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I Cassitto a San Bartolomeo parte seconda

Parte seconda della saga familiare sui Cassitto.

Nel primo episodio della saga familiare dei Cassitto in Italia ci siamo lasciati con la breve descrizione della vita e dell’impegno politico di Dionisio Cassitto, figlio del ben più noto e poliedrico Federico Cassitto, morto nel 1853 a Bonito, anno della pubblicazione da parte del Nicola Falcone da Verzino della rilevante Monografia su San Bartolomeo in Galdo apparsa sul volume VIII (Capitanata) dell’Atlante Illustrato del Regno delle Due Sicilie.

Dionisio Cassitto nacque a Bonito il 28 gennaio 1809, unico figlio maschio di Federico e Carolina Viceré che –ossequiosi delle tradizioni familiari nonché de regnanti francesi all’epoca sul trono di Napoli – lo battezzarono Dionisio, Arcangiolo, Napoleone, Giuseppe, Alberto, Federigo, riponendo il lui le speranze quale continuatore del loro ramo familiare. Il giovane Cassitto manifestò  sin da bambino doti di enfant prodige assorbendo totalmente gli stimoli provenienti dagli zii: Luigi Cassitto poeta ed umorista di fama; Giovanni che in vita fu patriota, scrittore e filologo di fama nazionale; nonché dal padre Federico, politico, economista, eclettico di cui abbiamo parlato già nella parte I della saga dei Cassitto.  Dionisio intraprese giovanissimo la carriera politica ed amministrativa , costellata da una serie di successi che lo portano prima alla nomina a giudice conciliatore di Bonito nel 1832, poi a presiedere il consiglio distrettuale di Ariano Irpino (1845). Nell’ambito dell’attività amministrativa egli si interessò  attivamente anche al progetto di costruzione di una ferrovia da Napoli alla Puglia, assumendo le mansioni di incaricato alla sottoscrizione di vendita delle azioni della Società in Commandita di E. Melisurgo & Compagni per la Ferrovia delle Puglie da Napoli a Brindisi, società costituita dal re Ferdinando II nel 1855.

* Avviata con successo anche grazie ai capitali stranieri ed al contributo dei grandi proprietari terrieri pugliesi, la costruzione della ferrovia fu interrotta subito dopo l’Unità d’Italia per ragioni meramente politiche che favorirono il Piemonte a danno del meridione. Solo nel 1862, quando Dionisio Cassitto, come si vedrà, era già morto, il parlamento sabaudo approvò la ripresa dei lavori della linea ferroviaria Ancona-Foggia-Brindisi.

