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San Bartolomeo in Galdo
venerdì, 13 Dicembre 2024

ZIBALDONE SULLA PERLA DEL FORTORE Omaggio a San Bartolomeo in Galdo Parte sesta

PILLOLE DI STORIA ANTICA – 6) Abati commendatari della badia di San Bartolomeo in Galdo, dal 1768, dopo la cacciata dei Gesuiti

Ed eccoci al 1782, che, a parere di chi scrive, rappresenta una svolta molto significativa nella storia della nostra comunità: in quell’anno, il re di Napoli Ferdinando IV nominò abate commendatario della Regal badia diSanBartolomeo in Galdo mons. Antonio Bernardo Gürtler, nato a Falkenau in Boemia il 13 maggio 1726, ordinato sacerdote il 23 maggio 1750, consacrato a Napoli vescovo di Thiene il 29 maggio 1773, confessore personale di Sua Maestà la Regina Maria Carolina Arciduchessa d’Austria. Grande personaggio (un uomo giusto al momento giusto, verrebbe da dire), primo abate commendatario dell’era post-Gesuiti. Durante il suo mandato, che durò nove anni, si distinse, tra le altre cose, per la sua grande benevolenza nei confronti dei suoi vassalli: «Limosine mensuali a molte famiglie povere. Maritaggi di povere Zitelle. Soccorsi elementari. Una sfera del Sacramento del valore, come si dice di ducati seimila.

Maria Carolina D’Asburgo – Lorena – Regina di Napoli

Un Calice interamente d’oro. Altro Calice con coppa d’oro e piede d’argento d’ottimo lavoro in Francia. Un apparato di fiori finissimi di Francia d’egregio lavoro. Un Paramento Pontificale in lama doro su fondo rosso per la solennità del Protettore, con camici guarniti di merletti finissimi d’Inghilterra» (da Ricorso ragionato dei rappresentati del Comune di San Bartolomeo presentato a Sua Maestà, Napoli, 1832, pp. 155-156).  Dopo l’autorizzazione del 30 ottobre 1784 con la quale il re di Napoli Ferdinando IV acconsentiva alla conversione in seminario (Sùmm’nàrie) del convento dei Padri Agostiniani in via Costa, contribuì sotto la tutela del vescovo di allora (Giovanni Coccoli, ndr) alla sua realizzazione nel novembre del 1785, «aggregando le rendite e le  fabbriche del conventino degli Agostiniani di San Bartolomeo in Galdo al nuovo Seminario». In poco tempo, la scuola acquistò grande fama per serietà dell’insegnamento e per il valore dei docenti. Fra i Superiori va meritatamente ricordato Padre Ferdinando D’Onofrio, Segretario Generale dell’Ordine dei Frati Minori e poi Vicario Generale della Osservanza Cismontana. Magnifici rettori furono: Giovanni Andrea Mastrocinque di Baselice, Simone Crispino di Fratta Maggiore, Vincenzo Palmieri di Colle, Ferdinando Caruso di Montefalcone. Tra gli abili maestri: Michele Massari di San Marco La Catola, Domenico Caruso di Baselice, Felice Natalizia di Roseto, Padre Alessio da Montefalcone, Nicola de Matthaeis di Alberona, Padre Ferdinando da San Bartolomeo. Il seminario chiuse i battenti definitivamente nell’agosto del 1818, per ordine del vescovo di Lucera Andrea Portanova, causa la soppressione della Diocesi di Volturara.

Nel 1790, fuori Porta San Vito, l’abate Gürtler creò una grande piazza che successivamente prenderà il nome dell’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, realizzando nel contempo un piano di urbanizzazione lungo le direttrici delle odierne via Margherita, via San Francesco, via Montauro e via Maria Josè, in modo da poter legare il paese al convento di Santa Maria degli Angeli dei frati minori, già esistente dal 1630. Infine, l’ultima sua opera: nel 1791, nella nuova piazza – a dire di Nicola  Falcone, «il più bel sito del Comune» – fu inaugurata una meravigliosa fontana (dono della regina), fatta costruire personalmente dall’abate, costata ben 16mila ducati. Nel «gran bacino di marmo» l’acqua zampillava attraverso cinque distinti getti, uno al centro e gli altri quattro intorno, tutti chiusi da una vasca di travertino a uso di abbeveratoio. Fino all’ultimo conflitto mondiale (quando fu smantellata forse per penuria d’acqua), rappresentava per i ragazzi un divertente passatempo: «Sêmë iutë a jucä` attûrnë ‘u giglië», «Siamo andati a giocare intorno al giglio», dicevano i più giovani riferendosi ai getti d’acqua che formavano una figura somigliante a questo fiore. Purtroppo, l’abate non fu presente alla sua inaugurazione: morì a Roma il 28 maggio 1791, all’età di 65 anni. Dopo 12 anni di sede vacante, verso la fine del 1803 il re di Napoli Ferdinando IV nominò abate commendatario della regal badia di San Bartolomeo in Galdo mons. Nicola Nilo (confessore anch’egli della menzionata regina Maria Carolina arciduchessa d’Austria), già creato vescovo di Myndus, in Caria. Morì a Palermo il 29 novembre 1812.

Piazza Antonio Gurtler – San Bartolomeo in Galdo (BN)

Eccoci giunti, infine, all’ultimo abate commendatario, che ­– come ricorda Nicola Falcone nella sua citata monografia fu mons. Francesco Antonio Renci, anche lui confessore, ma questa volta della moglie di Gioacchino Murat (Maria Annunziata Carolina Bonaparte, regina di Napoli e delle due Sicilie), dal gennaio 1800 all’agosto 1808. A conclusione, nel 1809, dopo l’emanazione delle leggi eversive della feudalitàe dei decreti di soppressione degli ordini religiosi, i beni della regal badia di San Bartolomeo furono affidati alla Regia Amministrazione dei demani. (Fonte: Bullettino delle sentenze emanate dalla Suprema Commissione per le liti fra i già Baroni e i Comuni, 1809, n. 12, pp. 47-50).

Nota Bene A proposito dell’Archivio di Stato di Napoli (ASNA): «Nasce come “Archivio Generale del Regno” con r.d. 22 dicembre 1808, allo scopo di riunire in un medesimo locale gli antichi archivi delle istituzioni esistenti fino all’arrivo di Giuseppe Bonaparte a Napoli nel 1806. Furono così concentrati gli archivi della Regia Camera della Sommaria, cui appartenevano i volumi dei catasti “onciari” relativi a tutti i comuni del regno, della Cancelleria, delle Segreterie di Stato dell’epoca vicereale, dei supremi organi consultivi dello Stato (Consiglio Collaterale, Real Camera di S. Chiara), del Cappellano Maggiore e dei massimi organi giudiziari dello Stato (Sacro Regio Consiglio, Gran Corte della Vicaria), e le carte di altri  numerosi organi statali. Fra questi meritano un cenno le diverse giunte come quelle di Stato, degli abusi e di Sicilia, nonché l’Amministrazione dei demani per il cui tramite furono acquisiti i preziosi archivi dei monasteri napoletani e campani soppressi tra il 1807 e il 1809». Nell’archivio napoletano sono tuttora conservati i bilanci delle amministrazioni comunali di San Bartolomeo in Galdo dal 1810 al 1817 (“Stati discussi comunali annuali”) e dal 1818 al termine del Regno Borbonico “(Stati discussi quinquennali”). Da questi bilanci si possono trarre le notizie sulla divisione dei demani feudali.

Gioacchino Murat – Re di Napoli

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