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Tessile: oltre ad Airola, tavolo di crisi anche per San Marco

PanoramaIl tavolo tecnico costituito per monitorare i problemi del polo tessile di Airola potrebbe seguire anche quelli dell’altra realtà analoga, quella di San Marco dei Cavoti. A suggerirlo è il segretario provinciale dell’Udc, Gennaro Santamaria, all’indomani dello sciopero degli operai e del vertice alla Rocca dei Rettori.

 

«La crisi del tessile – argomenta Santamaria – sta colpendo duramente anche le aziende del polo tessile di San Marco. È necessario pertanto che anche a quell’area venga riservata la giusta attenzione. Settimanalmente si apprende della chiusura di aziende, con la conseguente messa in disoccupazione dei lavoratori. I connotati del vicenda, se pur diversi da quelli del polo tessile di Airola, hanno comunque degli elementi in comune. Infatti, se è vero che il polo di Airola è sorto grazie al contributo pubblico del contratto d’area, anche molte aziende a San Marco sono sorte grazie ai contributi statali del passato. Inoltre, la crisi vissuta dai due insediamenti industriali è generata dalla stessa carenza di commesse presente nel nostro paese. Pertanto, se è giusto cercare di salvare la produttività del polo di Airola è anche opportuno tentare di seguire la crisi di San Marco dei Cavoti. In entrambi i casi, infatti, si cercherebbe di tutelare investimenti pubblici passati e si salvaguarderebbero i livelli occupazionali. Le azioni da porre in campo sono tante, e vanno dall’attivazione dei giusti ammortizzatori sociali alla individuazione di nuove filiere produttive. Però sarebbe anche possibile cercare di salvaguardare la produttività degli stessi poli tessili cercando di porre un controllo sulla produzione di capi Made in Italy all’estero. Infatti, si è scoperto che la carenza di commessa dei nostri poli tessili è determinata, per la maggior parte, dallo spostamento della produzione degli stessi capi nei paesi esteri dove la manodopera costa molto di meno. La frode però si realizza – precisa Santamaria – quando quegli stessi capi vengono immessi sul mercato italiano con il marchio Made in Italy, ovviamente, il tutto ad un prezzo maggiorato. È chiaro che anche in questo l’azione dello Stato dovrebbe essere più efficace e puntuale. Comunque – conclude il segretario dell’Udc – è bene che il tavolo tecnico di lavoro si riunisca con un certa periodicità e che ponga attenzione a tutte queste problematiche».
 
da "IL MATTINO" del 19/11/08 

 

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