Dionisio Cassitto si congiunse in matrimonio con la ricchissima Donna Mariannina de Mattheis, originaria di San Bartolomeo in Galdo, figlia di Matteo de Mattheis e di Giuseppa de Giovanni di Santa Severina. Narra Odoardo Ciani: “ per la tendenza di costei (Donna Mariannina) a coltivar la musica, e le altre arti belle, fece della sua casa un vero Ateneo”. Dionisio fu anche scienziato, redattore del “Giornale Economico” del Principato Ultra ove si occupò di problematiche inerenti al viabilità interna e soprattutto la meteorologia, studiandone gli influssi sulla vita animale e vegetale. Egli continuò a portare avanti l’osservatorio meteorologico bonitese fondato dal padre Federico e contribui’ alla stesura degli Annali Civili del Regno delle Due Sicilie del 1845.  Dal matrimonio con Mariannina de Mattheis nacquero sei figlie femmine: Emilia, Elisa, Erminia, Aurelia, Carolina e Amalia; e due figli maschi: Federico che, per comodità, per distinguerlo dall’illustre nonno chiameremo Federico junior e Giovanni Antonio di appena due anni di età quando il padre Dionisio si spense appena quarantanovenne il 17 ottobre 1858 stroncato da una polmonite.La morte improvvisa ed immatura di Dionisio Cassitto costitui una perdita incolmabile per la famiglia, perché con lui fini la forte spinta culturale impressa in Irpinia da Federico senior che non ebbe continuatori. Il giovanissimo figlio Federico junior, infatti, toccò non ancora maggiorenne l’onere di provvedere alla madre ed alle sorelle, nonché al germano Giovanni Antonio che peraltro manifestò precocemente i sintomi di una grave malattia mentale e guari’ solo dopo lunghe cure al manicomio di Aversa. Non pochi, quindi, furono gli sforzi compiuti dall’unico erede maschio di casa Cassitto che soltanto grazie all’aiuto e alla prodigalità del nonno materno Matteo de Mattheis, riusci’ a far fronte alle numerose pendenze economiche e vertenze legali lasciate inevase dal genitore (Dionisio), ma senza immaginare che il destino gli avesse riservato un’esistenza ben poco felice. Dopo la scomparsa del padre e poi della piccola sorellina Maria Dionisia (nata postuma al padre), ancorchè quindicenne, Federico dovette quindi gravarsi di tutti i doveri, compresi quelli relativi alle cure necessarie al germano affetto da una malattia mentale. Il giovane Federico junior fortunatamente  poté contare sul validissimo aiuto economico e morale del nonno materno Matteo de Mattheis il quale però, essendo originario di San Bartolomeo in Galdo e residente a Benevento, nel designare i nipoti come suoi eredi determinò lo spostamento degli interessi dei Cassitto dall’Irpinia al Sannio. I legami tra i Cassitto ed il Sannio si rafforzarono altresi’ dopo vari matrimoni con distinte famiglie locali quali – oltre i de Mattheis – i baroni Martini di San Bartolomeo in Galdo, i Criscoli di Benevento, i marchesiPolvere di Pago Veiano e i De Mathia e i Lembo nobili di Baselice, tant’è che proprio a San Bartolomeo il ramo maschile della famiglia, per le ragioni, successivamente esposte, si estinse nel 1945.  Ma andiamo per gradi…

Nato a San Bartolomeo in Galdo nel 1789 da Andrea, ricco proprietario terriero, Matteo de Mattheis prese particolarmente a cuore le sorti della figlia Mariannina non appena ella rimase vedova, non solo provvedendo a tutte le spese per l’istruzione dei nipoti, ma anche saldando i debiti del defunto genero Dionisio, infine destinando ai Cassitto tutti i suoi beni (come da testamento redatto dal notaio Tommaso Bruno di Benevento nel 1868). Un passaggio significativo del testamento riporta: “Ho collocato in matrimonio tre mie nipoti a cui ho dato per ciascuna ducati tremila per dote; ed un corredo oltre in ducati trecento. Ho dato l’occorrente in quelle che sono entrate in Monistero”. Dunque delle sei figlie femmine di Dionisio Cassitto tre si sposarono e le restanti invece presero i voti. Matteo nominò eredi universali del suo ricco patrimonio Federico junior e Giovannino predisponendo tuttavia per le nipoti quanto segue: “Erminia, Elisa ed Emilia Cassitto ducati 3.300 per ciascuno quando si maritano e si monacano e giungono agli anni trenta e pendente il pagamento di tale legato, si corrisponda a ciascuna annui ducati centocinquanta poiché le altre mie nipoti Carolina, Amalia ed Aurelia hanno già ricevuto da me le loro quote nel maritarsi come sopra ho dichiarato”. Dal testamento di nonno Matteo si evince la grande ricchezza della famiglia dei de Mattheis di San Bartolomeo in Galdo. 

* Dalle rivele del Catasto onciario del 1753 risultano tra le famiglie agiate primarie di San Bartolomeo assieme ai Catalano, i Braca, i Gabriele, i Martini e i de Mattheis.

