Ad Amburgo, nel Cimitero Italiano d’onore (Ojendorf), riposano 5849 italiani Caduti nella Seconda Guerra Mondiale, civili o prigionieri costretti ai lavori forzati in tutto il territorio tedesco nordoccidentale, internati nel campo di concentramento di Neuengamme e nelle sue estensioni.Esisteva, oltre ai noti e più grandi campi di concentramento, una costellazione di campi minori nei quali le condizioni di vita e lavoro erano anche più dure che in quelli maggiori, stante l’assenza delle organizzazioni di soccorso che ignoravano i “sottocampi”,
e anche per questo vi avvenivano orrori di ogni genere. Stalag VI-C di Fullen, in Bassa Sassonia, vicino al confine olandese, era un lazarettlager, un campo ospedaliero, e rientrava nella costellazione di lager (tra i quali Bathorn, Gross-Hesepe, Oberlangen, Wesuwe, appunto Fullen e altri) posta attorno a quello di Meppen, cittadina allora di circa diecimila abitanti, collocata a 80 km da Osnabrück.Pur non essendo ufficialmente un campo di sterminio (i prigionieri di guerra non dovevano essere eliminati come gli ebrei, gli zingari, gli omosessuali e i testimoni di Geova), era divenuto un lazarettlager riservato a italienischen militärinternierten (“militari italiani”) ammalati, destinati a morirvi senza alcuna assistenza medica.La media era di duemila “ricoverati”. I deceduti saranno il 50% circa. Sulla definizione di “internati” vi è qualcosa da dire. La derubricazione da prigionieri a internati implicava che ai secondi non venivano concessi i diritti derivanti dalla Convenzione di Ginevra del 1929. I soldati italiani erano dunque Internati militari, e lasciati senza alcuna assistenza.Mio prozio Francesco Circelli, inumato in prima sepoltura proprio nel Cimitero Militare Italiano di Gross Fullen, è stato traslato nel Cimitero Militare di Amburgo nel 1957. Nello stesso cimitero riposano altri tre compaesani, immagino dispersi anch’essi per le loro famiglie.Si tratta di Carmine Latella, Tommaso Pizzi, Stefano Viale.Ho fatto le foto delle tombe di tutti questi nostri compaesani.Ricordo che gli stessi sono Medaglie d’Onore, e che sarebbe uno splendido gesto, da parte del Comune di San Bartolomeo, fare richiesta al Ministero della Difesa per le stesse medaglie e conferirle, alla memoria, in una cerimonia pubblica, piccolo risarcimento morale per ricordare il sacrificio di vite così giovani, perse per sempre, destinate alla sepoltura in terra straniera e in tanti casi all’oblio, che è il fallimento di tutte le guerre, se non servono almeno da monito per chi resta.Rinnovo la preghiera, a chi avesse notizie di familiari viventi di Tommaso Pizzi, Carmine Latella, Stefano Viale, di farmi sapere che hanno avuto notizia della sepoltura dei loro congiunti.