Da un po’ un dubbio mi assale.
Leggendo i giornali, di notizie ce ne sono tante: la crisi; la ripresa; il PD; mafia capitale; l’appello della figlia di Vittorio Emanuele di Savoia che chiede all’Italia il rientro della salma del padre, a sua detta in pericolo nell’Egitto assediato dal dilagante e minacciosissimo Stato Islamico. Tuttavia le guardo, le leggo, ci rifletto e dico: “ma chi se ne frega??!!”
Oh, con buona pace di tutti, si intende. Cioè: non ho nulla contro la salma immemore del fu re Vittorio (anche se………); oppure della crisi, che guarda caso attanaglia il cittadino comune, mentre per chi ha “la posizione”, al massimo esterna una “forte solidarietà”. Ma sto fuorviando chi legge…non è di questo che volevo parlare. Il mio forte dubbio è: ma a San Bartolomeo in Galdo è mai arrivata la post-modernità? Complice l’implacabile caldo, non faccio altro che arrovellarmi con questo dilemma.
Eh si, perchè ne va dell’appartenenza del nostro paese alla storia nazionale. E che fai, non ci appartieni? Non sia mai detto!Son anni che tutti, o quasi, ne dibattono alacremente…Chi sentenzia di qua, chi di là, chi dice che non è mai esistito il post-moderno, chi ne ha annunciato la morte già da anni, forse decenni, chi, addirittura parla di iper-modernità!Fatto sta che se ne parla e che si giudica il pensiero attuale intriso e ravvivato (per quanti lo giudicano un buon pensiero, si intende!) da questa corrente. Ricordo che c’era un periodo in cui bisognava ASSOLUTAMENTE essere post-moderni. Era d’obbligo. Era un “must”, come si diceva e dirlo in inglese, cioè mescolare italiano con l’inglese, era ed è post-moderno. Tutto tentava di essere post-moderno: architettura, musica, cinema, letteratura. La cultura tutta! La cultura era post-moderna. Si respirava una sorta di euforia innovativa.
E bisognava partecipare, rischio l’emarginazione. Ma di che anni stai parlando (mi chiede un ipotetico lettore)? Della fine degli anni ’80, o giù di li….Ma l’apice, lo zenith, il post-moderno lo raggiunge negli anni ’90! Che successone!!! Il vero pensiero dominante! Il pensiero forte per antonomasia…
Voglio precisare però, a scanso di equivoci, che questa corrente filosofica nasce negli anni ’70, verso la fine. Solo che in Italia le cose arrivano con un po’ di ritardo e alle masse poi sempre con uno scarto di 10/15 anni. Dopo il periodo dei grandi impegni e del grande reflusso. Purtroppo va così, non bisogna offendersi. Ma insomma, cosa è questo post-moderno? (E’ sempre il solito lettore curioso e impertinente!) Cosa è? Bella domanda! E’ il mescolamento dell’alta cultura con il pensiero più basso, inteso come popolare. E’ la commistione di Umberto Eco con i fumetti di Linus; di Haydn con il saltarello abruzzese e la mazurka; del teatro impegnato con l’avanspettacolo di Lino Banfi e il Drive In. E’ il citazionismo come linguaggio. Era un tritacarne culturale fatto con entusiasmo collettivo; era la frivolezza che infarciva l’eccesso di serietà degli impegnati anni ’70. Diciamo che tutto, ma proprio tutto poteva essere utile per far cultura e pensiero.
E ora posso anche confessare una cosa: CHE STRESS!!! Che stress rincorrere sempre novità e discernere i fatti storicizzati dall’obsoleto. Era la modernità libera dalle pesantezze ideologiche.Che stress,ma anche che bello pensare che la bellezza fosse così a portata di mano, che bastava fare un biglietto, prendere un treno e partecipare a questa bellezza. Che belle quelle giornate universitarie passate a scoprire nuove cose: film,musica e riviste. Poi,arrivava agosto e tornavi al paese dal quale come tanti eri andato via proprio per catturare quelle novità, per non esserne escluso.Si va in ferie e con te il post-moderno; tanto non serve a San Bartolomeo (come in tutti i paesini dell’appennino trans-italico). Per un mesetto circa, si ci rifugiava nella pace delle quattro mura domestiche e di quei vicoletti che hanno visto crescere te e scomparire chi ti ha preceduto. Un buen retiro. Insomma tutto veniva accantonato. Messo in stand-by.
Apparentemente!
I pensieri non vanno in ferie e tantomeno il post-moderno.Anzi è nel momento in cui sedimentano che producono i loro migliori frutti. Era lì, in quel luogo che nacque la cultura migliore degli anni ’90, gli scambi migliori. Le tante esperienze fatte, si univano e si mescolavano tra loro. L’agosto sambartolomeano aveva e ha questo pregio. I ragazzi che erano saliti su a Bologna, si incontravano con quelli che studiavano a Napoli. I tanti localismi si globalizzavano nell’era pre-internet. Usi e costumi, culture e sub-culture urbane si incontravano, scontravano e confrontavano. Gerghi e modi. Durante il mese, tra feste, scorrerie e serate, la frivolezza ricaricava le batterie di tutti noi che da lì a pochi giorni saremmo ripartiti per le nostre destinazioni grigie. Cosa c’era di più post-moderno di questo? Forse San Bartolomeo non ha visto il furore della fase creativa del pensiero moderno, ma ha contribuito alla sua distillazione. E tornando all’inizio quando si supponeva la fine di questo pensiero, posso anche dire che magari lui è morto e soppiantato da qualcosa di nuovo, ma l’estate di San Bartolomeo, resta, a modo suo e ogni anno diversa, ma sempre con quella carica di speranza e quel crogiuolo di persone che si incontrano e si scambiano.
W l’agosto san bartolomeano