Questa cronistoria dell’ospedale di San Bartolomeo in Galdo è parziale, incompleta e non ha pretese di esaustività. Spiegare uno dei peggiori scandali italiani richiederebbe un libro e non queste poche righe. Per il nostro piccolo lavoro ci siamo affidati ad una raccolta di articoli del prof. Alfredo Del Re, edita dalla Grafica Spallone nel 2002.
Gli articoli del Del Re abbracciano un arco temporale che va dal 1969 al 2000, ben 31 anni di speranze, illusioni, false promesse, prese in giro.
Il primo articolo che concerne l’ospedale è del 13 maggio 1969. I lavori di costruzione del nosocomio erano iniziati nel 1962, a distanza di 7 anni l’ospedale non era stato ancora completato, anzi a seguito del sisma del 1962 si erano dovute rifare le fondamenta per adeguarle al rischio sismico.
Nel ’69 dopo anni di sospensione dei lavori ed un certo “scetticismo” nella popolazione, viene appaltato il secondo lotto. Il Del Re chiude l’articolo scrivendo di nutrire fiducia sulla fine dei lavori.
L’8 novembre ’69 il Del Re scrive che i lavori per la costruzione dell’ospedale proseguono senza sosta e chiude l’articolo con l’augurio che il presidio ospedaliero possa essere presto completato e certamente si rivelerà un’opera di “indiscutibile importanza sociale” per la Valfortore.
Il 29 gennaio 1970 un Del Re esultante annuncia l’arrivo di 100 ml di lire per il completamento dell’ospedale e con certezza scrive che il nosocomio di San Bartolomeo verrà finalmente a colmare le lacune sanitarie della Valfortore.
Alla luce di ciò che è successo, fa tenerezza la fede incrollabile del cronista nelle istituzioni.
La prima picconata alla sua fede granitica arriva ben presto ed esattamente il 9 aprile del 1970. I lavori sono ormai fermi da mesi, ma ciò che allarma di più il cronista è la voce che la struttura una volta terminata diverrà un ospizio. L’articolo questa volta si chiude con una geremiade sulla mancanza di strade e sulla difficoltà di raggiungere gli ospedali di Foggia e Benevento.
Il 3 febbraio 1973, dopo circa tre anni di silenzio vengono indette le gare di appalto per gli impianti sanitari, telefonici, di riscaldamento, di elevazione, per la cucina e la lavanderia.
Nell’agosto del 1975 l’Amministrazione comunale visto il non procedere dei lavori, invia un telegramma di “supplica” al Ministro della Sanità, al Presidente e all’Assessore alla Sanità della Regione Campania, al Prefetto per chiedere il completamento dell’ospedale.
Il 23 novembre ’75 l’articolo del Del Re abbandona la speranza e volge alla recriminazione, egli titola: “Ritardo ormai cronico dei lavori per l’ospedale di San Bartolomeo in Galdo”.
Il 23 giugno del 1976 la Regione Campania ed il Ministro della Sanità stanziano circa un miliardo di lire. Il cronista sembra fiducioso. Si augura che l’apertura del nosocomio sia ormai questione di mesi.
Il 6 agosto del 1977 vengono svolte tre gare d’appalto per dotare l’ospedale di impianti elettrici e per le rifiniture. Purtroppo le gare andranno deserte.
L’11 agosto la Regione Campania costituirà l’ospedale di San Bartolomeo in “Ente” ed assegnerà allo stesso altri 791 milioni di lire per rifare le gare.
L’apertura vagheggiata dal Del Re si allontana ancora.
Dopo più di un anno di interruzione dei lavori, la Regione Campania finanzia nuovamente l’ospedale con 250 milioni di lire per le rifiniture. Il morale del Del Re sembra sollevato e torna ad essere ottimista, pur sollecitando l’Amministrazione comunale nella vigilanza dei lavori.
Il 30 settembre 1979 l’ottimismo del Del Re raggiunge vette altissime. Sul “Mattino” esce un articolo dal titolo perentorio che non lascia dubbi: “Si completerà l’ospedale di San Bartolomeo in Galdo”. La chiusa dell’articolo è un inno alla fiducia: “Non vogliamo e non possiamo fare pressioni circa tale speranza, ma pensiamo che ormai sussistano tutte le condizioni perché si eseguano consistenti lavori…”.
A fine settembre 1979 il Del Re esulta per l’interessamento al nostro ospedale dell’assessore regionale alla sanità Ciro Cirillo, purtroppo la sfortuna si accanisce contro anche stavolta per mezzo delle Brigate Rosse che nell’81 rapiscono Cirillo, bloccando così il suo interessamento per l’ospedale. Che siano passati circa un anno e mezzo dall’interessamento del Cirillo per l’ospedale ed il suo rapimento è un dettaglio.
Il 16 novembre 1979 l’ottimismo del cronista subisce un nuovo colpo ed egli titola: “Ospedale in alto mare”.
Nel 1981 la sfiducia sembra lasciare il passo alla rassegnazione. Il Del Re titola: “La prima pietra 15 anni fa”, e nell’articolo leggiamo che nello stesso tempo, 6500 giorni, gli egiziani avevano costruito le piramidi.
