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San Bartolomeo in Galdo
martedì, 8 Ottobre 2024

U ciucciar

L’asino ha caratterizzato nei secoli la tradizione contadina di San Bartolomeo in Galdo. I ‘ciucciar’ erano mercanti di asini. Cinquant’anni fa il mercato degli asini era particolarmente fiorente.

Ciucciari nel paese ve ne erano diversi, alcuni dei quali venivano da fuori. Vi erano anche zingari che venivano in paese per vendere ciuchi, muli o giumente. Si assisteva a delle animate contrattazioni, e l’accordo solitamente veniva concluso con la bevuta di un bel bicchiere di vino la stretta della mano. Approssimativamente mezzo secolo fa l’asino rappresentava per la comunità locale, un valido ausilio nelle diverse attività. Di frequente capitava di assistere in qualche vicoletto alla tosatura di un asinello così come alla ferratura, il maniscalco sistemava allo zoccolo dell’animale un ferro che poi fissava con cinque chiodi.
Nelle ‘ruelle’ ossia nelle viottole strettissime che portavano a vigneti e uliveti si vedevano persone che aggrappate alla coda del ciuccio si lasciavano tirare nei tratti in salita. Durante la vendemmia gli si ponevano sulla groppa delle tinozze piene d’uva e si ci inerpicava per queste ‘ruelle’ che portavano dai vigneti in paese, e non diversamente avveniva nella stagione delle olive. Sempre carico di qualcosa l’asino o il mulo rappresentavano un segno di agiatezza per chi lo teneva. L’asino ha avuto una multifunzionalità nella vita quotidiana. I nonni raccontano che al passaggio degli asini in paese, le donne correvano per raccogliere i fumanti sterchi che erano concime naturale da impiegare anche come combustibile per il focolare. Con la crescita economica e con l’evoluzione tecnologica, questo animale è diventato sempre meno utile, fino ad essere oggi considerato specie sull’orlo dell’estinzione. Tipicamente noto per la dolcezza e la pazienza, particolarmente socievole e curioso, intuisce lo stato d’animo di chi gli sta vicino. Circa la nutrizione, è un animale, esigente riguardo all’acqua, la vuole pulita, viceversa, si accontenta del foraggio più povero, al punto tale che l’erba ed il fieno rifiutato dalle mucche, costituiscono per lui una vera golosità e, in caso di bisogno, non disdegna le ortiche e le piante spinose. Oggi in molte realtà come la nostra questo animale è ormai scomparso e quando se ne vede qualcuno, per tanta gente, avanti con gli anni, rappresenta un bellissimo ricordo di tempi in cui quest’animale era per l’uomo oltre che una vera e propria compagnia, un vero compagno di vita. Negli ultimi tempi si assiste in tutta Italia ad una crescita delle associazioni tese a salvaguardare questo animale dall’estinzione, adottando ogni logica possibile, ed impiegandoli in una moltitudine di attività: si pensi, all’onoterapia o alla produzione di latte d’asina con le sue insostituibili proprietà.

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