Matteo de Mattheis e l’ospedale di San Bartolomeo in Galdo Una voce interessantissima del testamento è quella che riguarda il lascito in favore di opere pubbliche a San Bartolomeo in Galdo. Nel medesimo testamento infatti si legge: […] “A Rosaria Braca vedova Sandullo di S.Bartoloemo in Galdo un carlino al giorno, un sacco di grano l’anno e l’uso del sottano sotto al mio fondaco in S.Bartolomeo in Galdo, che ora abita, il tutto vita sua durante, gli eredi pagheranno la fondiaria. Voglio che dalla rendita del Gran Libro (libro contabile dei possedimenti terrieri del de Mattheis) si stacchino annui ducati duecento per la formazione o di una scuola elementare per ragazzi o per un Ospedale in San Bartolomeo in Galdo”. Ancora letteralmente dal testamento di Matteo de Mattheis: “Quantunque per l’art. 833 del Codice Civile non si possono istituire cappelle personali in chiesa, e cose simili, pure affidato alla delicata coscienze de’ miei eredi, desidero che essi facciano celebrare l’anniversario di mia morte con un funerale nella Chiesa Collegiale di S.Bartolomeo con l’elemosina di ducati dodici”.
  Infine…

“ Nell’esprimere i miei desideri, desidero ancora che Federico attenda coscienziosamente e con tutto l’impegno della buona morale ed istituzione di suo fratello Giovannino ed inculco ancora a Federico, come pure a Giovannino, quando avrà finito i suoi studi, la permanenza a San Bartolomeo si’ per migliorare i fondi che per bene amministrare la loro roba colà esistente.” Nel 1868 anno della stesura del testamento da parte del de Mattheis, in cui si fa esplicita richiesta ai nipoti Federico e Giovannino Cassitto di spostarsi a vivere a San Bartolomeo in Galdo, per amministrare meglio i possedimenti dell’ultimo erede della famiglia de Mattheis, il nostro paese è un grosso comune di circa 8000 abitanti dove si contano 8 medici, 5 farmacisti, 7 legali, 4 notai, 3 agrimensori. Il paese presenta un tasso di crescita decennale della propria popolazione del 15%. Allo stesso tempo il tasso di mortalità nei primi 7 anni di vita si aggira su cifre spaventose del 60-70%. Circa 7 sono le famiglie agiate.

E come ebbe modo di scrivere il Falcone nella monografia: <<L’emigrazione in San Bartolomeo non è cosi frequente. In qualche anno di penuria se ne verifica alcuna, soprattutto nel periodo estivo nel vicino Tavoliere delle Puglie… […] Del resto San Bartolomeo ha tutta l’aria di una città, e tale può nomarsi,  volendosi anche paragonare a tutt’i capoluoghi di circondarii della provincia.>> Dopo aver fatto testamento, il generoso nonno Matteo restò ancora per un quinquennio accanto agli amati nipoti infine mori’ nel 1873 a Benevento, ove contrariamente alle sue richieste, fu sepolto con tutti gli onori in un’imponente e monumentale tomba in stile neogotico. Quando Matteo de Mattheis mori’ la famiglia Cassitto attraversò un momento particolarmente difficile poiché Giovanni Antonio, il più giovane dei due nipoti da lui designati eredi, nonostante avesse appena diciassette anni era ricoverato presso il manicomio di Aversa per curare una grave malattia mentale che da tempo lo affligeva.  Giovannino fu largamente beneficiato dall’eredità del nonno Sanbartolomeano Matteo poiché, ripresosi dopo le cure appropriate, ritornò in famiglia a Bonito e sposò Teresa Ciani (figlia di Odoardo, letterato bonitese, autore di una storia della famiglia Cassitto) ed ebbe due figlie, per poi spegnersi nel 1887 all’età di 32 anni.

