Il nuovo centro abitato si sviluppò sul luogo del nucleo originario, con l’afflusso degli abitanti dei borghi limitrofi di Castelmagno, di Ripa e S. Angelo, distrutti dalle guerre del tempo e dai terremoti. Il paese era interamente circondato da una cinta muraria munita di torri e di cinque porte: porta San Vito, porta della Croce, porta Provenzana, porta Murorotto, porta Vicaria detta anche porta Portella. Nel paese c’era anche un castello, di cui probabilmente ne è un avanzo l’attuale campanileâ¦attaccato alla chiesa Madre. L’esistenza della fortezza e la sicurezza della cinta muraria troverebbe conferma anche nel fatto che, nelle guerre tra i Durazzo e i d’Angiò, il principe Ottone di Brunswick vi teneva il suo quartiere generale e che âivi prese stanza nel 1392 ancora il celebre condottiero di ventura Alberico da Barbiano, il quale fu il più grande tra i capitani del suo tempo, e si formò alla scuola di Francesco Sforzaâ. Anche l’attuale stemma del Comune, tramandatoci da tempi remoti, dimostra che l’abitato era circondato da mura e munito di torri e di castelli per resistere alle incursioni barbariche ed agli assalti dei Saraceni. Nello stemma, infatti, figurano due piccoli colli posti l’uno di fronte all’altro ed a breve distanza dall’abitato, su ciascuno dei quali è costruito un castello, che doveva servire da difesa e da segnalazione in caso d’invasione di gente straniera nell’abitato.
Vi era una via principale, âdecumanusâ, lungo la quale si allineavano le case più grandi e dalla quale si dipartivano vicoli stretti e ripidi, âcardinesâ, nei quali vi erano numerose case che si fronteggiavano a breve distanza, spesso collegate tra loro con archi e supportici, caratterizzate dai tipici â jafiiâ . Il termine, forse deformato attraverso la trasmissione orale, potrebbe essere stato originato da âatriumâ incrociato con âianuaâ che significa porta; era proprio tramite quest’arco che si accedeva, attraverso la porta, all’abitazione vera e propria. Il piano terra, generalmente adibito a ricovero per animali da soma e da cortile, talvolta costituiva l’abitazione di famiglie indigenti, costrette a vivere in poco spazio e in condizioni igieniche assai carenti. La parte sottostante ogni âjafioâ era un vuoto utilizzato per lo più a porcile o a pollaio. Era abitudine, spesso delle donne e degli anziani, fare qualche lavoretto o riposare davanti alle entrate delle abitazioni, conversando con i vicini o con i dirimpettai. Fu ingrandita l’antica cappella dedicata all’apostolo Bartolomeo, punto di raccolta dell’intera comunità , e ad essa furono aggiunte altre chiese minori . Verso la fine del XIV secolo, San Bartolomeo in Galdo divenne il centro principale del feudo Mazzocca e fu scelto come dimora preferita dagli abati Commendatari del monastero di S. Maria del Gualdo, per i loro soggiorni in loco.