Sapevamo che la situazione non è rosea, ma la relazione iniziale del sindaco Sangregorio ha addirittura rivelato ai cittadini una situazione disastrosa e a dir poco paradossale. Da più parti, infatti, si sono levate voci che lasciano presumere o ad un possibile dissesto finanziario del Comune, o in alternativa, ma come ultima analisi alla vendita di alcuni beni comunali.
Nell’uno e nell’altro caso, è certo che i cittadini di San Bartolomeo in Galdo saranno chiamati a importanti sacrifici, a partire dall’aumento delle tariffe per alcuni servizi, alla riduzione di erogazione per altri.
La raccolta differenziata è un esempio per entrambi i casi, aumento del costo che raddoppia rispetto al 2008 e riduzione del servizio, con ordinanza sindacale n.37 del 9/07/09 si riduce infatti la raccolta dell’umido a sole 2 volte a settimana e non più tre come in precedenza.
E ancora, è da ricordare il servizio navetta, non più attivo.
I cittadini di San Bartolomeo si chiedono, quanti sacrifici dovranno ancora fare e quanti soprusi dovranno ancora sopportare?
Di contro, non si fa altrettanta chiarezza sulla situazione debitoria del Comune, il bilancio presentato ha più l’aspetto di una relazione e non di vero e proprio bilancio di previsione. Dove sono i numeri? Dove sono i debiti riconosciuti? A quanto ammontano esattamente? Con quali entrate si coprono? Non è dato ancora sapere. Il bilancio approvato sarà vero? Sarà legittimo?
Di ciò si occuperà la Corte dei Conti e la Procura della Repubblica. È lecito, quindi, che si alzi un grido di protesta, è lecito che si vogliano chiarezza e spiegazioni. E il grido di protesta c’è stato, in Consiglio comunale si è fatta sentire la voce forte di una donna (la mamma del sindaco Sangregorio) la quale, unendosi alla richiesta della minoranza, e in totale accordo con loro, tuonava, come per rimproverare chi ancora latita sui problemi: “La gente vuole sapere quanti sono i debiti e chi li ha fatti e chi li ha fatti deve andare in galera”.
Non è chiedere troppo questa è veramente legalità, giustizia e trasparenza, e questo i cittadini di San Bartolomeo, chiedono con forza.
C’è da augurarsi che l’Amministrazione e il sindaco Sangregorio, che hanno sinora disatteso ogni invito a fare chiarezza, diano ascolto all’accorato appello di una mamma che invoca giustizia e legalità per il popolo.
Si è discusso inoltre, sempre su sollecitazione della minoranza, del rimborso da effettuare ai cittadini in ordine alla sentenza n.335/08 della C. Costituzionale. Come forse non tutti sanno, la C. Costituzionale con la sentenza richiamata ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell’art.14, comma 1, della Legge 5/01/94 n.36, come modificato dall’art.28 della Legge 31/07/02 n.179, ed ancora ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell’art.155, comma 1, primo periodo del Decreto legislativo 3/04/06 n.152. Tradotto in termini chiari significa che: “i comuni (come il nostro) sprovvisti di depuratori, ma che abbiano, però, negli anni passati riscosso la tariffa per la depurazione devono provvedere al rimborso in favore dei cittadini.
I nostri amministratori fino ad oggi non si sono neppure posti il problema. Il movimento dei Pentri ha messo a disposizione dei cittadini la sua organizzazione e tantissime sono state le richieste di rimborso già presentate, e altre ancora ne saranno presentate. Con la Legge n.13/09, che ha convertito il Decreto Legge n.208 del 30/12/08, all’art.8 comma 2 si è stabilito che: “i gestori del servizio idrico provvedono anche in forma rateizzata, entro il massimo di cinque anni, a decorrere dal 1/10/09 alla restituzione della quota tariffa non dovuta riferita all’esercizio del servizio di depurazione.
Altri comuni hanno già previsto di effettuare direttamente il rimborso in bolletta ai cittadini.
Il nostro Comune, che procede alla riscossione del servizio, tramite gestore, avrebbe dovuto richiedere a quest’ultimo di rimborsare le somme non dovute e, in caso di risposta negativa, costituirlo in mora, come moltissimi comuni in Italia hanno già fatto. Ciò soprattutto considerato che la Gesesa s.p.a. ha risposto alle nostre richieste, dichiarando per iscritto “di non poter procedere direttamente al rimborso di quanto richiesto perché, così come previsto dalle normative di riferimento e dal contratto in essere con il Comune, gli importi a suo tempo riscossi sono stati accantonati per l’utilizzo secondo le normative vigenti all’epoca della riscossione”.
Questo significa per i cittadini di San Bartolomeo che la Gesesa ha già risposto picche. Bisognerà agire quindi nei confronti di entrambi (Comune e Gesesa). Perciò, il Comune, passata la pausa estiva, si vedrà notificare una moltitudine di atti giudiziari con cui i cittadini gli chiederanno il rimborso delle somme non dovute. È prevedibile uno smisurato contenzioso che andrà ad aggravare ulteriormente la situazione già precaria del bilancio comunale. Ai cittadini vogliamo ricordare che numerose sezioni delle C. dei Conti, tra cui la sezione Campania (sent. n.24/08) hanno chiarito che il rimborso spetta al cittadino che ne fa richiesta, questo significa che coloro che non presentano domanda, potrebbero vedersi negato il diritto.
Il movimento politico culturale dei Pentri, perciò, continua ad essere a disposizione dei cittadini per la richiesta di rimborso.
I Pentri
Il comitato direttivo