Che fine ha fatto il premio Rocky Marciano?
a cura di Paolo Angelo Furbesco
«Trenta dollari e si parte»
A partire era, soprattutto, gente del Sud: contadini, artigiani, operai che non avevano altro da offrire se non la propria capacità di lavoro, la propria inventiva, la propria voglia di emergere; gente costretta a emigrare verso terre assaje luntane (per usare le parole di una famosa canzone napoletana, ndr), in cerca di quella fortuna che in patria, ostinatamente, si nascondeva o si negava.
Le cause determinanti dell’esodo erano la miseria, la mancanza o la scarsezza del raccolto, il caro dei viveri, la gravezza dell’imposta fondiaria, il desiderio di non perdere tre anni per il servizio militare. Emigrarono – in ordine decrescente, a consultare i numeri di quella grande migrazione – terraioli, contadini, braccianti, muratori, scalpellini, facchini, artigiani, domestici. Le loro destinazioni: gli Stati Uniti d’America, l’Argentina, il Canada, il Venezuela, gli altri Paesi europei. La fame è fame, come si usa dire, e così la corsa all’imbarco fu affannosa: c’era chi vendeva quel poco che possedeva, chi contraeva debiti, perfino chi rubava per riuscire, loro malgrado, a ingrossare le file dei venditori di braccia all’estero.
In provincia di Benevento, nel Circondario di San Bartolomeo in Galdo (che comprendeva anche i mandamenti di Baselice, Castelfranco, Colle, Santa Croce di Morcone e San Giorgio la Molare, ndr), l’emigrazione media annua nel decennio 1905-1914 fu di 1.651 partenze, per un totale generale, quindi, di 16.510 (fonte: M.A.I.C. Direzione Statistica Roma).
L’affannosa corsa, seppur con un lieve rallentamento, durò anche negli anni successivi: dal mitico molo Beverello di Napoli, per tanti e tanti anni ancora, continuavano a partire “e bastimente pe’terre assaje luntane”, i «bastimenti della speranza». In uno di questi, si imbarcarono anche i genitori del grande pugile Rocky Marciano, nato a Brockton, nel Massachusetts, nel 1923: il padre Quirino Marchegiano, originario di Ripa Teatina, provincia di Chieti, classe 1912, e la madre Maria Pasqualina Picciuto, nata a San Bartolomeo in Galdo nel 1916.
Tutto questo accadeva nel 1955. Prima della guerra mondiale, invece, negli anni Trenta e Quaranta, al civico 63 di corso Roma c’era un banco lotto, con annesso un ufficio viaggi gestito dalla famiglia Agostinelli, anche questo era molto gettonato. In
questo caso, ovviamente, non posso dire «Io c’ero»: sono informazioni che ho recepito da amici più che novantenni!
Al gemellaggio fece seguito la prima edizione del “Premio Rocky Marciano all’Emigrante Fortorino”, a mio modo di vedere il vero fiore all’occhiello dell’Amministrazione Sangregorio. In quell’occasione, il premio alla memoria di Maria Pasqualina Picciuto, madre del pugile, venne ritirato dal signor Fedele Scocca, cugino del campione.
L’iniziativa rientrava all’interno del progetto Sanbartolomeani nel mondo, che prevedeva l’assegnazione di un riconoscimento a quegli uomini e a quelle donne che,
lontano dal loro paese d’origine, avevano avuto successo nelle l’attività svolte nel proprio settore di appartenenza. Scriveva la Commissione Cultura: «Lo scopo di premiare gli emigranti sanbartolomeani sparsi per il mondo, era quello di riallacciare i rapporti con essi, per far sentire loro la vicinanza del loro Comune di origine, con la speranza, magari, che un giorno non lontano, si creassero le condizioni per un loro definitivo ritorno all’amato paese».
Il premio “Rocky Marciano” era destinato «alle figure di emigranti o discendenti di emigranti distintisi per meriti nel campo economico, culturale, scientifico, sportivo o dell’impegno sociale»; l’allora assessore alla Cultura, Gianpaolo Fiorilli, dichiarava: «Questa manifestazione ha l’ambizioso obiettivo di diventare nel tempo la punta di diamante delle iniziative culturali e il privilegiato incontro tra tanti sanbartolomeani vicini e lontani. Un evento che ha l’ambizioso obiettivo di riunire intorno ad un’unica madre –il proprio territorio e le proprie radici – i tanti sanbartolomeani sparsi per il mondo, che in passato hanno dovuto, loro o i loro genitori, lasciare, non senza sofferenze, la propria terra in cerca di migliori occasioni per esprimere le proprie potenzialità; o per lasciarsi alle spalle povertà ed emarginazione. L’ambizioso obiettivo di riportare a San Bartolomeo, anche solo per un piccolo periodo, tanti sanbartolomeani che oggi si sentono lontani non solo fisicamente dal loro paese d’origine. L’ambizioso obiettivo di ottenere da un proficuo scambio culturale, un contributo in termini di idee per la crescita socio-economica di San Bartolomeo in Galdo. Siamo convinti che la rinascita di un territorio, il suo sviluppo e il suo progresso passi anche e soprattutto attraverso la cultura e la socializzazione; attraverso l’apertura, lo scambio culturale e il confronto; attraverso l’apporto di idee dei cittadini, ma anche di chi vive lontano e può guardare con uno sguardo distaccato il proprio paese di origine, forte anche delle esperienze maturate lontano da casa. Ci auguriamo dunque che queste esperienze possano essere messe a disposizione anche di San Bartolomeo».
