Da dove nascono le perplessità sulla realizzazione del metanodotto?
“Da una segnalazione, giunta al Wwf regionale diversi mesi fa, di una situazione molto generica a Castelvetere in Val Fortore. Riguardava due progetti a elevato impatto ambientale per il territorio di quel Comune: una centrale eolica e un metanodotto. Ad attirare particolarmente la nostra attenzione è stata un’assemblea comunale svoltasi a Castelvenere alla quale non abbiamo potuto partecipare attivamente. Sono stati alcuni esponenti locali che ci hanno fornito le prime indicazioni. In seguito abbiamo fatto una richiesta formale al Comune di accesso agli atti, nei quali non c’era scritto un granché. Così ci siamo rivolti alla Regione tenendo conto che le zone interessate fanno parte di Rete Natura 2000”.
Cos’è Rete Natura 2000?
“È il nome che il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha assegnato a una “rete” di aree destinate alla conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell’Unione stessa e in particolare alla tutela di una serie di habitat e specie animali e vegetali. La Snam Rete Gas ha predisposto una Valutazione di Incidenza per l’impatto dell’opera nei siti interessati che è stata accolta, forse con un po’ di superficialità, dalle due Regioni interessate, Campania e Molise. Proprio a queste ultime abbiamo chiesto di visionare gli atti inerenti la costruzione del metanodotto”.
“Studiando le carte ci siamo resi conto che è tutto molto superficiale. Ci sono numerose ripetizioni nell’analisi delle caratteristiche di ciascun sito, nella valutazione degli impatti e nelle misure di mitigazione proposte. Nello studio si fa riferimento esclusivamente a dati di origine bibliografica, mai a sopralluoghi o a indagini e interviste a persone con maggiori conoscenze dei luoghi e degli aspetti naturalistici e paesaggistici. Si prendono in esame, prevalentemente, gli impatti dell’opera nella fase di esercizio a regime, mentre si affronta con estrema sintesi quella dei lavori per la posa in opera che potrebbe presentare, invece, i maggiori rischi di inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque per i possibili rilasci di sostanze chimiche utilizzate direttamente nelle lavorazioni. Manca, infine, un cronoprogramma dei lavori”.
Quale l’impatto sull’ambiente prevedete per tale progetto?
“Attualmente no. C’è da sottolineare, però, che abbiamo già avuto, circa una decina di anni fa, un contatto con l’azienda che all’epoca si occupava della realizzazione di un altro metanodotto che attraversava la zona del Matese. Ci rivolgemmo alla Snam per la visione di alcune procedure adottate. Da parte loro ci fu molta disponibilità. Per questo, ci aspettiamo, anche adesso, di essere contatttati e ricevere ulteriori chiarimenti in merito. In caso contrario non esiteremo a intraprendere azioni più forti per la tutela del territorio sannita”.
Alessia Tornusciolo
da il Quaderno.it del 28/11/2007