In questi giorni, girando per il paese, mi è capitato spesso di aver rivolto lo sguardo sia verso gli ingressi che nell’alto delle case, perché attratto irresistibilmente da fiori vistosi e colorati, ma anche da semplici piante, che fanno da ornamento alle abitazioni stesse.
Si tratta di un Giardinaggio cosiddetto “minore”, portato avanti, talora con molta passione, di solito, dalla “padrona” di casa.
In realtà il fenomeno, anche a San Bartolomeo, è sempre esistito, seppure in forma più artigianale ed economica, ma non per questo meno affascinante.Chi non ricorda i secchi vecchi, le vecchie pentole di alluminio e le pignatte lesionate abbellite dagli odori per la cucina (basilico, prezzemolo, sedano, ecc.) e, più spesso, da sfavillanti fioriture multicolori?
Erano allineati sull’uscio di casa o in piccoli ritagli di spazi del centro storico e, facendo bella mostra di sé, denotavano il gusto fine della massaia, soprattutto delle nonne che si premuravano di non far mancare mai l’acqua…Non solo, ma ancora di più nel nostro paese sono stati e sono tuttora adornati di fiori e piante ornamentali i nostri balconi e i terrazzi, laddove esistenti. I vasi di terracotta (in dialetto: i rast, i rast ‘cèll) erano riservati per gli interni delle abitazioni. Chi non ricorda la “rast appise da Miseria” (gen. Tradescantia) che allietava un corridoio e perfino la cucina con i suoi rami discendenti delicati di un verde dai toni tenui?…..E poi, data la povertà un pò in tutte le case, avveniva un comodo baratto di piante tra le varie famiglie ed anche una sorta di corsa a chi riusciva a tenere il fiore o la pianta più bella.
Un tempo le piante più gettonate erano i gerani, le rose e le varie piante grasse per stupire l’ospite…
Qua e là, poi, facevano la loro bella figura le classiche pergole della vite.
In questi giorni – dicevo – ho constatato che il giardinaggio domestico (non esiste un termine più adatto) va sempre più affermandosi, integrando e migliorando il verde pubblico e l’aspetto delle vie, sia nel centro storico che nelle zone di espansione urbanistica.
Va detto che – a motivo soprattutto del maggior reddito delle famiglie – è aumentata notevolmente la gamma delle specie coltivate, sin quasi a far prevalere le specie esotiche.
E le specie ornamentali di oggi sono praticamente tutte presenti.
Un segnale di questa chiara tendenza in atto è la presenza in paese di ben tre garden center, o semplici rivenditori di piante e fiori.
Per certi versi stiamo quasi esagerando: una pianta che ha vinto su tutte, ad esempio, è la Bignonia grandiflora con le sue spettacolari fioriture arancioni, che lasciano cadere i fiori a terra. Io personalmente la trovo troppo forte, a scapito dei nostri fiori autoctoni, magari dai colori più delicati.
Quello che possiamo ammirare oggi a San Bartolomeo è una sorta di apoteosi del Fiore, presente in ogni contesto. A via Pasquale Circelli si è sviluppato spontaneamente un fenomeno molto bello, quello dell’adozione delle piccole aiuole quadrate alla base dei filari dei platani, nel senso che quasi ogni dirimpettaio della via si prende cura di quello spazio mettendo a dimora piante e fiori, talora di elevata qualità, come ad es. le ortensie. Ci sono poi case letteralmente sommerse da fiori, come potete ammirare in queste immagini, da me raccolte il 22 agosto. Una cosa che, però, talvolta stona è l’impiego dei vasi, di ogni forma e misura, nell’odioso materiale plastico: la causa discende, ovviamente, da motivi di carattere pratico ed economico…
Una scelta molto condivisibile è quella della casa di riposo ora ospitata nel Calvario: qui ai vecchi ospiti è stata affidata una o più piante ciascuno – del giardino a terrazze antistante – con il compito di accudirla in ogni suo aspetto.
E gli ottimi risultati sono già sotto gli occhi di tutti!
Attraversando i vecchi vicoli del centro storico sono rimasto colpito da tante rast “vecchia maniera” poste sugli iafji o sui davanzali in cui resistono piante grasse (es. di Sedum) che sono l’unica presenza viva di quei cantucci ora abbandonati…. Personalmente mi scatenano sentimenti di gioia e tristezza insieme.
Nelle zone edificate dagli anni sessanta in poi – essendoci molte case singole più grandi delle vecchie – sono spesso abbellite da un giardino più o meno grande.
E questo assomiglia all’hortus conclusus dei Romani, nel senso che soddisfa ai bisogni sia di utilitas che di voluptas. Infatti vi si coltivano sia piante ornamentali, spesso arbustive, sia alberi di fruttiferi e talora anche piccoli ritagli di orto domestico.
Il particolare progettuale su cui spesso non si è pensato è che gli alberi messi a dimora crescono velocemente, occupando tutti gli spazi a disposizione e mettendo a rischio, con le grosse radici, la stabilità stessa degli edifici.
Per concludere è il caso di chiederci tutti: perché da sempre l’uomo si è circondato di piante e fiori e nemmeno ora riesce ad abbandonarli?
Io la risposta la trovo nel fatto che l’Uomo – oltre che essere stato creato nell’Eden – in quanto entità biologica suprema, è nato e si è evoluto proprio nella Foresta primigenia, tra Piante e Fiori.
Antonio Pacifico – 1948