Intanto a San Bartolomeo in Galdo continuava la discendenza dei Cassitto nell’alto Sannio nella persona di Federico junior, convolato intanto a nozze con Carmela dei baroni Martini, appartenente a nobile casato locale. Riguardo al palazzo dei baroni Martini di San Bartolomeo si afferma nell’ Atlante Illustrato del Cirielli del 1853: ” trattasi di un magnifico edifizio, lungo 249 palmi, e 123 largo, di figura quadrangolare. Diviso nell’interno in due parti quasi eguali ciascuna offre agiata abitazione per numerosa famiglia. La costruzione è di solida e regolare architettura. Le sale e le stanze sono magnifiche per grandezza e di belli affreschi decorate. Questo palagio appartenne all’ordine dei Gesuiti”…

Federico Cassitto junior e la sua consorte Carmela dei baroni Martini di San Bartolomeo Dal matrimonio di Federico Cassitto junior nacquero quattro figli: Marianna nata il 29 febbraio 1872, Dionisio il 27 agosto 1876, Carolina il 22 Novembre 1877 e Raffaele nel 1881. Purtroppo a causa di una serie di disgrazie Federico assistette impotente alla perdita del piccolo Raffaele all’età di 4 anni e di Carolina all’età di appena 11 anni a causa di una difterite. Federico Cassitto si spense  all’età di 52 anni nel 1895 lasciando superstiti i due figli rimastigli, ossia Marianna che il 10 luglio 1889 sposò Ferdinando de Mathia di signorile famiglia di Baselice, e Dionisio junior, il quale prese in moglie Antonietta Lembo del medesimo comune. Grazie alla ricca eredità ricevuta dal padre Federico, Dionisio possedette a San Bartolomeo beni immobili e veste proprietà terriere in quanto il padre era stato erede universale (insieme al fratello Giovannino) del nonno materno Matteo de Mattheis, per cui egli visse in un signorile palazzo in via Leonardo Bianchi (già via Frentana) che poi – alla sua morte senza eredi nel 1945- passò alla famiglia Cilento che ne è tuttora proprietaria. Con la scomparsa dell’ultimo discendente maschio di Casa Cassitto, della secolare presenza familiare a San Bartolomeo rimasero solo labili tracce, e tra esse una – seppur indiretta- può ravvisarsi nell’ospedale cittadino per la cui realizzazione Matteo de Mattheis destinò per testamento che “dalla rendita del Gran Libro si stacchino annui ducati duecento”(circa 3500 euro odierni). * Valore ducato oggi  Palazzo Cilento fu Cassitto, sito in Via Leonardo Bianchi già via Frentana, San Bartolomeo in Galdo Benché NON SIA NOTA L’EFFETTIVA SODDISFAZIONE DI QUESTA ULTIMA VOLONTà DELL’AVO DA PARTE DEI NIPOTI CASSITTO, è CERTO CHE A SAN BARTOLOMEO SI INIZIO’ A COSTRUIRE UN OSPEDALE DI BEN CINQUE PIANI SOLTANTO NEL 1958, MA TRASCORSO OLTRE MEZZO SECOLO, ESSO è RIMASTO TUTTORA INCOMPIUTO.  

Nel 1945 Dionisio junior si spense a Napoli, dove si era recato per curarsi del male che l’aveva colpito, e con lui  si estinse la linea diretta maschile del casato dei Cassitto non avendo avuto quest’ultimo prole. Nel cimitero di San Bartolomeo una epigrafe posta sulla facciata laterale della tomba della famiglia Cassitto ricorda l’ultimo dei Cassitto. Epigrafe tombale posta da Dionisio Cassitto junior sulla facciata laterale della tomba di famiglia nel cimitero di San Bartolomeo in Galdo.

Tratto da: “I Cassitto” Realtà Sannita Editrice 

Antonio Vinciguerra
Antonio Vinciguerrahttps://www.docenti.unina.it/antonio.vinciguerra
Farmacologo presso Università degli Studi di Napoli Federico II. Contro il pensiero unico. Per un nuovo umanesimo delle montagne.

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