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San Bartolomeo in Galdo
sabato, 23 Novembre 2024

Breve storia della ex SS. 369

Breve storia della ex SS. 369

Nelle stanze del palazzo reale di Torino, si discuteva sulla riuscita della spedizione garibaldina a Marsala. Se inglesi e francesi, nonché il servizio segreto piemontese avevano svolto bene il proprio lavoro, il Sud poteva essere conquistato, altrimenti il Nizzardo con un orecchio solo sarebbe finito sulle antologie come decantatore di Marsala, e l’incipit della poesia sarebbe stato: Eran 1000, erano giovani e forti e sono morti. Cavour era fiducioso sulla riuscita dell’impresa, gli inglesi erano forti e avevano molti interessi, pertanto, da fine statista quale era, pensava al modo di unire quella parte d’Italia al nord con ferrovie e strade. Ad impresa portata a termine, il Piemontese, promise un reticolo di strade che avrebbe ridotto ed eliminato l’isolamento delle zone interne. Siamo nel 1861 ed il più grande statista dell’Italia unita prometteva la Fortorina.

La malasorte, o forse meno prosaicamente la malaria, volle che Cavour morisse tre mesi dopo aver promesso la strada e dunque non sapremo mai se le sue fossero promesse da marinaio o reale volontà di costruirla.
Inizia così la storia di una strada mai completata, oggetto di ripensamenti, di promesse, di mancanza di volontà, di prese per i fondelli.
Quando Garibaldi costituì la provincia di Benevento e noi facemmo carte false per farne parte, mancava una strada decente che ci unisse al capoluogo.
Trascorsi circa sei anni dall’Unità, si cominciò a discuterne e a progettarla. Di pari passo con la discussione, cominciarono anche le difficoltà.
Il Consiglio Provinciale di Benevento nella tornata del 10 novembre 1866, aveva ai punti 4° e 8° dell’ordine del giorno rispettivamente: Proposta del Consigliere Pennucci per la ratifica della strada della Valfortore; Classificazione delle strade Provinciali.
Una discussione che ci riguardava direttamente. Ebbene voi pensate che i nostri rappresentanti si siano degnati di parteciparvi? San Bartolomeo non aveva rappresentanti autoctoni in quel Consiglio. Il barone Martini fu fatto fuori per conclamata incapacità. I nostri vicini di Foiano e Baselice avevano un rappresentante ciascuno: Antonio Carissimo e Rosario Petruccelli, votato anche da noi. Il nostro amore per i forestieri prescinde dalle loro capacità.
L’argomento è importante per le popolazioni della Valfortore, ed ovviamente Carissimo e Petruccelli non si presentano.
Forse il Carissimo era malato, non lo sapremo mai, ma Petruccelli ha una grave responsabilità, poiché nella tornata del giorno precedente, ove si stabilì l’ordine del giorno del 10 novembre, egli era presente e quale consigliere anziano firmò anche il verbale. Ma partecipare a due consigli provinciali consecutivi per tutelare gli interessi di poveri villani doveva essere davvero stancante.
Eppure la seduta del 10 novembre 1866 fu paradigma di come sarebbero andate le cose nel corso dei 150 anni successivi per quanto attiene alla costruzione della strada “Fortorina”.
La Provincia aveva stipulato un contratto con l’impresa De Rosa per la costruzione della strada, ma a Pescolamazza, ci fu un intoppo. Il progetto stilato da un ingegnere coscienzioso e poco accorto all’interesse dei proprietari terrieri, per evitare una pendenza del 9%, prevedeva l’attraversamento di un fondo “Piedi la Costa”, per essere ancora più precisi, doveva attraversare un lembo di vigna di 40 m, e qui cominciarono i problemi, del sig. Pennucci.
Ora voi direte, il problema dov’è? Si espropriano i 40 metri di vigna del sig. Pennucci e si prosegue celermente con il tracciato.
Non era così semplice. Il sig. Pennucci di Pescolamazza era uno dei più agiati proprietari terrieri di quei siti. A maggior ragione, direte voi, poteva rinunciare a 40 metri di vigna.
In un paese normale, ove si pensa al bene della comunità, la risposta è una sola, ma il sig. Pennucci era anche consigliere provinciale e non poteva subire l’affronto di vedersi espropriare 40 metri di vigna.
Nella seduta del 10 novembre, il Pennucci dichiarò che non poteva accettare la proposta del tracciato e chiese che venisse inviata nel suo fondo, una Commissione ad hoc per verificare lo spostamento dello stesso.
