Si avvicinano le feste di Natale, e noi di sanbartolomeo.info, abbiamo chiesto a Vincenzo Palazzo di poter fare un regalo alla popolazione di SBiG.
Vincenzo ci ha concesso la possibilità di pubblicare uno dei suoi racconti inediti: Elvira.
Una delicata storia d’amore tra un umano ed un’aliena, una piccola fiaba dai buoni sentimenti in cui l’amore non ha pianeta.
Buona lettura ed auguri di un sereno Natale e felice Anno Nuovo a tutti gli abitanti di SBiG vicini e soprattutto quelli lontani dal borgo.
ELVIRA
Sono a casa. Una serata come tante, il cielo è sereno, si riescono a vedere la luna e le stelle. Fuori regna un silenzio assordante, la serata ideale per rifugiarmi nel mio mondo e nei miei sogni. Ascolto musica per ripararmi dalla realtà. Mondo voglio scendere non ho pagato il biglietto. Alla fine il mio pianeta parallelo mi addolcisce sempre. Mi godo l’atmosfera. Qui e ora, dedicandomi del tempo, nel luogo dove il mio cervello non è la pattumiera di tutti. Forse avrei scelto un film, in base al mio stato d’animo. Piano piano la mia mente si svuota, inizio a rilassarmi. Mi metto a scrivere qualcosa, magari, un pensiero o un appunto. Ed eccomi qua a raccontarvi qualcosa di insolito. Una storia di amicizia, forse di amore, sentimenti che non hanno un pianeta ben preciso.
Ore 22:17
I Marziani atterrano nel villaggio. Una luce ultravioletta illumina il mio balcone, esco e vedo una marziana vestita come gli umani. Sono spaventato, ma lei mi tranquillizza dicendomi che vuole solo parlare un po’. Parcheggia il disco volante sul tetto e la invito in camera mia.
“Ciao mi chiamo Elvira e tu?”.
“Vincenzo, piacere”.
“Cosa ci fai sulla terra a quest’ora?”.
“Niente mi annoiavo e sono venuta a fare un giro”.
“Posso offrirti qualcosa da bere, ho un buon nettare degli dei, ti va?”.
“Si, ma un goccio, non sono abituata”.
Vado a prendere due calici e una bottiglia autoprodotta e gli verso del vino.
“Salute!”.
“Salute!”.
“Elvira perché studiate la terra, volete invaderci?”.
“Ma no, voi terrestri siete buffi, venerate un dio, distruggete la natura, costruite bombe nucleari e siete attaccati agli oggetti”.
“Invece voi marziani come siete?”.
“Siamo un po’ diversi, ti va di fare un giro sulla mia navicella?” “No è tardi, sveglieremo il vicinato, un’altra volta”.
“Elvira ti va di ascoltare un po’ di musica?”.
“Si volentieri”.
Ero un po’ sorpreso, bevevo del vino ed ascoltavo musica con una marziana. Elvira dà uno sguardo alla mia scrivania e mi dice: “Io adoro i libri che scrivono sulla terra.”.
“Se vuoi ho qualcosa di mio, prendi, te lo regalo.”
“Davvero, per me, grazie ma devo scappare prima che gli americani mi intercettino.”
“Ciao Elvira torna quando vuoi”.
Scomparve alla velocità della luce. Giurai a me stesso di non parlarne con nessuno. Tanto se l’avessi raccontato mi avrebbero dato del pazzo. Mi ripromisi di non pensarci più, anche perché non avrei saputo darmi una risposta logica. Nel frattempo Elvira su qualche pianeta leggeva i miei racconti, magari ritornerà da me per continuare a dialogare, ma non poteva farlo subito perché gli americani l’avrebbero intercettata. I giorni passavano, e non nascondo che ogni tanto la pensavo. Chissà come vivevano nel suo pianeta quali erano le loro usanze, i loro costumi. Come mai fra tanti, aveva scelto di parlare con me, chissà se ritornerà o troverà un modo per contattarmi. Elvira nel frattempo, stava trovando il metodo per entrare nel mio computer per contattarmi. Quando avrei utilizzato internet voleva farmi una sorpresa, le mie creazioni le avevano scaldato il cuore. Chissà se l’amore è un sentimento che esiste in tutto l’universo.
