per l’apertura dell’ospedale, e principale protagonista nella costruzione della cappella dello stesso ospedale rivestendone la carica di cappellano. Tra le sue ultime volontà il pensiero ai giovani disoccupati ed al mancato completamento del nosocomio fortorino: “Mi rammarica il fatto di non aver potuto vedere realizzato e funzionante interamente l’ospedale”. Mentre riguardo alla vita, negli ultimi suoi giorni asseriva: “La vita? Non ci ho capito proprio nulla. Ci dobbiamo rimettere solo alla volontà e misericordia del Signore”. La sua schiettezza e la sua voglia di fare avevano caratterizzato la sua esistenza. E seppure in età avanzata, con perfetta lucidità e caparbietà, ha sempre continuato nella celebrazione e grazie a lui la chiesetta del calvario è rimasta sempre aperta al culto. La chiesa del convento ha accolto il feretro di Padre Aniceto ed una folla commossa ha tributato l’ultimo saluto ad un frate che come suo fratello Padre Silvestro, anch’esso francescano, lascia un grande vuoto nella vita quotidiana di ogni sanbartolomeano. Momenti di commozione e partecipazione si sono avuti per la presenza di molti confratelli francescani, giunti da ogni parte della provincia per manifestare l’affetto ed il cordoglio alla famiglia di Padre Aniceto. Zi’ monaco, resterà sicuramente nei cuori di quanto lo hanno amato, conosciuto e apprezzato. Ed in modo particolare resterà nei cuori dei suoi parenti.
di "Celestino Agostinelli"