Il Commissario del Re faceva notare che se la mozione di spostamento della strada proposta dal Pennucci fosse accolta, la strada fino a quel punto costruita diventerebbe inutile, e il tracciato dovrebbe attraversare un luogo con una pendenza del 9%. Il Commissario del Re e altri consiglieri, fuorché i nostri rappresentanti, assenti non giustificati, chiesero con insistenza al Pennucci di ritirare la sua mozione. Il consigliere Capilongo di Benevento, fu preso da “disgusto” sapendo che il Pennucci era ricchissimo e gran latifondista e non voleva rinunciare a 40 metri di vigna in favore di un’arteria stradale che avrebbe arrecato grandissimi vantaggi anche al suo paese.
Successivamente e solo grazie al voto dei consiglieri di Benevento, perché i nostri sicuramente avranno votato a favore della mozione Pennucci, oggi sono 40 metri della sua vigna, domani in pericolo potrebbero essere una pianta di olivo del Carissimo, o un’albicocca del Petruccelli, il tracciato proseguì attraverso i 40 metri della vigna di Pennucci.
Permettetemi con questo scritto un ringraziamento postumo per i consiglieri: Pasquale Capilongo e Domenico De Cillis, entrambi di Benevento.
Nella tornata del 16 novembre 1866 per l’approvazione del bilancio e lo stanziamento di fondi, l’onere per la costruzione della strada fu stimato in circa lire 2000000 (duemilioni), ma furono stanziate solo lire 100000 (centomila). Con quella volontà e sulla base dello stanziamento annuo di lire 100000 (centomila), la costruzione della strada sarebbe stata portata a termine in tempi biblici, circa venti anni, ma noi sappiamo che non fu così, andò anche peggio.
Tra arrabattamenti e piccoli passi avanti si arriva al 1962 e precisamente al DM del 1/02/1962 che classificherà la provinciale della Valfortore, SS 369. Per i più ottimisti è la svolta, per i realisti l’ennesima presa per i fondelli. Non bisognava cambiare le competenze, ma semplicemente fare i lavori.
Ed i lavori l’ANAS cominciò davvero a farli. Installò la segnaletica, sconosciuta fino ad allora, cominciò ad allargare la strada in vari punti, furono puntellate alcune frane, ma soprattutto fu bitumata. Insomma avevano ragione gli ottimisti e al bando i “gufi”.
Due mesi intensi, furono i primi e gli ultimi lavori che l’ANAS operò sulla SS 369. Nel giro di qualche anno la strada pur conservando la denominazione di Strada Statale, divenne una vera e propria mulattiera, con la segnaletica caduta a terra, con buche che non avevano nulla da invidiare ai crateri lunari, la bitumazione era saltata in più punti e le macchine restavano bloccate nel fango. Nel 1969 a 7 anni dalla statalizzazione dell’arteria, il Del Re in un suo articolo scriveva: “[…] Si stava meglio quando si stava peggio. Allorché, infatti, la strada era provinciale c’era almeno una sia pur modesta manutenzione e mai si era ridotta alle condizioni di abbandono in cui si trova oggi”.
La misura è colma, iniziano le prime proteste e centinaia di automobilisti dei comuni della Valfortore firmano una lettera di denuncia inviata alla Presidenza della Repubblica, al Consiglio dei Ministri e al Ministero dei Lavori Pubblici.
La strada inesistente, l’ospedale in costruzione da oltre un decennio, rendono le vite dei cittadini della Valfortore alquanto disagevoli, la politica capisce che non può ignorare ancora per molto il lamento di quelle popolazioni, deve far almeno finta di ascoltarle, e così il 28 dicembre del 1970, in una grande riunione della Valle, tenutasi a San Bartolomeo si incontrano esponenti nazionali, regionali e provinciali, per discutere e provare a dar risposta ai problemi della Valfortore. Furono presenti: il senatore DC, membro della Commissione Lavoro ed Emigrazione, Cristoforo Ricci, il consigliere regionale DC Gennaro Melone, il segretario provinciale del PSI Albino Truocchio, i consiglieri provinciali Giulio Cesare Pedicini, Salvatore Colatruglio, Giuseppe Del Grosso, Donato Sebastiano, il Presidente della Camera di Commercio di Benevento e futuro deputato Fernando Facchiano, l’on. Gennaro Papa, l’onorevole Guarra, l’on. Mario Cirillo, ed il senatore Mario Gomez D’Ayala. L’esito della riunione fu la nascita di un Comitato di azione per la rinascita della Valfortore e numerose dichiarazioni di adesione al Comitato da parte dei politici presenti. Giubilo della popolazione della Valfortore, problema risolto. In realtà il risultato raggiunto fu la bitumazione di circa 8 km di strada, quelli che partendo dal fondovalle La Catola, raggiungono San Bartolomeo, da qui fino a Benevento non fu mossa una pietra.
