Che il Sannio sia un territorio con una costante emorragia di popolazione è un dato ormai acquisito. Diversi i fattori che stanno portando ad un continuo e inesorabile spopolamento dei centri minori della provincia di Benevento: temi legati alla mancanza di infrastrutture adeguate, mancanza di opportunità per i giovani e un bilancio negativo per quanto riguarda le nascite e i decessi. Per avere un quadro più chiaro di quanto sta accadendo basta consultare i numeri della demografia dell’Istat rielaborati da “Il Sole 24 Ore” in una infografica nazionale e regionale. L’analisi confronta le rilevazioni del 2012 con quelle del 2017.
Andando nel dettaglio dei capoluoghi di provincia, emerge che Benevento è passato dai 61297 abitanti del 2012 ai 59945 del 2017 per un saldo negativo del -2,2% (-1352 abitanti). Un dato significativo se si pensa che è l’unico capoluogo campano in perdita: Salerno + 1,6%, Caserta + 0,7% Napoli + 0,9% e Avellino +0,5%.
Scendendo al livello provinciale i numeri raccontano di una fuga di popolazione dai centri più interni come il Fortore o la zona del Tammaro, mentre la Valle Caudina, quella Telesina e il Medio Calore sembrano risentire meno dello spopolamento.
In sostanza, Montesarchio fa registrare un +2,4%, Telese Terme passa dai 6967 residenti del 2012 a 7605 del 2017 con un saldo positivo del 9,2% e San Giorgio del Sannio cresce di oltre 2 punti percentuali. Dall’altro lato ci sono invece San Bartolomeo in Galdo che perde il 5,6% dei cittadini e Castelvetere in Val Fortore che raggiunge quota -12,7%. Ancora peggio Sant’Arcagelo Trimonte che perde il 15,3% della popolazione.
La fotografia scattata dalle statistiche non è confortante sul piano generale, ma lancia anche segnali importanti in merito ad alcuni centri della provincia che sono in crescita. Un dato, quest’ultimo, che più che rallegrare serve come spunto di riflessione per delle scelte strategiche e politiche. In piena campagna elettorale – con lavoro, sviluppo e crescita sbandierati da tutti i partiti – appare evidente che il tema demografico debba entrare a pieno titolo nel dibattito politico locale ed anche nazionale.
I numeri raccontano, infatti, che i comuni che crescono sono tutti di medie dimensioni e posizionati in zone strategiche. Migliorare le condizioni generali dei territori – la protesta dei cittadini del Fortore è un esempio – potrebbe essere l’unica cura ad una ferita profonda che rischia di uccidere i piccoli comuni.
Il trend di spopolamento, infatti, riguarda tutta la fascia appenninica e montana del Paese. “Sommando tutto il risultato – si legge sul quotidiano economico – il valore netto è maggiore di zero. In effetti in cinque anni i residenti in Italia risultano essere un filo sotto gli 1,2 milioni in più, per un totale di circa 60,6 milioni di persone”. Il problema è che si concentrano principalmente nei gradi centri e nelle zone costiere.
Fonte:ntr24.tv