Quasi nessuno lo leggerà, perchè tutti hanno l’orologio e nessuno ha il tempo.
L’estate avanza, tutti vanno in vacanza. Sui social si iniziano a vedere i primi selfie, tutti al mare. “Arturo, dove vai in vacanza?”.Purtroppo la vacanza e tutto il resto lui non se la può permettere, la storia si ripete, maledizione! “Cosa farà Arturo?” Non c’è un gran da fare e senza esitare decide di fare le ferie in camera sua, esce compra le sigarette, fa un abbonamento ad internet e decide di scrivere qualcosa che duri tutta l’estate.Anche quest’anno dieci, quindici euro al giorno ed il gioco è fatto. Nella sua tana c’è quel mondo parallelo e quel microclima che gli fa fare i conti con la realtà che lo sta uccidendo.
Lì può ascoltare musica, leggere un libro o magari un fumetto, scrivere qualcosa di sensato o qualche fesseria. Per Arturo scrivere è come volare, come accendere un fuoco, non poter andare in vacanza lo rende un po’ malinconico ma, alla fine non né fa un dramma.
Tempo fa, in occasione delle vacanze Arturo scriveva,“Sei adulto,passeggi per i viali della città, hai venti euro in tasca e nient’altro,guardi negozi di elettronica,di abbigliamento ma ad una pasticceria non sai dir di no, acquisti una pasta per addolcirti un po’.
Continui a passeggiare ma non respiri l’atmosfera natalizia, hai mille angosce a cui pensare, il precariato ti affligge. Fare qualche lavoretto per respirare un po’, a volte ti fa sentire un ladro. Se pensi al futuro sprofondi, Natale, Capodanno chi ce li ha i soldi per festeggiare, mamma mia mi viene il mal di testa. Ma come funziona, fermati stai tranquillo… Siediti, rilassati, non sei solo. Cerchi nella credenza un bicchiere di vino rosso,accendi il fuoco e ti metti ad arrostire qualche castagna. Il contatto con il fuoco ti mette di buon umore”.
Domani è un altro giorno, non scoraggiarti, rimboccati le maniche prova ad insistere. La bacchetta magica nella vita non ce l’ha nessuno. Corri ragazzo corri. Ma io ho sete, ho sete ancora. Sono qua nel mio mondo parallelo,perché quello reale mi sta uccidendo.
“Datemi un sogno in cui credere, che mi fa fare i conti con la realtà”.
Non ho l’I Phone, il cappotto all’ultimo grido, la sicurezza economica, ma a volte tocco il cielo con un dito, sono sereno. “Arturo, ma cosa c’entra tutta sta roba, con le vacanze?” “Dovrò pur riempire il foglio con qualcosa, se arriverai alla fine qualcosa c’entrerà”. Lui in cuor suo si ripete: “Vedrai che sarà una bella vacanza”. Sorride e va a dormire.
Si sveglia, esce e compra le sigarette, prende un caffè,dà una sfogliata al quotidiano,si annoia e rincasa nel suo mondo.
Ci manca qualcosa, un po’ di musica nuova, arriverà Arturo! Stai sereno! Una volta doveva andare in vacanza, prenotò anche il biglietto, ma il destino gliel’ha negato, era entusiasta e a riguardo scrisse due righe che facevano più o meno così “Sto diventando troppo pigro, solitario evito le feste, le cene i miei amici. L’unica cosa che mi mantiene in vita è il sogno di un viaggio,voglio vedere posti nuovi e dialogare con persone ignote,guardo il mio salvadanaio è vuoto.
Un giorno un amico mi regala il biglietto per un viaggio in Andalusia,passando per Siviglia fino ad arrivare in un luogo a quattordici chilometri dall’Africa.
Accetto, cerco di risparmiare il più possibile affinché il sogno si concretizzi.
Finalmente stacco la spina con la provincia e viaggio”.
“Arturo un altra volta con ‘ste storie. Quando ci parli delle tue vacanze?” “Ne parlerò abbi pazienza”. Il posto dove vive è spettrale in inverno,si trasforma ad agosto con l’arrivo della massa turistica. Lui è convinto che su di lui le donne del posto abbiano un forte pregiudizio. Il problema principale è che molte persone al posto di dialogare come una volta, sono intrippate con gli smartphone. Tu gli parli e loro guardano il telefono, ma dove sono finite le estati di una volta.