Per circa due anni, se escludiamo il paesano Salvatore Colatruglio, dei politici presenti a quella riunione non si fece vedere nessuno e la strada continuò a franare, tanto che gli automobilisti della Valle iniziarono ad individuare numerose scorciatoie, che benché non bitumate, erano pur sempre migliori della cosiddetta Statale. Il primo politico che tornò a San Bartolomeo fu il Sottosegretario liberale Gennaro Papa, il quale dichiarò che la situazione economica della Nazione non permetteva interventi risolutivi, ma avrebbe fatto di tutto per portare le nostre istanze presso il Governo ed intervenire adeguatamente.
L’impegno del Papa risultò sterile, se dopo l’inverno del 1973, la “Fortorina” era peggio di una strada d’ingresso a Mosul, ed il sindaco di San Bartolomeo prima di appellarsi ai santi, provò a scrivere un telegramma di aiuto al Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, l’on. Tanassi.
A seguito dell’apertura della Campobasso – Foggia, si apre un nuovo fronte, il collegamento con la variante alla SS 17. È il 1974 e il Sottosegretario ai Lavori Pubblici, l’on. Scarlatto stanzia 500 milioni per costruire un raccordo che in pochi chilometri ci colleghi alla superstrada Campobasso – Foggia. Se anche i soldi furono davvero stanziati non possiamo dirlo, ma ciò che sappiamo è che la costruzione della strada per collegarci in tre chilometri al fondovalle, non fu mai realizzata. La nascita della ‘Mborchia avverrà un quarto di secolo dopo, e non per merito dell’ANAS, del Ministero dei Lavori Pubblici o altri.
Nel 1975 la situazione stradale è sempre più tragica, allora ci si appella con un telegramma nuovamente, non solo al Vice Presidente del Consiglio, ma al Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidente della Regione, Ministro della Cassa per il Mezzogiorno. Risultato: 0
Eppure sui giornali dell’epoca continuo a leggere: Ringraziamo l’on. Ricci per l’interessamento, ringraziamo il Segretario Provinciale DC per l’interessamento, ringraziamo i politici per l’interessamento.
Mi chiedo e se magari si fossero interessati un po’ meno?
Non sono solo i politici ad interessarsi della SS 369, c’è anche l’ANAS, che con una nota del 7 febbraio 1976 rassicura i sindaci della Valfortore sulla costruzione di una “strada di penetrazione”. Ovviamente giubilo da parte degli interessati politicamente, scetticismo da parte della popolazione.
L’ANAS non chiuderà una buca per i due anni successivi. Il sindaco di San Bartolomeo per far fronte al malcontento sempre maggiore della popolazione scrive un telegramma al Ministro della Cassa del Mezzogiorno ove definisce il sistema viario della Valfortore in completo abbandono e la prostrazione della popolazione quale una “prostrazione morale di stampo coloniale”.
È il 1979 quando sulla strada “Fortorina” irrompe l’ennesimo attore, o meglio l’ennesima maschera. È il giovane Ministro democristiano della Cassa del Mezzogiorno: Ciriaco De Mita.
In quegli anni Ciriaco era di casa a SBiG, molti ricordano di averlo visto affacciato ai balconi dei notabili democristiani del borgo.
Inizia la grancassa dei giornali e del segretario DC cittadino: “E’ arrivata l’ora X“, “Finalmente la svolta“, “I soldi ci sono ed anche la volontà“. Inutile dire che Ciriaco prenderà valanghe di voti in quel di SBiG alle politiche del 1979, ben il 60,48% dei voti. I comunisti in Bulgaria avevano percentuali più basse.
Passate le elezioni, dimenticata la promessa. L’inverno del 1979-’80 riduce la strada in una fanghiglia penosa, tanto che la società del servizio autobus che congiungeva San Bartolomeo a Foggia, sospenderà il servizio, fino a nuovi lavori.
A fine 1983, arriva un’altra beffa per i cittadini della Valfortore, se non fosse penosamente la realtà, penserei che noi cittadini della Valle, siamo i protagonisti di un dramma teatrale di Ionesco.
Con decreto del Ministro dei Lavori Pubblici, la strada denominata “Fortorina” necessaria per collegare Tirreno e Adriatico cambierà percorso, abbandonerà l’approdo nella Valfortore per transitare da Colle e Riccia: Le popolazioni della Valfortore? Non pervenute.
Ovviamente cambierà tracciato, ma ugualmente non si costruirà, tuttavia nel 1984 il Ministro dei Trasporti in una sua nota, specifica che la SS 369 non è inclusa nelle vie di grandi comunicazioni, mentre la strada inclusa nelle arterie importanti da costruire è quella che va dal bivio di Reino e si congiunge con la SS 17. Insomma la SS 212.
Ministro dei Trasporti era il socialista Claudio Signorile, alle elezioni europee del 1984 i socialisti a SBiG ottennero un 3,21%, a Foiano un 1,77%. Illudiamoci che il voto punì quella decisione scellerata.
