Forse ancora non acquisiamo contezza della pericolosità del momento e della fortuna che abbiamo nel vivere in una zona sperduta dei Monti Dauni (ora monti del Sannio), una zona a bassissima densità di popolazione e di strade impercorribili. In questa emergenza sanitaria mondiale, noi, per ora, siamo zona bianca. Ciò è dovuto in minima parte ai controlli delle forze dell’ordine e dei volontari ai varchi del paese, il virus non si ferma con le palette. L’unica arma che, a detta, di eminenti virologi, epidemiologi, addetti di polizia, politici, sembra funzionare contro il covid 19 è il distanziamento sociale e dunque il buonsenso della cittadinanza nel rispettare le norme date dallo Stato. In un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, ciò che in condizioni normali è un dramma per le nostre terre, ora è un punto di forza. Durerà? Non lo sappiamo, lo speriamo. Se passeremo indenni questa buriana, facciamo tutti una promessa: evitare di lamentarci perché non c’è nessuno in giro, evitare di usare i social per geremiadi e postare foto della c.d. “desolazione del borgo”.
San Bartolomeo andrebbe amato un po’ di più, SEMPRE, non solo ora che si sta comportando da padre amorevole.
Un paio d’anni fa ricordai in un piccolo scritto la devastazione che ebbe la pandemia di “influenza spagnola” su San Bartolomeo. Si ebbero in meno di un paio di mesi circa 200 decessi. All’epoca la popolazione di SBiG era quasi il triplo di oggi, ammassata tutta nel centro storico, e nei quartieri di “badricc” e “a chiazz d’ rare”, era in condizioni fisiche stremate da tre anni di guerra e 60 anni di miseria nera post unitaria. Non avendo conoscenze mediche, si affidavano al Signore e in massa si recavano in chiesa per impetrare la grazia di guarigione, riportando il contagio a casa.
In due mesi ottenemmo l’immunità di gregge, al costo mostruoso di centinaia di morti.
Mentre scrivevo quelle poche righe, nelle mie ricerche su quell’epidemia, mi imbattei in due modi di combatterla, la prima creare l’immunità di gregge, la seconda contenerla con il distanziamento sociale.
Le città prese in esame da studiosi americani furono Philadelphia e St. Louis. A Philadelphia si optò, non so quanto volontariamente per l’immunità di gregge, non vennero prese misure restrittive per la popolazione, ma gli ospedali collassarono in pochi giorni ed i morti in due mesi furono migliaia. Durante la prima settimana la pandemia fece 4500 vittime. La “Spagnola” imperversò a Philadelphia per due mesi, a fine novembre la pandemia era conclusa nella città dell’amore, ma si lasciò alle spalle migliaia e migliaia di morti. Noi in Italia e a SBiG in particolare, ci attenemmo alla linea philadelphiana.
St. Louis prese un’altra direzione. Ai primi contagi accertati, chiuse tutto ciò che era possibile chiudere. Teatri, chiese, stadi, manifestazioni sportive, biblioteche, locali pubblici, trasporti. La pandemia a St. Louis durò circa due mesi in più che a Philadelphia, ma la curva delle morti non ebbe mai un picco altissimo, perché l’appiattimento della curva dei contagi durante una pandemia, ottenuta con il distanziamento, o meglio l’isolamento sociale, riduce in maniera esponenziale il tasso di mortalità.
Cento anni fa seguimmo Philadelphia, oggi seguiamo St. Louis e le cose andranno certamente meglio.
- foto Lina Sangregorio