PILLOLE DI STORIA ANTICA – 3) Nuovo priorato dei Canonici Regolari del Santo Salvatore a Mazzocca, dal 1506 al 1660
La vita del nuovo priorato non fu facile né tanto meno florida. Bisogna tener presente che i nuovi monaci provenivano quasi tutti dall’Italia settentrionale (Tolentino, Padova, Gubbio, Siena etc.), trovandosi pertanto un po’ smarriti in una zona nuova che essi non conoscevano. Le difficoltà obiettive non mancarono. Certamente, non si trovavano a loro agio; spesso erano in contrasto con la nuova badia di San Bartolomeo. Fatto sta che nel 1518 rivolsero un’istanza presso la Santa Sede per far sì che il monastero del Gualdo fosse unito a quello di Sant’Agnello di Napoli, in quanto faceva parte della stessa congregazione. L’appello fu accolto e da allora in poi, per tutto il resto della sua esistenza, il nuovo priorato rimase annesso al monastero di Sant’Agnello di Napoli. Nel frattempo, i priori si alternavano in continuazione, e le capacità di controllo ne risentiva. I beni patrimoniali c’erano, ma per gran parte frazionati e lontani; di conseguenza, cominciarono a essere concessi in censo (affittare, ndr), come per esempio il casale di Verticchio, diversi territori di Montesaraceno e Porcara, alcune vigne appartenenti alla chiesa di Santa Margherita di Molfetta. La stessa cosa avverrà in seguito per altri beni; vedi, per esempio, la vendita della chiesa di San Matteo di Sculcula con tutti i suoi beni, effettuata il 25 ottobre 1576 dal priore Vitale Cavallaro de la Mirandola alla duchessa di Torremaggiore, donna Adriana Carafa, per 3.200 ducati.
Con il passare degli anni, i censi vennero meno con l’usurpazione costante e strisciante di grossi appezzamenti di terreno da parte dei signori censuari; anche altri abitanti del territorio non stettero certamente a guardare, e, senza scrupolo, si impossessarono di numerosi beni di proprietà del convento. Lo sfaldamento del patrimonio fu incessante e irreversibile. Esemplare la vicenda del bosco di Mazzocca: «Ai primi del 1700 figurava ancora tra i possessi del monastero di S. Agnello. Ma poiché i feudatari che avevano beni con esso confinanti ne usurpavano giornalmente porzioni più o meno ampie, per liberarsi da simile persecuzione e soprattutto per non avere a perdere poco alla volta l’intera proprietà, il 28 giugno del 1719 i Canonici di S. Agnello lo vendettero per 4.500 ducati al duca di Spezzano, Giacinto Muscettola, signore di Molinara». (Fonte: Catasti onciari di Foiano, vol. 7420, f. 141). Fino ad arrivare alla peste del 1656 (solo a San Bartolomeo si contarono 704 vittime su una popolazione di circa 1.800 abitanti, con una percentuale di decessi pari 39%), che diede un colpo mortale alla vita del nuovo priorato. Ecco che cosa si legge in un documento dell’epoca: «Circa il 1660, a causa della pestilenza antecedentemente seguita, i popoli di quella terra famelici per la scarsezza di vitto si erano resi impertinenti e insoffribili; specialmente nel bosco di Mazzocca era una continua occultazione di fuoriusciti e ladri che insidiavano non solo la roba ma anche la vita dei religiosi, per cui costoro furono costretti a ritirarsi a S. Agnello [in Napoli] da cui sin da quel tempo si godono patrimonio e rendite del Gualdo, benché il patrimonio da ricco si era ridotto a tenue». (Fonte: Monasteri soppressi, vol. 4151, Inv. del Gualdo, ff. 1-2). Ebbe così termine la vita del priorato e, con esso, la vita del glorioso monastero di Santa Maria in Gualdo di Mazzocca. I beni rimasti furono amministrati dal convento di Sant’Agnello di Napoli.
Nota Sulle rovine del monastero, nel 1716, l’arcivescovo di Benevento cardinale Vincenzo Maria Orsini (eletto poi papa il 29 maggio 1724 con il nome di Benedetto XIII) consacrò una chiesetta in onore della beata Vergine e del beato Giovanni eremita. Ho visitato in quel luogo la moderna cappella consacrata al beato Giovanni eremita da Tufara il 1º maggio 1987 dall’arcivescovo di Benevento Carlo Minchiatti. All’interno, sulla parte destra, si trova una lapide con questa incisione: «Qui dove il 14/11/1170 morì San Giovanni eremita da Tufara nel monastero Santa Maria del Gualdo in Mazzocca da lui fondato – il Comune costruì questa cappella dove in luogo dell’altra esisteva per più di 2 secoli edificata dall’Abate Lagonissa sulle rovine dell’antico monastero fiorito dal XII al XVI secolo e consacrata dall’Arcivescovo Orsini Papa Benedetto XIII il 22/7/1716 giorno a cui risale la tradizione della Perdonanza. – 1/5/1987 – Comune di Foiano».