San Bartolomeo in Galdo e Biccari sono separati da soli 15 chilometri in linea d’aria. Avevamo qualcosa in comune qualche secolo fa, eravamo entrambi provincia di Capitanata; avevamo qualcosa in comune qualche decennio fa, appartenevamo entrambi alla diocesi di Lucera.
Abbiamo ancora qualcosa in comune, due dei più grandi campioni sportivi di tutti i tempi nelle loro discipline sono nati o hanno origini nei nostri paesi.
Se Biccari ha dato i natali nel 1882 a Raffaele De Palma, divenuto negli Stati Uniti Ralph, San Bartolomeo in Galdo ha visto nascere Pasqualina Picciuto che una volta emigrata negli Stati Uniti darà i natali a Rocco Francis Marchegiano, passato alla storia come Rocky Marciano.
Ralph è considerato uno dei più grandi piloti di tutti i tempi fa parte dal 1973 dell’Automotive Hall of Fame, sorta di albo d’oro per tutti coloro che si sono contraddistinti nell’industria dell’automobile. Il nome di Ralph fa la sua bella figura vicino a Mario Andretti, Karl Benz, Ettore Bugatti, Louis Chevrolet, André Citroen, Rudolph Diesel, John Dunlop, Henry Ford, Giorgetto Giugiaro, Carl Opel, Armand Peugeot, Ferdinand Porsche, Lee Iacocca ed Enzo Ferrari.
E proprio il Drake, considerato uno dei più grandi imprenditori italiani, nella sua autobiografia dichiarò di essersi ispirato al pilota pugliese sia nella sua breve carriera da pilota, sia soprattutto in quella più luminosa di imprenditore.
Ralph è ad oggi l’unico italiano ad aver vinto la 500 miglia di Indianapolis, ha detenuto il record mondiale di velocità nel 1919 sfrecciando a 241 km/h, ha una percentuale di vittorie dell’88,5% grazie alle vittorie in 2557 gare su 2889 disputate. Per rendere l’idea dell’enormità della cifra, il tanto celebrato Michael Schumacher ha un 29% in carriera di vittorie, Hamilton 34,78%, Marc Marquez 37,61, Doohan 39,41, Valentino Rossi solo il 25%. L’immenso Agostini, il più grande motociclista di sempre, ha una percentuale di vittorie fantascientifica pari a 64,73%.
Insomma l’88,5% di De Palma sarà difficilmente battibile.
Rocky è stato uno dei più grandi pugili della storia. Forse il più grande peso massimo, una categoria che comprendeva gente come Cassius Clay, Joe Louis, Archie Moore, Mike Tyson, George Foreman.
Rocky è stato sicuramente il più grande incassatore, il più travolgente dei demolitori. Citando Marco Nicolini un grande conoscitore della nobile arte, Rocky aveva una combattività senza precedenti, due gambe corte che avrebbero potuto sostenere una quercia abbattuta, un gancio destro, potente ed efficace, quanto una scure d’acciaio temprato, Rocky era la voglia di rivincita della classe operaia emigrata dall’Italia, onesta e laboriosa che, in fuga da un paese ancora privo d’opportunità, trovava razzismo e ostilità nella propria strada per la sopravvivenza in America.
Rocky nella sua disciplina ha fatto meglio di Ralph, ha disputato 49 incontri vincendone 49, un 100% clamoroso e che potrà essere solo eguagliato da un’altra superstar della boxe che forse non è ancora nata e mai nascerà.
Rocky e Ralph due immensi campioni accomunati dalla terra d’origine, quella Daunia che non ha potuto offrire a Ralph in prima persona, a Pasqualina la madre di Rocky nessun futuro e loro quel futuro sono andati a prenderselo in America. Storie di riscatto e fatica, storie epiche, storie esemplari.
Ma se Ralph De Palma nel suo paese d’origine è idolatrato, le sue gesta sono addirittura istoriate sui tombini, Rocky a San Bartolomeo non ha l’importanza che gli spetterebbe quale figlio luminoso di questa terra.
Ad eccezione del periodo 2008 – 2014, Rocky non gode di grande popolarità. Nel 2008 vi fu una mostra organizzata da Errico Pizzi su Pasqualina e Rocky, si scoprì così che il grande pugile aveva la mamma di San Bartolomeo, dal 2009 al 2014 l’amministrazione Sangregorio anche attraverso il lavoro dell’assessore alla cultura Gianpaolo Fiorilli ha provato a far conoscere le gesta di Rocky organizzando un premio all’emigrante che portava il suo nome, dedicandogli una strada e l’impianto sportivo,.
Dal 2014 sulla figura di Rocky è tornato l’oblio. Eppure non si capisce che Rocky può fare a meno di San Bartolomeo in Galdo, lui è già leggenda, da molti è considerato il più grande pugile di sempre, superiore a gente come Joe Louis e soprattutto Muhammad Alì alla nascita Cassius Clay, su di lui sono stati scritti centinaia di libri, girati film che a lui si ispirano, documentari. Insomma, Rocky può fare a meno di San Bartolomeo, ma San Bartolomeo può fare a meno di Rocky?
A Ripa Teatina paese d’origine del padre, organizzano il Premio Rocky Marciano da assegnare ad uno sportivo, l’albo d’oro comprende gente come: Danilo Di Luca, Gianni Rivera, Massimo Oddo, Fabio Grosso, Andrea Zorzi, Valentina Vezzali, Clemente Russo, Stefania Belmondo, Giulio Ciccone, Roberto Cammarelle, Rocky Mattioli, Patrizio Oliva, Alberto Cova, Nino Benvenuti.
L’assessore Fiorilli realisticamente in mancanza di mezzi per poter organizzare una manifestazione di tal sorta anche a San Bartolomeo, ma che sarebbe stata comunque un doppio del premio di Ripa Teatina, ha optato per l’altra faccia di Rocky, quella dell’emigrante o discendente tale, che si afferma lontano dalla propria terra dando così lustro di riflesso al proprio piccolo paese.
Il Premio Rocky Marciano di San Bartolomeo è stato una meteora, ma sufficiente a farci conoscere alcuni emigranti o figli di emigranti che si sono fatti valere nei propri campi: dal cardiochirurgo di fama mondiale Antonio Pacifico, all’organista vincitore del Premio Bach Padre Egidio Circelli, dal costruttore Francesco Saverio Gallo, al Vice direttore Reggente del conservatorio San Pietro a Majella di Napoli Raffale Passaro, dal segretario della Camera di Commercio Indo – Italiana Sergio Sgambato, all’executive editor di Vogue Italia Guido Furbesco, all’ebanista “americano” Aldo Curiale.
Se per Rocky vale il detto evangelico del “Nessuno è profeta in patria”, Ralph è l’eccezione che conferma la regola.
Il 2023 sarà l’anno del turismo di ritorno, significativo che la regione capofila non sia una regione meridionale dove l’emigrazione ha picchiato e picchia più forte, ma le Marche, in ogni caso la riscoperta delle origini può rivelarsi un’occasione per tutti e in un paese come San Bartolomeo che ha migliaia di emigranti e discendenti di emigranti, lavorare sulle origini si potrebbe rivelare un piccolo volano di sviluppo, e chi meglio di Rocky potrebbe esserne la bandiera.