Per “Il Fortore e l’alba di un nuovo giorno”, alunni e insegnanti del Liceo scientifico “E. Medi” di San Bartolomeo in Galdo stanno realizzando un laboratorio teatrale, in corso di svolgimento con soddisfazione ed entusiasmo di tutti i corsisti.
Il ritorno della recitazione nell’ambito delle attività didattiche, in questi ultimi anni favorito nella scuola italiana dai vari progetti nati per ampliare l’offerta formativa, è stato accolto un po’ ovunque tra i favori di alunni, insegnanti e genitori, questi ultimi più che altro spettatori attenti e curiosi in occasione dei lavori portati in scena, testimonianza del lavoro svolto durante l’anno scolastico.
È apprezzabile, dunque, l’iniziativa soprattutto se cementata da una conoscenza appassionata delle vicende che hanno fatto della recitazione, e in particolare del teatro occidentale, ciò che è oggi così diffusamente apprezzato. Perché il teatro è figlio di una lunga tradizione che affonda le sue origini nelle forme drammatiche sorte nell’antica Grecia, tanto è vero che sono proprio di derivazione greca le parole teatro, scena, dramma, tragedia, coro, dialogo.
Ed ancora, si deve agli Ateniesi la consuetudine di organizzare regolarmente grandi festival in cui i maggiori autori teatrali dell’epoca gareggiavano per conquistarsi il favore del pubblico. La forma d’arte di ispirazione più nobile era considerata la tragedia, i cui temi ricorrenti erano derivati dai miti e dai racconti eroici. Il genere della commedia, invece, sovente intermezzo tra le tragedie, di carattere più leggero e divertente, sostanzialmente scherniva la politica e i personaggi pubblici del tempo.
I principali tragediografi greci furono Eschilo, Sofocle ed Euripide; i commediografi più importanti furono Aristofane e Menandro.
La lettura della storia del teatro non può prescindere dal ruolo che esso ha poi svolto presso l’antica Roma, dove il genere raggiunge il suo apice con Seneca esponente degli autori di tragedia, Livio Andronico, Plauto e Terenzio per la commedia.
Dopo la caduta dell’Impero romano sembrò che il teatro fosse destinato a non esistere più, triste sorte cui si sfuggì grazie alle figure dei giullari, eredi del mimo che intrattenevano la gente nelle città e nelle campagne con canti ed acrobazie. Poco apprezzati dalla Chiesa la quale, dal canto suo, dà origine ad un’altra forma di Teatro: il dramma religioso o sacra rappresentazione, per mezzo del quale si apprendono gli episodi cruciali delle Sacre scritture.
Si giunge così al Rinascimento ritenuta una età estremamente proficua per il teatro in molti Paesi europei (in particolare in Italia, Spagna, Inghilterra e Francia), rinascita, appunto, stimolata dalla lunga tradizione teatrale e medioevale. Autori di commedie furono, in Italia, Niccolò Machiavelli, gli intellettuali cortigiani Ludovico Ariosto e Torquato Tasso composero tragedie di carattere epico.
Al teatro contemporaneo naturalmente si è giunti attraverso la lunga è mai sospesa opera di sperimentazione che avviata dal teatro greco, ripresa e arricchita dagli autori latini e quelli rinascimentali, passa attraverso l’esperienza dei teorici del Settecento, che posero le basi dello sviluppo teorico della recitazione e della funzione dell’arte teatrale per la società (Il teorico di maggior prestigio fu Denis Diderot, filosofo illuminista autore di testi teatrali che si inseriscono nel nuovo filone del dramma borghese) ed il dramma romantico dell’Ottocento. Poi nel Novecento la rivoluzione del teatro si attua con il passaggio dal teatro della parola a quello dell’azione fisica e dell’emozione, con il lavoro di Kostantin Sergeevic Stanislavskij.
Il teatro inteso come crescita personale dell’attore è una condizione maturata nel secondo dopoguerra negli anni ’60 e ’70, quando l’attore si libera delle regole della cultura in cui vive per riscoprire la dimensione più naturale ed istintiva di sé stesso e del contesto che lo circonda.
Quella che originariamente si definiva come priorità dello spettacolo teatrale, cioè l’esibizione di fronte ad un pubblico, diventa in alcuni casi solo una componente del teatro e non il teatro stesso: è quello che avviene prima della performance a diventare il fulcro intorno al quale si svolge il lavoro dell’attore che, quindi, comincia molto prima della esibizione in pubblico. Un bel messaggio, questo, principio ispiratore per i giovani alunni che si cimentano nell’arte della recitazione, che però può tornare utile nell’esercizio di qualsiasi altra attività della propria vita.
Molti autori italiani hanno contribuito a questa maturazione, Eduardo De Filippo, Carmelo Bene e grandi registi come Giorgio Strehler e Luchino Visconti.
da "IL SANNIO QUOTIDIANO" del 9/02/09