La strada continua a versare in condizioni pietose, ma nel 1988 arriva la svolta. L’ANAS decide di iniziare la costruzione del I lotto. Purtroppo deciderà di iniziare da Benevento in direzione Pietrelcina. Un po’ di malumore, ma non andiamo oltre con le proteste, arriverà dalla cittadinanza della Valle, ci penserà la senatrice, nonché Ministro della Pubblica Istruzione Franca Falcucci a rassicurare la plebe, affermando che per la realizzazione della strada le istituzioni a livello statale hanno compiuto a pieno il proprio dovere e che ora non resta che attendere l’utilizzo dei finanziamenti con l’avvio effettivo dei lavori. Anche il responsabile ANAS l’ing. Foglia afferma che il finanziamento per l’ultimo lotto di strada che va da Ponte Setteluci a San Bartolomeo in Galdo è stato approvato, manca solo l’espletamento della gara d’appalto, questione di pochi mesi. Ricordate, era il 1988.
Nel 1989 nuove elezioni, nuove passerelle. Questa volta a venire a San Bartolomeo è il Presidente della Giunta Regionale Ferdinando Clemente e il deputato DC Giovanni Zarro, e giù con le solite rassicurazioni. Clemente assicura di aver recepito le istanze fortorine e a breve la regione darà risposte per pareggiare il gap infrastrutturale tra zona costiera e zona interna. Ricordate era il 1989.
Tutto tace fino al 1991, quando a ridosso di nuove elezioni, questa volta sono politiche, le ultime della Prima Repubblica, appaiono nel borgo il Presidente della Provincia Floriano Panza, il vice presidente della Giunta Regionale Clino Bocchino, ed i consiglieri regionali Mario Pepe ed Ernesto Mazzoni, affermando all’unisono che è già stato firmato un protocollo d’intesa tra Regione, Provincia e Comunità Montana e che sono già stati stanziati 260 miliardi, ai quali si aggiungerà un finanziamento di pari importo della CEE. Allora non c’era ancora la UE, ma la vecchia Comunità Economica Europea. 1991 promessi 520 miliardi.
Non succederà nulla fino al 2000, quando ci sarà l’ennesimo sussulto, il problema “Fortorina” verrà inserito nella Legge Finanziaria 2000. Ma niente soldi per carità, solo l’impegno del Governo a provvedere tramite l’ANAS alla progettazione e al completamento della Fortorina. 
Siamo nel 2000 e mancava addirittura il progetto per la strada, eppure Ministri, Sottosegretari, Presidenti di Regione, Provincia, consiglieri Regionali, Deputati, Senatori, consiglieri provinciali, presidenti di comunità montane, ci hanno rassicurato per oltre mezzo secolo che i soldi c’erano, il progetto anche e a volte erano stati espletati anche gli appalti.
Il 17 ottobre 2001 nuova retromarcia. Poiché l’ANAS non si è dimostrata all’altezza, si ritorna al passato. La competenza passa dalla Stato alla Regione che a sua volta la devolve alla Provincia.
Nella sostanza non cambierà nulla
Osservo con disillusione il giubilo che accoglie le dichiarazioni del Sottosegretario ai Trasporti on. Del Basso De Caro. La popolazione della Valle non merita l’ennesimo disinganno.
Guardiamo la realtà Popolo della Valfortore!
Perché le promesse odierne dovrebbero essere diverse e più attendibili di quelle che ci hanno propinato per 150 anni?
40 anni fa per la pericolosità della strada, vi fu la sospensione di alcune linee di autobus. Oggi la linea che da SBiG ci portava a Lucera è stata sospesa da Ferrovie del Gargano.
Fra meno di un anno ci saranno le elezioni politiche e come la storia ci insegna, appena sentono profumo di voto, vengono a prometterci la strada.

50 anni fa la strada era un colabrodo, oggi è un colabrodo.

50 anni fa non c’era segnaletica, oggi la segnaletica orizzontale è deficitaria.

50 anni fa ci si appellava al Presidente della Repubblica, oggi c’è chi propone appelli alla Presidenza della Repubblica.

A me sembra che non sia cambiato nulla, o forse qualcosa è cambiato, 50 anni fa veniva il Ministro in Persona a prometterci la strada, oggi manda il Sottosegretario. Abbiamo perso importanza anche in quel senso. Prima le foto erano con De Mita e Tanassi, oggi sono col Sottosegretario Del Basso De Caro.

Chiudo con una nota di speranza.
Magari la strada la faranno davvero questa volta ed allora io rientrerò nella categoria dei “gufi” che tanto piace alla narrazione renziana e dei suoi fedelissimi. Se ciò dovesse avvenire, se cioè nei prossimi 5 anni costruiranno la strada che ci farà sbucare sulla SS 17 in un fiat, vi autorizzo a spernacchiarmi per il lustro successivo.

Ad Maiora Ariadeno

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