Alzi la mano chi conosce la Coracias garrulus ovvero la ghiandaia marina. Eppure questo uccellino che nidifica sulle coste del Molise e del nord della Puglia vale molto di più degli 80000 esseri umani che protestarono l’8 dicembre 2018 in Piazza dello Statuto a Torino contro la TAV.
La ghiandaia marina inconsapevolmente è riuscita a fermare un lavoro che aspetta dal 1863, il raddoppio del corridoio ferroviario adriatico che congiunge il tacco d’Italia al resto d’Europa.
Sembrava cosa fatta: i progetti approvati, i soldi stanziati, le opere di compensazione individuate, ma si erano fatti i conti senza l’oste, la ghiandaia marina.
A questo punto è intervenuta la commissione VIA che tra i motivi con i quali, all’unanimità, ha dato parere sfavorevole all’opera ha scritto che il Coracias garrulus potrebbe risentire della realizzazione del doppio binario ed inoltre che non è stato effettuato uno studio aggiornato sulla salute della popolazione, possibilmente a livello comunale.
Punto e a capo. Tutto da rifare e se non ci sarà un intervento dall’alto per porre termine a tale anomalia i lavori verranno rinviati di un altro decennio.
23 chilometri di raddoppio ferroviario, un’inezia, ma quando un’opera non si vuole fare, va bene anche non dar fastidio al coracias garrulus, ma poi gliel’hanno domandato all’uccello se un binario in più gli avrebbe dato tutto questo fastidio?
Stessa nazione, ma un po’ più a nord. Decidono di bucare una montagna per costruire un tunnel di 57 chilometri per completare una linea di alta capacità che va dal nulla (Lione) al nulla (Torino). Vi si oppone mezza nazione e un’intera valle. Ottantamila esseri umani protestano, eppure lo Stato continua imperterrito la costruzione, inviando l’esercito a protezione dei cantieri e inasprendo le leggi a tutela dei lavori.
23 chilometri sulla spiaggia che tutti vogliono compresa la ghiandaia marina, da ormai un secolo e mezzo no.
57 km di tunnel sotto una montagna di migliaia di metri, che mezza nazione e un’intera valle non vogliono da venti anni si.
Come dice Pino Aprile: Tu non sai quanto è ingiusto questo paese.