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Victor Wembayama: talento epocale?

Un po’ come per tutte le grandi religioni monoteiste, che iniziano a contare gli anni da un dato avvenimento, che sia la nascita di Cristo o l’esodo del Profeta da La Mecca, e vi è un prima e un dopo, così anche per me, la NBA ha un anno 0, con un prima ed un dopo. Il 19 giugno 1984 sbarca in NBA e nemmeno dalla porta principale, il Profeta del Basket Michael Jeffrey Jordan.

Prima si sono alternati sul parquet veri mostri sacri: Larry Legend, Magic, la più impressionante macchina da punti e rimbalzi mai vista su un campo Wilt the Stilt, Kareem Abdul Jabbar, Bill Russell, Moses Malone, Julius Erving e dopo l’84 altri campionissimi, ma con MJ inizia la mia NBA.

Alcune volte, nel dopo Jordan, gli addetti ai lavori hanno parlato di “talento epocale”, capace di segnare un’epoca o di essere il nuovo MJ.

Sempre a parer mio si è abusato di tale locuzione. E forse lo si sta facendo anche in questo anno, spero di sbagliarmi, perché le potenzialità del Francese sono enormi, ma ci arriveremo.

La prima volta che si parlò di nuovo Jordan, fu l’anno successivo all’anno 0. Sbarcò in NBA scelto al numero 2 un talento puro, devastante, che probabilmente avrebbe duellato con Jordan negli anni a venire, ma a giocare in NBA Len Bias non ci arrivo mai, morì la notte stessa del Draft a causa di un’overdose. Saltò così il primo nuovo MJ.

Nell’87 sbarcò in NBA l’Ammiraglio Robinson, centro dalle potenzialità mostruose, ultimo a segnare una quadrupla doppia. Carriera stellare quella di Robinson, ma parlare di talento epocale, mi sembrava esagerato, in fondo quando ha vinto, lo ha fatto da spalla di Timoteo.

Nell’89, con la scelta numero 17, atterrò sul pianeta NBA qualcosa che non si era mai visto prima e non si sarebbe mai visto dopo, i Seattle Supersonics, scelsero un ragazzino poco più che diciannovenne, Shawn Travis Kemp, uno che giocò pochissime stagioni, ma fece saltare il pitturato con il tritolo, vacillò anche His Airness al suo cospetto. Ma Kemp durò il tempo di una falena.

Nel 1992 arriviamo al primo vero talento epocale post Jordan: Shaquille O’Neal. E’ vero, fu ridicolizzato da Hakeem The Dream nel 1994, ma era poco più di un ragazzino, e poi parliamo del più forte centro NBA degli ultimi 40 anni. Shaquille dominò il pitturato in maniera imbarazzante, era una spanna sopra tutti i centri della sua generazione. Ha vinto 4 titoli NBA da protagonista.

Nel 1996 fu scelto dai Lakers con il numero 13, un ragazzino che parlava l’italiano con un vago accento emiliano: Kobe Bryant, inutile aggiungere altro, forse la persona più vicina a MJ come modo di giocare, talento e vittorie.

Nel 1997 arrivò in NBA un ragazzone delle Isole Vergini americane Timothy Theodore Duncan, e qui parliamo della più forte ala grande di sempre, uno che per una frazione di secondo non ha vinto 6 finali NBA su 6 come MJ.

Tim Duncan è stato un talento epocale.

Ed infine arriviamo al 2003 con colui che contende ad MJ il titolo di GOAT, per altri non per me, MJ è una spanna sopra.

Lebron ha vinto 4 titoli, il suo capolavoro è stato il terzo, vinto nella sua città Cleveland da protagonista e con una rimonta da 1-3 sulla squadra che ha il record all time di vittorie in regular seasons i Golden State Warriors.

Nel 2009 senza strombazzamenti, e scelto con il 7, arriva a Golden State Stephen Curry, uno che il gioco lo ha cambiato come nessuno dai tempi di MJ.

Insomma, in 40 anni, io di talenti epocali ne ho visti cinque: Shaquille, Kobe, Duncan, Lebron e Curry. (Giannis e Jokic sono ancora in missione, ma probabilmente si aggiungeranno a questi quattro).

Ora è sbarcato in NBA uno che secondo i media cambierà il gioco Victor Wembayama.

Vorrei essere un suo estimatore, ma forse le aspettative su di lui sono un po’ troppe. Sicuramente sarà più forte dell’Unicorno lettone, e anche sbarcare a San Antonio con Popovich è stata una fortuna, nessuno vuole mettergli più chili addosso di quelli che il suo corpo può reggerne.

Wembayama è un 2,26 che si muove come una guardia, è velocissimo, tira da tre, stoppa tutto quello che c’è da stoppare, ha visione di gioco.

In due partite di Summer league ha giocato due partite differenti, una per i suoi detrattori e una per coloro che lo osannano.

Aspettiamo di vederlo ad inizio stagione per capire davvero chi è e cosa farà per cambiare il gioco il francese Victor Wembayama.

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