I giorni passavano e il mio pensiero spesso si soffermava su Elvira. Una sera mentre ascoltavo una canzone su internet, il segnale viene criptato e sullo schermo apparve Elvira, entrò nel mio computer dirottandomi su skype per effettuare una videochiamata.
“Ciao Vincenzo come stai? Tutto bene”.
“Si grazie e a te come va?”.
“Bene grazie, senti abbiamo poco tempo prima che ci intercettino. Le cose che scrivi mi piacciono, ti va di farti un giro sulla mia navicella? Ti prometto che ti porto via solo poche ore poi ti riaccompagno”.
“Promettimi che mi farai scendere, io amo il mio pianeta e non ho nessuna intenzione di lasciarlo”.
“Te lo prometto, ti invio un messaggio sul cellulare e passo a prenderti ciao”.
“Elvira, Elvira”.
Niente da fare era sparita. Pensavo di aver fatto una grande cazzata a dirgli di si, se poi non avesse mantenuto la promessa e non mi avrebbe fatto scendere? Questo era un rischio che avrei dovuto correre. Quella donna mi aveva stregato, fra noi c’era empatia e non so perché, mi fidavo di lei. Da quella videochiamata passarono alcuni giorni, i miei pensieri erano solo per lei. Avevo deciso, avrei corso il rischio, sarei salito a bordo. Un pomeriggio mentre passeggiavo, mi squilla il telefono era lei
“Ciao come stai?”
“Cammina altri cinquecento metri che passo a prenderti ok”
“Ok”.
Era arrivato il momento e non volevo più tirarmi indietro, avevo già deciso. Continuai a passeggiare ed al punto concordato, lei era sulla mia testa, si abbassò una scaletta e in meno di un secondo ero a bordo.
“Benvenuto Vincenzo, mettiti comodo, gli americani per cinque ore non possono intercettarci, abbiamo assaltato i loro server, altri marziani li terranno a bada, poi ti riaccompagno ok? Sei pronto!”
“Elvira andiamo via fammi sognare”.
“Allacciati le cinture si parte”.
L’interno del disco volante era pieno di luci spie monitor e pulsanti.
Lei era di fronte a me, vestita in modo molto provocante, indossava una maglietta scollata, minigonna e stivali ed il suo profumo era inebriante.
“Scusa, ma dove mi stai portando?”
“Non ti preoccupare ci nascondiamo in mezzo alle nuvole”.
Elvira premette un pulsante ed accese un monitor dal quale potevo osservare tutto quello che volevo.
“Sai ho letto le tue creazioni e devo ammettere che sei molto bravo.”
“Davvero pensi questo di me?”.
“Brindiamo alla nostra amicizia ho del vino che viene da Marte ti va?”.
“Certo alla nostra amicizia”.
“Salute.”
“Salute.”
Mi sentivo a mio agio, ma il tempo andava via veloce, avevo tante domande da porgli, ma preferii non chiedergli niente. Eravamo consapevoli tutti e due che non poteva continuare, anche perché sulla terra gli americani le davano la caccia. Decisi di affidarmi al destino senza domande e troppi perché. Elvira ed io eravamo parcheggiati in mezzo alle nuvole, ma il tempo scorreva veloce, sarei dovuto scendere e forse questa volta per sempre. Gli americani a breve avrebbero ripristinato i loro server, continuando a dargli la caccia senza sosta. Mi sentivo a mio agio, mentre degustavo del vino insieme a lei il suo volto diventò serio.
“Sai Vincenzo devo dirti una cosa”
“Dimmi pure Elvira.”
“Questa è l’ultima volta che ci incontriamo, gli americani potrebbero risalire a te, farti del male torturandoti e possono anche ucciderti, tu tutto questo non lo meriti, non voglio che ci vai di mezzo.”
“Capisco, allora dobbiamo dirci addio?”
Ci baciammo sulle labbra, ancora e ancora.
“Io sarò il tuo angelo custode, tieni questo è per te.”