Tra soli pochi mesi avrò raggiunto l’età di 70 anni, essendo nato nell’immediato, triste secondo dopoguerra.
Questa circostanza e l’essere innamorato del mio paese natìo mi portano spesso a riflettere se non sia il caso di raccogliere – insieme ad altri coetanei – ricordi della nostra fanciullezza e dell’adolescenza vissute, tra gioie e dolori…, nel nostro carissimo paese.Un tempo era un grosso centro abitato, per lunghi anni capoluogo di Mandamento, che io definisco “di confine” per tutto quanto questo aspetto possa rappresentare per il territorio in sé (il Fortore), per la sociologia e per la nostra derelitta economia.
Praticamente abbandonati dal potere Centrale, persino da quello della Provincia, per secoli siamo andati avanti – dice anche il nostro illustre Vergineo – rimboccandoci le maniche e traendo, di generazione in generazione, solo ciò che ci poteva offrire l’Agricoltura e l’Artigianato.
E questo sino a tutti gli anni, direi Settanta, quando divenne sempre più massiccio il fenomeno dell’emigrazione, passando dai 12.ooo abitanti del 1951 ai 4.900 appena, di oggi.
Noi “vecchi” – e con questo termine intendo tutti quelli nati prima del 1965 – che ora, per la gran parte, viviamo sparpagliati in mezzo mondo, siamo i soli, autentici “portatori di vividi ricordi” della San Bartolomeo che fu.
E’ proprio per questa precisa circostanza che, da figlio di San Bartolomeo, sento profondamente il dovere morale di lasciare scritto dei documenti veritieri sul paese, da consegnare alle future generazioni!
E poi tutti sappiamo la somma importanza che riveste la conoscenza del proprio Passato per un popolo, specialmente ora che la società diventa sempre più massificata ed annacquata dai social e dalle cosiddette economie finanziarie globali….
Lo spunto sempre più convinto per fare il punto sul nostro passato mi è venuto anche da Facebook e da internet in genere, il più potente mezzo per scovare compaesani in giro per il mondo.
E oserei aggiungere che siamo proprio noi “emigrati, vicini e lontani” i portatori di comportamenti, fatti ed eventi che si facevano solo a San Bartolomeo, diciamo sino al 1970… E siamo anche quelli che abbiamo conservato il nostro vero ed autentico dialetto stretto.
Da quanto ho accennato sin qui, capirete che bisognerà mettere in atto una vera e propria Ricerca che richiederà l’impegno convinto di tutti noi, nessuno escluso.
Si capisce, di coloro che vogliono esserci….
Da parte mia, preciso subito, che mi sento solo uno dei “fondatori” di questa bellissima Idea, e qui chiamo a raccolta, come si dice, tutti coloro che vogliono mettere a disposizione della comunità un po’ del loro tempo e tutto il loro impegno mentale sul da farsi, immagino in un paio d’anni.
Servono le persone semplici e coloro che hanno studiato, in tutti i campi, mettendo tutto a disposizione di tutti, senza gli sciocchi protezionismi e gelosie personali, che sempre affiorano.
Bisognerà percorrere il territorio (di 8.400 ettari!) per scoprire tutte le sue risorse, consultare Archivi storici e Biblioteche, raccogliere tutte le foto storiche disponibili, interrogare la gente comune con almeno 60 anni di vita.
Per quanto mi riguarda ho già aperto dei canali informativi “di alta qualità” con ultraottantenni ancora lucidi e che “sanno”.
La Ricerca che faremo, per assumere valore probante e scientifico, deve essere supportata da “fonti” certe e credibili, comprese le registrazioni in viva voce.
Ed ecco la mia proposta.
Servono, innanzitutto, delle riunioni organizzative – magari da farsi al Liceo – aperte come uditorio anche ai giovani, intanto per contarci, ma soprattutto per fare una prima bozza del programma da mettere in atto e portare a termine.
Una prima bozza del Programma, che IO ho in mente, la stilai nell’ormai lontano agosto 2015, ma ovviamente non posso qui divulgarla perché va prima adeguata ed integrata con gli apporti degli altri.
Antonio Pacifico (nato nel 1948)
Domenica delle Palme
25 marzo 2018