Arturo nel frattempo aspettando la massa cerca di stare sereno, accontentandosi delle piccole cose, ed è convinto che prima o poi farà un viaggio. Esci, arrangiati, mettiti in discussione. La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Pessoa scriveva: “Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo”. “Un’altra volta con ‘ste robe Artuto quando la smetti. Certo che io al posto tuo impazzirei”. “Io non sono uguale a te e adesso per riempire un po’ il foglio, voglio citarti una cosa di Charles Bukowski.
“Pazzia? Certo. Cosa non è pazzia? Non è pazzia la vita stessa? Siamo come giocattoli con la corda tutti quanti noi…Qualche giro di chiavetta e quando la molla si scarica addio. Finché dura, camminiamo, ci agitiamo, facciamo progetti, rieleggiamo le giunte comunali, tosiamo l’erba…Pazzia, ma si, sicuro cosa non è pazzia?” “E cosa c’entra?”“Be come si dice: allungo il brodo…”. Non penserete che Arturo stia in camera sua ventiquattro ore al giorno. La noia è tanta, in quel posto non ci sono colpi di scena. Esce e torna a casa, per ingannare il tempo comincia a cambiare colori alle pareti di alcune camere, fa un po’ di lavori per non stare fermo.Nella sua stanza c’è un cassetto pieno di sogni ed un armadio di problemi. Il non poter essere autonomo lo manda un po’ fuori fase. Una sera una ragazza gli chiede: “Dove vai in vacanza?” “Non lo so, ancora non decido”. Arturo si vergogna a dirle che non può permetterselo.Non si scoraggia se vuole trova una via, altrimenti troverà una scusa.
“Dai Arturo che in ogni mare c’è un motivo per restare”. Lui lo sa bene che deve essere forte un altro po’. La routine è una lenta agonia (A. Einstein).
Arturo esce e rincasa disgustato dalle persone mediocri. Ascolta musica, dorme e non pensa a niente.
Non riesce proprio a condividere la sua solitudine con chiunque.
Dai guerriero che se tira vento arriverai lontano.Arturo spegne lo stereo,mette un paio di scarpe da ginnastica, decide di fare una lunga passeggiata nonostante la spettralità del posto.Compra un gelato e si addolcisce un po’. Che abbia bisogno d’amore? Forse.
Dai che con un paio di scarpe nuove puoi girare il mondo. Lo so il mondo è così, più ti opponi, e più ti tira giù. Arturo rincasa, mette un po’ di musica e accende quel triste mezzo chiamato internet. Un altro giorno se ne va’, guarda un film e sul tardi va a dormire.
Si sveglia e fa’ il turista,sfoglia il quotidiano. Aspettando l’ora di pranzo scambia qualche chiacchiera con le persone. Ci vorrebbe un lavoro magari, ma nel frattempo lui non si piange addosso. Si fa una doccia e dopo cena esce senza pretese. Arturo è molto fantasioso tempo fa scrisse “Pomeriggio spettrale. Mi ritrovo a girare per vadoriccio mio cavallo di battaglia. Ad un certo punto un miraggio, cinquanta ragazze erano là… Excuse me, where is vadoriccio street? You are here now. Can whith me? Non mi sembrava vero il mio sogno si stava avverando. Giravo per vadoriccio con cinquanta straniere. Mostravo loro i ruderi e le spiegavo che c’era passato Garibaldi, nel lontano 1926 nacque Hugh Malton Hefner (l’editore di Play Boy). I think vadoriccio boulevard is amazing.Where whe can sleep for this night? There is no problem about this” Non potevo credere ai miei occhi. Volete sapere che fine hanno fatto le ragazze… Non ve lo dico”.
“Arturo ancora con ‘ste robe? Esci che la vita è bella”. Fuori ci sono tante persone che non possono andare in vacanza. Trascorre le vacanze senza pretese e si diverte con i suoi amici di merenda. Poco importa della massa e delle feste. E’ sereno e va avanti, la sua solitudine non la riempie con chiunque, le persone che lo fanno ridere, senza saperlo gli salvano la vita. “Arturo e le vacanze?” E’ un anno che sono in vacanza un giorno mi farò le ferie.
Vincenzo Palazzo
note sull’autore:Vincenzo Palazzo, nato a Benevento il 24/11/1976, vive a San Bartolomeo in Galdo. consegue il diploma nel 1996 al IPSC DI Baselice. Ha svolto vari lavori,il preferito resta l’imbianchino decoratore. Il suo hobby è scrivere. Nel 2010 pubblica un racconto dal titolo “38 volte grazie” riscuotendo un discreto successo. Progetti:pubblicare a breve un secondo racconto.
Br.Lobonero&Mia