Al "Giorno della memoria" giovedì scorso erano 1.500, quasi un terzo del paese. Che ha 5.800 abitanti.
Erano 15mila quando fu iniziata la costruzione dell’ ospedale: 4mila sono a Montreal, altri in Inghilterra, Germania, Svizzera.
Anche il sindaco Donato Agostinelli nel ‘ 58 partiva per la Svizzera, cameriere. Aveva 16 anni. Prima di fare il poliziotto e il geometra.
Implora la Regione: Antonio Bassolino allora aveva 11 anni, non avrà saputo ancora nulla.
L’ assessore Angelo Montemarano era in II elementare a Guardia dei Lombardi, adesso propone un progetto diverso.
Il sindaco si è rivolto anche al Quirinale: nel 1958 inviò un telegramma di auguri firmato Giovanni Gronchi.
Nel 1980 l’atmosfera era già cambiata, fu San Bartolomeo in Galdo a scrivere. Una cartolina a Sandro Pertini per denunciare «camorra, partitocrazia, incapacità, incompetenza, egoismo, asocialità». La mostra Raffaele Jannelli, vicepreside del liceo scientifico, che guida il "Comitato per la tutela del territorio e dell’ ambiente".
Anche Giorgio Napolitano si è interessato. Ma il prefetto Urbasso di Benevento lo ha rassicurato il 14 agosto 2007: «L’ Asl Bn1 a seguito di approfonditi studi di settore ha proposto alla Regione un progetto sperimentale». Interessante, ma è passato un altro anno.
Il sindaco Agostinelli si batte perché il progetto sia realizzato: «Dei 118 posti letto, 80 per lungodegenti in un centro di alta specializzazione per riabilitazione che non c’ è nel raggio di 150 chilometri, 8 per l’ emodialisi, dieci per ospedale comunità, 20 per medicina e chirurgia di urgenza». Quindi, anche un piccolo pronto soccorso? «Appunto, importante è cominciare», stringe le mani Donato Agostinelli, sindaco Udeur. Ha raccontato tutto anche a RaiUno, è venuta Flavia Marimpietri, inviata di "Sabato & domenica" condotta da Franco Di Mare, servizio che va in onda domani intorno alle 8. Ma anche il fervore del sindaco ha un limite. «Sono stato sempre fiducioso, ma non vediamo alcun risultato concreto». Nel suo comunicato seguono tre punti esclamativi. Passa poi agli interrogativi: «E le procedure? è pronto il bando? E il personale? C’ è copertura finanziaria?» ma non si arrende. Il "Country Hospital" dovrebbe ospitare anziani di Campania, Puglia alta, Molise, metà Abruzzo.
Sono stati intanto spesi già 24 milioni di euro.
Non risultano indagini in Procura né alla Corte dei Conti. Quindi, tutto regolare.
Ma non apre e non funziona, possibile? Dilagano intanto i veleni politici. «Dopo tanto tempo, non basta un piccolo ospedale ma un vero pronto soccorso, come si fa quando la neve ci blocca?», osserva il "Comitato per la salute", con l’ avvocato Erminio Pacifico. «Mancano i servizi essenziali. Anche il giudice di pace abbiamo perso ed io vado ogni giorno a Benevento».
Ma il grande ospedale rimarrà nei sogni. La sanità è in crisi, Angelo Montemarano deve curare il rapporto costi-benefici, vuol quindi utilizzare la struttura come centro di alta specialità per pazienti di più province. L’ Asl teme che un edificio di 5 piani con 118 posti letto sia eccessivo per poche migliaia di abitanti, occorre quindi abbinare un Primo soccorso con un centro di riabilitazione per lungodegenti.
Ribatte però il parroco Franco Iampietro: «Ma la gente muore senza un vero pronto soccorso, senza ambulanze, con trasporti difficili in strade disastrate». In un ospedale si contano le nascite, qui le morti. «Persone che con un piccolo infarto non si sono salvate. Una donna giovane ha lasciato tre figli». Un ospedale che da 50 anni non salva nessuno. Ma dovrebbe funzionare come poliambulatorio. è scritto così.
E l’Asl paga: oculistica, otorino, urologia, fisiatria, ortopedia, pneumologia, cardiologia. Una o due volte a settimana, si legge. Alle 13 di ieri, non c’ è un solo paziente. Impiegati immobili, qualcuno sulle panche di fronte alla Madonna con fiori finti. Niente apparecchi, ma sale nuove e pulite.
Una cardiologa è l’unico medico presente. «Diciotto ore settimanali», dice. Quanti vengono da lei? Non risponde. «Non mi faccio intervistare senza preavviso». E sparisce. L’unico pronto soccorso è quello di un dirigente alla Cardiologia. Interviene. «Non possiamo parlare, l’ospedale è chiuso». Si scopre che il dirigente è un altro. «Mi ha detto di correre qua». E dov’è l’altro? «In ferie per un concorso».
Un tipo senza dire chi sia né che ci faccia qui, insinua: «Se l’ospedale non apre, conviene a tutti. Guadagnano migliaia di euro per non far niente».
L’ospedale che da 50 anni non c’è, può forse uccidere. Per mancato soccorso. Ma manda anche tanti in paradiso. I fannulloni.
da "LA REPUBBLICA" del 4/10/08 di Antonio Corbo