Le lunghe estate calde dal 1964 al 2017
L’anno scorso – come ricordate – il Comune era gestito da un Commissario prefettizio, per cui la tradizionale festa dei Patroni del paese, san Bartolomeo apostolo e beato Giovanni eremita da Tufara, non si svolse.
Quest’anno, grazie alla nuova Amministrazione, i festeggiamenti sono ripresi alla grande; il merito va anche, anzi soprattutto ai compaesani che hanno risposto con entusiasmo e generosità alla sottoscrizione a premi organizzata dal comitato feste.
L’estate sanbartolomeana è iniziata il 6 agosto e si è protratta sino al 26, giornata finale con il concerto dei Gemelli Diversi e con la classica chiusura dello spettacolo pirotecnico.
Grande la partecipazione del pubblico ai tanti eventi e alle tante serate organizzate in queste settimane di festa: dalla notte di Ferragosto dedicata ai sapori e ai cibi del territorio del 14 alla Sagra del vitello del 16; dal Color Party del 18 alla proiezione di fotografie nella Chiesa dell’Annunziata del 19; dalle danze sportive del 22 alla z’mònëchë ca cämmìscë del 23, dal torneo a scacchi al gran concerto bandistico Città di Ailano, entrambi il 24 in piazza Garibaldi; dal convegno per il 60º anniversario della Marcia della fame, il 25, alla 9ª rassegna del folklore, lo stesso giorno in via Pasquale Circelli.
Molto interessante, a mio modo di vedere, e stata la Mostra Permanente Wood Brother Guitar Sister, allestita in corso Roma,19 dove troneggiava, tra le altre cose, il mitico Jukebox degli assi 60 del Bar Grotta Azzurra. Fuori programma, la retrospettiva dei pittori locali Pasquale Mossuto ed Antonio Vinciguerra, tenutasi presso il circolo culturale Giovannino (Gianni) Vergineo, lo spettacolo teatrale L’asso della Monnezza di Ulderico Pesce (con scopo raccolta firme per petizione della punibilità del reato contro l’ambiente, ndr), organizzato dalla locale Lega ambiente in Piazza Mercato. Poi: una serata dedicata alla poesia, una mostra permanente di fotografie, visite guidate per il centro storico, altre manifestazioni, chi più ne ha più ne metta … Per finire il 27 agosto con la magnifica serata della Cena in Bianco, organizzata dalla locale Pro Loco, sotto la regia di Anna Maria Colatruglio, Antonietta Circelli, Enza Cerro, Daniela Circelli e Pasquale Monaco. Tanti eventi che hanno reso speciale l’estate sanbartolomeana 2017. Perché, allora, sono tornato a Milano con l’amaro in bocca? La risposta è semplice: chi ha a cuore la cultura e la fama di San Bartolomeo aspetta con ansia il ripristino del premio Rocky Marciano, purtroppo assente dal cartellone estivo da più di cinque anni.
Signor sindaco Carmine Agostinelli una sola domanda: Quando avremo l’onore che questo sogno si trasformi in realtà? Riusciremo, questa volta a smuovere le acque? Dipende tutto da voi, cari cittadini di San Bartolomeo in Galdo, in particolare modo mi rivolgo a quei 1.767 elettori che, lo scorso 11 giugno, hanno permesso l’elezione diretta del nuovo primo cittadino. Da parte mia, l’impegno affinché questo sogno si realizzi non mancherà.

Nota Bene Tra i nove sanbartolomeani che vivono in Paesi stranieri senza altri compaesani, quattro (per la precisazione in Cile, Emirati Arabi Uniti, Polonia e Repubblica Dominicana) sono donne: chiudo questo mio intervento con l’augurio che almeno una di queste, per spirito di galanteria, venga invitata alla prossima – sperando che ci sia … – IV edizione del Premio Marciano.
Ad meliora et maiora semper! – Watanka –