Primo Levi, Umberto Eco, Corrado Alvaro, Maria Bellonci, Cesare Pavese, Gesualdo Bufalino, Claudio Magris, Licia Pizzi. Cos’hanno in comune queste persone? Sono tutti scrittori. Hanno vinto tutti il Premio Strega? Quasi tutti. E per ora, è l’avverbio che rende la differenza. Licia Pizzi è l’unica scrittrice, tra quelli citati, che ancora non può fregiarsi del maggior premio letterario italiano. Crediamo però, che sia solo questione di tempo, intanto nell’anno del Signore 2019, il suo libro Piena di grazia è stato selezionato, insieme ad altre 56 opere prime, per concorrere al 73° Premio Strega, e chissà, domenica potrebbe rientrare tra i 12 candidati al Premio.
Piena di grazia è edito da una piccola casa editrice partenopea “ad est dell’equatore” ed è stato presentato al Premio Strega dallo scrittore Francesco Durante con questa motivazione: “Si tratta di un breve, tesissimo racconto ambientato nelle profondità di una remota campagna meridionale, al limitare di boschi infestati da briganti e grotte governate da streghe. Ne è protagonista Grazia, una femmina giovane, tozza e quadrata, quasi ferina, ceduta dalla madre e dai fratelli come serva al macellaio del paese. Lì, contravvenendo alla regola impostale dalla nonna, quella di “fare la brava” quasi per combattere la sua natura ancestrale, Grazia fa veramente “la brava”, ma al contrario: silenziosamente conformandosi sempre più a quella sua natura selvatica. Non solo diventa la creatura più amata dai maiali del macellaio, ma anche una specie di sciamana, un’assurda semidivinità silvana, una “janara” cui attribuire la catena di disgrazie che progressivamente si abbattono sulla famiglia del macellaio, convincendola che sia necessario liberarsi di quella inquietante presenza. Ma sarà tutt’altro che facile. Sostanzialmente il racconto potrebbe definirsi un noir, ma è scritto come si potrebbe scrivere un testo sperimentale, senza spreco di parole e con estremo rigore stilistico. L’autrice – una beneventana che vive a Napoli – avrebbe potuto cavare da questi materiali una specie di saga familiare tradizionale, o magari un polpettone a tinte forti adatto al vasto pubblico degli appassionati del genere; invece ha scelto questa via più ardua, assolutamente letteraria, e secondo me ne è nato un piccolo gioiello.”.
La statistica lavora contro la nostra bravissima compaesana. Negli ultimi venti anni lo Strega è stato vinto da libri editi da grosse case editrici: 7 volte dalla Mondadori, 5 dalla Einaudi, 4 dalla Rizzoli, 2 Feltrinelli, 2 Bompiani e lo scorso anno da Guanda.
Anche quest’anno le grandi case editrici schierano possenti cavalli di razza: la Mondadori corre con Carmine Abate, Mauro Corona, Benedetta Cibrario; Einaudi schiera Nadia Terranova col suo Addio Fantasmi; Bompiani il favoritissimo M di Antonio Scurati; La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi concorre, tra gli altri, con Roberto Cotroneo ed il suo Niente di personale.
Se la statistica gioca contro di noi, la storia insegna che a volte Davide vince contro Golia e dell’impresa si parlerà per secoli.
In bocca al lupo Licia Pizzi, SBiG tifa per te.