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La popolazione si è dimezzata negli ultimi 20 anni a San Bartolomeo

San Bartolomeo nella provincia di Benevento è al secondo posto dopo Morcone come superficie territoriale (8231 ha) e al 4 posto nel 1968 dopo Sant’Agata dei Goti, Montesarchio e Morcone per numero di abitanti 7985. Per questi, pertanto, e per diversi altri motivi rappresenta uno dei più importanti comuni sanniti. Dai più è considerato – e non a torto – il capoluogo morale della Comunità montana “Fortore”. Una zona questa, afflitta da tanti cronici mali, tra i quali – quello di gran lunga preponderante – l’emigrazione. E San Bartolomeo in quell’ambiente economico sociale omogeneo, non fa certo eccezione. Il fenomeno migratorio grosso modo in questo comune seppure con diversa accentuazione e fisionomia, sta seguendo le sorti di quello ben più vasto riguardante l’Italia meridionale. Dapprincipio i sanbartolomeani alla volta del Nord America, poi contemporaneamente verso l’America Latina. Tra essi sono da annoverare anche coloro che, a cavallo degli anni cinquanta e sessanta rientrarono e che con linguaggio corrente venivano chiamati “americani”. Parecchi di questi ultimi – pur tra alterne fortune e sacrifici – utilizzarono le loro rimesse in denaro per comprarsi l’azienda agricola o la casa. In seguito – inizio degli anni sessanta – il fenomeno cambiando volto si è ingigantito paurosamente: i dati attinti dai registri del comune ne danno un’idea abbastanza eloquente. Sono stati gli anni del boom industriale del Nord e dell’Europa occidentale in generale. Anche gli abitanti di San Bartolomeo sono partiti, andando anche loro ad alimentare quella grossa corrente migratoria che, molto di più nel recente passato, si è mossa dal Sud ed a raggiunto il triangolo industriale e le consuete, note nazioni europee. La gran parte di esse ha come sede di lavoro la Svizzera, la Lombardia, la Germania occidentale, il Piemonte e la Toscana. La minore distanza luogo natio – posto di lavoro rispetto al passato, ha fatto si che gli emigranti stabili di un tempo si sostituissero gradualmente gli attuali, molto spesso giovani emigranti stagionali. Attualmente, poi, le maggiori ondate di partenze si verificano nei mesi di febbraio e settembre, interessando quasi in egual misura sia gli uomini che le donne. Dai dati degli ultimi anni si rileva che la più forte emorragia di braccia si è verificata negli anni 1968 – ’69 e ’71: in questi soli tre anni ha abbandonato San Bartolomeo ben un quinto della sua popolazione. Al presente il fenomeno – che fino a qualche anno fa era decisamente patologico – sta indirizzandosi verso la sua forma fisiologica. E’ già accaduto che nel 1972 e ’73 i rientri hanno superato le partenze. Dai dati è altresì possibile individuare una netta tendenza alla diminuzione degli espatri e il persistere di un numero ormai fisiologico degli emigranti interni. Così la cittadina di San Bartolomeo che all’inizio degli anni cinquanta aveva toccato il vertice delle dodicimila anime è passato già nel 1958 a 10338 abitanti, per ridursi a circa settemila oggi.

Alfredo Del Re da’ “Il Mattino” del 16 aprile 1976

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