Siamo giunti quasi alla fine del meraviglioso viaggio nella storia “L’insediamento di San Bartolomeo nel Medioevo”
Il nuovo borgo di San Bartolomeo in Galdo, rinato grazie all’interessamento dei monaci del monastero di Santa Maria del Gualdo, soprattutto per l’opera di fra’ Nicola da Ferrazzano che chiese ed ottenne dal re Roberto d’Angiò il permesso, nel 1327, di poter ripopolare la zona, ormai priva di abitanti, divenne, pian piano, uno dei borghi più grandi e con il maggior numero di abitanti in seguito all’erezione, nel 1330, di una parrocchia.
In questo periodo, le parrocchie, oltre ad essere un luogo di culto e di richiamo per un gran numero di fedeli, sono anche terre da cui si ricava un reddito: molte zone furono rese abitabili proprio grazie all’intervento dei monaci che, tramite il lavoro dei contadini, mettevano a coltura le terre incolte e introducevano nuove e più redditizie coltivazioni. Oltretutto, i monaci ricavavano dai fedeli anche la decima per il sostentamento del monastero. La messa a coltura di nuove terre richiedeva sempre più manodopera e, di conseguenza, il numero dei contadini aumentava e tutto questo comportava la costruzione di nuove dimore che, piano piano, si trasformavano in veri e propri villaggi. Su queste nuove terre, gli “hospites” contadini ottenevano inoltre dai monaci delle franchigie e delle libertà che miglioravano notevolmente la loro condizione giuridica e a volte anche la loro situazione materiale.