Il 14 aprile 1981 entra in scena un protagonista ancora attivo ai nostri giorni, il mitico Clemente Mastella che ha “assicurato l’interessamento” e si è detto convinto “dell’assoluta necessità che in qualche maniera le popolazioni del Fortore abbiano a disporre di una efficiente struttura sanitaria”. In quello stesso giorno, alla presenza dei sindaci della Valfortore l’assessore regionale alla sanità Sena promette 2 o 3 miliardi per terminare la struttura. L’indeterminatezza della cifra suona già come una presa in giro.
Tra coloro che vennero in passerella con l’assessore Sena oltre al Mastella c’era anche il deputato comunista Carmine. Nella presa per i fondelli sul nostro ospedale il compromesso storico ha avuto successo.
Il mese di maggio 1981 la Cassa del Mezzogiorno stanzia 2 miliardi per il completamento dell’ospedale. Stupisce la nuova, ma questa volta non incrollabile, fiducia del Del Re, il quale scrive: “Forse è scoccata l’ora decisiva per il completamento dell’ospedale di San Bartolomeo in Galdo”. Fiducia si, ma per la prima volta appare l’avverbio di dubbio: “Forse”.
Il 29 aprile 1985 il Del Re riporta la lettera sui sanbartolomeani scritta a Jessie White Mario, parlando di indole buonissima del paesano e della sua sopportazione in relazione alla vicenda ospedale.
Il 21 maggio come se stesse viaggiando sulle montagne russe, il Del Re fiducioso titola: “Ultimi lavori per l’ospedale”.
Il 23 ottobre 1985 interviene nuovamente Mastella con un carico da undici sotto forma di un telegramma inviato al sindaco Sepe, il Clemente nazionale scrive trionfante: “Lieto comunico Ministro Mezzogiorno habet firmato decreto di aumento da due a tre miliardi e seicentocinquanta milioni per fondi ospedale tuo paese”.
Nonostante sulla carta vi siano quasi quattro miliardi il Del Re non usa toni trionfalistici, ma è fiducioso che questa volta si sia arrivati alla fine.
Il 5 febbraio 1986 il Del Re ci crede davvero, firmato il decreto che stanzia quasi quattro miliardi, si avventura in una previsione: “Tuttavia, se gli appalti verranno fatti almeno a primavera, c’è da credere o almeno supporre che uno-due anni dovrebbero essere veramente sufficienti a vedere finalmente completato l’ospedale di San Bartolomeo e della Valfortore”.
Nel settembre del 1986 però, i lavori ancora non riprendono e il Del Re scrive: “Non pochi sperarono che fosse scoccata l’ora veramente decisiva per il completamento della struttura”.
Il 20 novembre 1986 un ormai sfiduciato cronista titola: “Interminabile odissea per ultimare l’ospedale”.
Il 3 febbraio 1988 un nuovo sussulto: “Per l’ospedale si riapre subito la gara d’appalto”. Sembra che anche il Direttore Del Re dopo oltre vent’anni non ci creda più e titola un suo articolo: “Vicenda ospedale, è proprio come la tela di Penelope”.
Il 27 aprile 1989 un disilluso del Re annota che vi è un nuovo appalto per l’ospedale di San Bartolomeo e auspica la soluzione.
Ad inizio 1991 l’Agensud promette l’apertura dell’ospedale. Il del Re, non so quanto convinto, titola: “Ospedale entro luglio”. Sembra di essere su un ottovolante, si passa da momenti di sfiducia ad altri di euforia. Tuttavia il Del Re nell’articolo smorza i toni trionfalistici e scrive: “Luglio è prossimo: staremo a vedere se è prossima anche la parola fine”.
Il luglio del 1991 è passato senza nessun risultato, e nel maggio 1993 uno stoico Direttore scrive: “Ce n’è voluto di impegno da parte dell’USL per superare ritardi ed ostacoli, ma sembra ora che si stia premendo sull’acceleratore perché la favola dell’ospedale di San Bartolomeo in Galdo trovi il suo lieto fine”.
A distanza di un anno il Del Re era costretto a scrivere: “Ospedale ancora un rinvio”.
Nel 1996 ancora un sussulto: “La Regione dice sì: l’ospedale si farà”.
Ovviamente l’ospedale non si è fatto e nell’ultimo articolo datato 2000, riportato sul libro il Del Re titola malinconicamente: “Ospedale, una storia infinita”.
Il Direttore Del Re è morto, l’ospedale è ancora chiuso e non aprirà più, non come lo immaginava il direttore almeno. Continuano invece le promesse sulla sua apertura, l’ultima in ordine di tempo è del marzo 2020 del direttore generale dell’ASL di Benevento Gennaro Volpe che annuncia: “Attiveremo a breve gli ospedali di comunità a Cerreto Sannita e a San Bartolomeo in Galdo, essenziali per la vera medicina territoriale. Siamo praticamente pronti, mancano alcune revisioni degli impianti, aspettiamo il personale e abbiamo in corso il concorso per avere gli infermieri”.
Sono passati due anni, tanti ringraziamenti ed anche l’annuncio di Volpe lascia il tempo che trova. La gente di San Bartolomeo avrebbe meritato davvero qualcosa in più che mezzo secolo di promesse.