Prima di Drazen Petrovic, c’era un altro giocatore che devastava i palazzetti di mezza Europa, il suo nome Mirza Delibasic è scolpito a lettere d’oro nel pantheon dei più forti di sempre.
Mirza nasce a Tuzla in Bosnia da genitori musulmani, ma la sua religione fu dapprima il basket e poi l’alcool.
Un dio pagano che con la palla in mano faceva impazzire le difese. Fu voluto fortemente al KK Bosna dal suo padre putativo Bogdan Tanjevic chiamato ad allenare la squadra bosniaca. Boscia era l’unica persona al mondo capace di tenere a freno l’amore smodato per alcool e sigarette di Mirza. Il KK Bosna era una squadra mediocre, non certo l’Olimpo delle squadre slave come il Partizan, la Stella Rossa, il Cibona, la Yugoplastika, ma in pochissimi anni con Tanjevic in panca e Mirza in campo vinsero tutto ciò che c’era da vincere, scudetti, coppa di Jugoslavia, Coppa dei Campioni.
Con la nazionale yugoslava la storia non fu diversa, vinse tutto, Mondiali, Olimpiadi, Europei. Mirza era una guardia spaventosamente talentuosa.
Il Real Madrid non si lasciò scappare il miglior talento europeo, aveva già il secondo quel Drazen Dalipagic che di lì a qualche anno avrebbe fatto impazzire le difese del campionato italiano.
La coppia Delibasic – Dalipagic diede spettacolo a Madrid, vincendo il primo anno lo scudetto e la Coppa Intercontinentale.
Ma alcool, sigarette e vita sregolata minarono fisico e prestazioni di Mirza. L’anno successivo il bis fu solo sfiorato, il Real perse lo scudetto solo nella gara di spareggio.
Mirza era di gran lunga il più forte giocatore europeo, ma anche uno slavo che sperperava il suo talento.
Fu Boscia Tanjevic nel frattempo approdato a Caserta a lanciargli un’ancora di salvataggio per esprimere di nuovo tutto il suo talento.
Mirza raggiunse il Maestro nella città della Reggia, dove c’era già un altro leggendario giocatore Oscar Schmidt.
Coach Tanjevic proibì a Delibasic di bere e fumare, e Mirza non volle deludere il suo mentore. Arrivò a Caserta nell’estate 1983 e si mise subito al lavoro in palestra.
Già dai primi allenamenti si capiva che la voglia di giocare era tornata al genio slavo. Insieme con Oscar formavano la coppia di stranieri più letale di tutta la serie A, i tifosi sognavano scudetti, coppe italiane ed europee.
Il bosniaco migliorava di giorno in giorno, avvicinandosi sempre più a quel campione che aveva deliziato la pallacanestro pochi anni prima. Il Presidente Maggiò si fregava le mani, i tifosi sognavano.
Ma il destino decise diversamente, al ritorno dal ritiro di Bormio, una vena nella testa di Mirza si ruppe, salvò la vita, ma terminò la carriera ed il sogno di Caserta dovette attendere quasi un decennio e si realizzò con altri interpreti.